Transizione energetica di comunità, quali speranze per le aree interne?

In Puglia lo sviluppo dei grandi impianti di energia rinnovabile sembra portare pochi benefici alle comunità locali, soprattutto quelle più marginali. Le Comunità Energetiche Rinnovabili, invece, potrebbero essere un mezzo per rendere giusta la transizione verde. Anche grazie ai fondi di coesione Ue.

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L’energia delle comunità

Un viaggio tra autoproduzione ed efficientamento energetico, per capire il ruolo che giocano i fondi di coesione Ue nel far crescere l’energia pulita. 

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C’è transizione verde e transizione verde.
Alcune azioni pensate per contrastare la crisi climatica sono capaci di aumentare la coesione di certi territori, soprattutto quelli più fragili. Altre, invece, quegli stessi territori li danneggiano, spesso in nome del profitto che le nuove forme di energia garantiscono.  

 

In Puglia si possono osservare entrambe.


Da un lato, ci sono le comunità energetiche rinnovabili di alcuni piccoli comuni che cercano di rendere la transizione verde anche
una transizione giusta. Dall’altro, gli impianti fotovoltaici ed eolici che sottraggono terreno agli agricoltori senza dare nulla in cambio ai territori. 


Nel sud Italia, lo sviluppo delle energie rinnovabili sta portando all’acquisizione di ampie porzioni di terreno, sollevando preoccupazioni in merito alla speculazione nelle aree interne rurali. In Puglia il fenomeno è particolarmente visibile: in regione, l’incidenza di impianti fotovoltaici su terreni coltivabili è pari al 34 per cento del totale nazionale

Un trend confermato anche dall’installazione di impianti eolici

 

Alcune delle imprese che promuovono progetti a energia rinnovabile «sfruttano terre a costo inferiore e la marginalità delle comunità locali» per portare avanti questi investimenti, afferma Samadhi Lipari, ricercatore presso la School of Geography dell’Università di Leeds. L’essere marginalizzate, più inclini alla povertà e all’esclusione sociale, renderebbe certe aree «tecnicamente adatte allo sviluppo delle energie rinnovabili», conferma il sociologo Ivano Scotti.  In questi luoghi, le amministrazioni locali sono piccole e spesso mancano degli strumenti e delle competenze per valutare, criticare o contrastare dei grandi investimenti, come possono essere quelli in energie rinnovabili. A maggior ragione se mancano le cornici nazionali e regionali entro cui queste decisioni devono essere prese. 

 

Sia il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) sia il Piano energetico ambientale regionale della Puglia sono in fase di aggiornamento e, quindi, la mancanza di un’attenta pianificazione finisce per acuire gli squilibri tra le comunità locali delle aree interne e le aziende che vi investono.

 

Ciò non avviene senza costi. 

«La transizione energetica rischia di riprodurre, se non addirittura di accentuare, la condizione di marginalità in queste aree, a causa di vari fattori legati agli attori istituzionali locali e al tessuto economico-produttivo», continua Scotti. 

Gli impatti sul territorio

In Puglia, la spinta verso il fotovoltaico sta ridisegnando il territorio locale e l’economia, tradizionalmente basata sull’agricoltura e sul turismo. L’impatto di questi investimenti sulle comunità locali è aggravato dal loro scarso coinvolgimento. Di conseguenza, le comunità in Puglia si trovano spesso escluse dai vantaggi della produzione di rinnovabili. «Viviamo in una terra saccheggiata da anni», afferma Flavio Santoro, un cittadino di Candela, in provincia di Foggia, che da tempo è impegnato nella tutela del suo territorio, al punto da definirsi un «difensore ambientale». 

 

I venti che soffiano sulle colline che Santoro cerca di difendere hanno attirato l’attenzione di società di produzione di energia negli ultimi vent’anni.

 

La spinta per l’acquisizione di terreni agricoli è stata potenziata dal Decreto Legislativo 387/2003, introdotto durante il governo Berlusconi. Stabilendo che la realizzazione di impianti di energia rinnovabile «è di pubblica utilità», la normativa ha aperto la porta all’esproprio ex lege di terreni privati individuati da società per la costruzione di impianti di energia rinnovabile.

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Consumo di suolo della Regione Puglia nel 2022. Dati forniti da ISPRA. Grigio: aree protette e pericolo idraulico. Giallo: pericolo frane. Azzurro chiaro: corpi idrici. Nero: suolo consumato nel 2006. Rosso: suolo consumato dal 2006 al 2022.

