Ep. 11

La svolta russa nel Sahel

Quella in Burkina Faso è la prima missione in cui ufficialmente Wagner utilizza il nuovo marchio dell’Africa Corps.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
Dalle nostre serie Serie Giornalistiche
Russiafrique

La nostra serie sulle attività della Russia nel continente africano.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Il 24 gennaio 2024 è atterrato all’aeroporto Thomas Sankara di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, un aereo militare Ilyushin Il-76 proveniente dalla Russia con a bordo un centinaio di uomini in mimetica con le mostrine dell’Africa Corps. Si tratta di un primo contingente di specialisti, in totale saranno 300 persone, inviato da Mosca per cooperare con le autorità burkinabé in quella che è la sfida più difficile per il Paese africano: la lotta al terrorismo.

 

Il giorno dopo una delegazione del ministero della Difesa russo è atterrata a Ouagadougou: cooperazione militare, aiuti umanitari, istruzione i temi in agenda e 25 tonnellate di grano. La visita precedente di questa delegazione in Burkina Faso era stata poco più di un mese prima, a dicembre 2023 e, a settembre, il viceministro della Difesa russo Yunus-Bek Yevkurov aveva fatto un tour nel Sahel, visitando il Burkina Faso e avviando la nuova era di cooperazione russo-burkinabé. A dicembre 2023, la Russia ha riaperto la sua ambasciata in Burkina Faso, chiusa dal 1992 e, nel mese di ottobre, il Burkina Faso ha firmato un accordo con la Russia per la costruzione di una centrale nucleare per aumentare la sua capacità energetica. In Burkina Faso meno di un quarto della popolazione ha accesso all’elettricità.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
L'arrivo dei russi a Ouagadougou. Foto Africa Corps su Telegram

Dal golpe militare di settembre 2022, il capitano Ibrahim Traoré, che ha guidato quel colpo di Stato, ha sempre tenuto una certa riservatezza sulle alleanze e sulla sua direzione in politica estera. I militari arrivati il 24 gennaio però non sono i primi russi ad arrivare a Ouagadougou: già il 10 novembre lo stesso aereo aveva trasportato nel Paese africano una ventina di soldati, appena nove mesi dopo la fine delle operazioni militari antiterrorismo francesi e la chiusura dei rapporti con Parigi. Tre giorni prima, il 7 novembre, il ministro della Difesa del Burkina Faso, il colonnello Kassoum Coulibaly, era a Mosca per incontrare il suo collega russo Sergei Shoigu.

 

Quella in Burkina Faso è la prima missione in cui ufficialmente Wagner utilizza il nuovo marchio dell’Africa Corps. Il Paese è il cuore della zona di conflitto più grande del mondo, il Sahel: solo in Burkina vivono oltre 2 milioni di sfollati interni e il governo controlla una porzione tra il 40 e il 60% del proprio territorio. La sicurezza, la precaria situazione del Paese, è stato il pretesto usato da Traoré per prendere il potere in quello che è stato il decimo colpo di Stato nella storia del Burkina Faso indipendente, dal 1960 e, prima di Traoré, era stato il tenente colonnello Paul-Henri Damiba a rovesciare il precedente regime nel febbraio 2022.

 

Con Traoré le cose sono andate diversamente.

Nelle ore del golpe del giovane capitano, e nei giorni successivi, a Ouagadougou molti cittadini si sono mostrati alle telecamere della stampa mentre sventolavano delle immacolate bandiere russe con ancora evidenti le pieghe degli scatoloni. “Il popolo del Burkina Faso era sotto il giogo dei colonialisti, che derubavano la gente e praticavano i loro giochi ignobili, addestravano e sostenevano bande di banditi e causavano molto dolore alla popolazione locale” aveva detto per l’occasione Yevgeny Prigozhin, congratulandosi via social con Traoré, “un figlio degno della sua patria”.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
Traoré e Putin al vertice Russia-Africa di Sochi, agosto 2023. Foto stock TASS

La svolta

Gennaio 2024 è stato un mese di svolta nella cooperazione miliare russa in Africa. Anzi, nel Sahel. Il Niger, il 14 gennaio, è diventato l’ultimo paese africano a firmare un accordo di cooperazione militare con Mosca. Sono già più di 40 i paesi che ricevono addestramento, consulenza e soprattutto materiale dall’esercito russo o da una delle società di sicurezza private, come la ex-Wagner. Mercenari, elicotteri e istruttori che, in una modalità di cooperazione ben conslidata, fanno da cavalli di Troia del sistema: la Russia sta estendendo il suo soft power in tutto il Sahel, creando collegamenti commerciali e costruendo infrastrutture fondamentali, come ad esempio i progetti di raffineria d’oro in Mali e l’accordo per lo sviluppo dell’energia nucleare in Mali, Egitto e Burkina Faso.

Due delle grandi sfide del continente africano sono la trasformazione delle sue enormi riserve minerarie e il settore energetico. Sfide che vanno di pari passo. Più della metà degli 1,4 miliardi di abitanti dell’Africa non hanno accesso all’elettricità, ed è impossibile pensare a un’industrializzazione senza energia. In questo senso, la Russia si è offerta di aiutare a sviluppare l’energia nucleare nella regione grazie alla Compagnia statale per l’energia atomica (Rosatom), che ad oggi vanta accordi bilaterali con venti paesi africani. Il progetto di punta è la costruzione di una centrale nucleare con quattro reattori a ovest di Alessandria, in Egitto, progetto finanziato all’85% da Mosca e che sarà attivo dal 2025. Durante il VI Forum della Settimana energetica russa, a ottobre 2023 Rosatom ha firmato accordi con il Burkina Faso e il Mali che prevedono lo sviluppo della tecnologia in entrambi i paesi.

TAG:

Continua a seguirci
Slow News ti arriva anche via email, da leggere quando e come vuoi...
Iscriviti gratis e scegli quali newsletter vuoi ricevere!
Stai leggendo
Russiafrique

La nostra serie sulle attività della Russia nel continente africano.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Prossimo episodio

Tutti gli episodi

01
02
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
Altri articoli Politica
Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

“La migliore autonomia strategica è la coesione”, una conversazione con l’ex presidente estone Kersti Kaljulaid

Nel solco dei “neo-idealisti”, l’ex presidente estone riflette in questa intervista sulla necessità di continuare lo sforzo di coesione attorno al sostegno militare all’Ucraina. Secondo lei, le trasformazioni nate in mezzo alla prova della guerra dovrebbero permettere all’Unione di approfondire la sua integrazione interna e di rafforzare le relazioni con il suo vicinato a Sud.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Un’Europa frammentata? 10 punti sulla politica di coesione e le divergenze territoriali nell’Unione

Ridurre i divari e le disuguaglianze tra le regioni è un obiettivo fondamentale dell’integrazione europea. Destinata a favorire la convergenza e la crescita, la politica di coesione si sviluppa su un lungo periodo, ma è stata messa a dura prova dagli shock improvvisi della pandemia e della guerra in Ucraina. In 10 punti e attraverso 26 grafici e mappe, tracciamo un bilancio dello stato attuale della politica di coesione e del suo futuro, mentre gli Stati membri si preparano a un allargamento che potrebbe sconvolgerne le coordinate.

di
Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Molto più di un mercato

La pietra angolare vacilla. Dopo la pandemia, mentre la guerra si estende da Gaza a Kiev, per liberare le forze vitali della costruzione europea, bisogna avere il coraggio di intervenire sul cuore dell’Europa: il mercato unico. Un contributo firmato da Enrico Letta.