«La terra della mia azienda agricola è stata espropriata senza preavviso», afferma Francesco Gentile, il cui terreno ad Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, sarà il sito di un impianto eolico da 12 aerogeneratori da 6 MW ciascuno.

 

Il progetto è stato approvato nel 2022 dal Ministero della Transizione ecologica (oggi Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica), nonostante i pareri negativi del Ministero della cultura (per l’impatto sul paesaggio) Una prassi che ricorre spesso e non solo in Puglia.

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Appello di Flavio Santoro contro l'installazione di un parco fotovoltaico Edison. Candela, provincia di Foggia, settembre 2023. | Foto: ©Vittoria Torsello

Le imprese che investono

«Gli impianti pugliesi alimentati da fonte rinnovabile sono al momento in termini assoluti i più produttivi d’Italia», sottolinea Francesca Cangelli, urbanista dell’università di Foggia, descrivendo le favorevoli condizioni della regione in termini di vento e sole, che si riflettono nella quantità di impianti. 

«È mancata un’attenta pianificazione territoriale e la gran parte degli impianti sono realizzati con tecnologie straniere e da società provenienti da fuori regione», aggiunge. 

 

Le imprese non pugliesi, in alcuni casi, sono anche grandi multinazionali, spesso petrolifere, desiderose di migliorare la propria immagine ambientale. In Puglia, Amazon e Shell hanno investito nel fotovoltaico rispettivamente a Bitonto e Taranto, mentre Eni, nell’ambito della joint venture con Cdp Equity chiamata GreenIT, ha puntato su dei campi eolici proprio in provincia di Foggia. Per l’azienda, si tratta di «un’area ad alta ventosità e con una prospettiva di repowering tra le più interessanti del mercato italiano».

 

«Non possiamo pensare che la transizione energetica sarà guidata da coloro che hanno causato il problema dei cambiamenti climatici» commenta Aurelio Angelini, sociologo dell’ambiente e del territorio. Secondo il docente, «quando vanno a realizzare impianti, certamente non sono persone sensibili alla protezione dell’equilibrio ambientale e, quindi, vogliono mano libera per poterli realizzare dove, quando e in quale area desiderano, senza alcun limite, senza alcun vincolo». 

 

Le preoccupazioni legate alle rinnovabili in Puglia sono, quindi, numerose. 

Ma esistono anche motivi per essere ottimisti. A Melpignano, per esempio. 

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Ascoli Satriano, provincia di Foggia, settembre 2023. Uno dei parchi eolici nei dintorni della terra di Flavio Santoro. | Foto: ©Vittoria Torsello

Una Cer d’avanguardia

«Siamo nati nel 2011 come comunità energetica, tra le prime in Italia e in Europa», racconta Gianluca Greco, presidente e amministratore della Cooperativa di comunità di Melpignano, nata proprio per creare la Cer (Comunità energetica rinnovabile). «Siamo cittadini che, organicamente, si uniscono attorno a una preoccupazione comune: come generare energia in modo sostenibile in mezzo a gravi sfide ambientali», aggiunge.

 

In questa città di 2.200 abitanti in provincia di Lecce, il progetto su piccola scala della comunità energetica è composto da 29 famiglie con una potenza installata di 159,93 kW, in grado di soddisfare le esigenze di tutti i nuclei familiari coinvolti. I benefici tangibili si traducono nell’evitare 118.892 kg di emissioni di CO2 ogni anno.

 

«La mia famiglia è tra coloro che hanno beneficiato dell’installazione gratuita di pannelli solari», spiega Sara Cerullo, referente della comunità dal 2012. «Siamo rimborsati per l’energia che produco in loco», aggiunge riferendosi ai contributi statali per incentivare la produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici. 

 

L’investimento di circa 400 mila euro necessario per installare i pannelli fotovoltaici sui tetti e i terrazzi delle famiglie coinvolte è stato reso possibile grazie a un mutuo di  Banca Etica e ha permesso non solo un risparmio economico importante per le famiglie ma anche lo sviluppo di un’economia locale virtuosa grazie all’utilizzo delle risorse umane e professionali della Comunità (ingegneri, elettricisti, fabbri). 

 

E non è tutto. Secondo Greco, questa iniziativa è servita come strumento collaborativo per lo sviluppo della vita cittadina, favorendo la partecipazione e il coinvolgimento.

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Melpignano, provincia di Lecce. Impianti fotovoltaici sui tetti | Foto: ©Gianluca Greco

I fondi Ue per le comunità energetiche

L’esempio di Melpignano potrebbe essere presto replicato anche nel resto d’Italia. 

 

Il 23 gennaio, infatti, è stato pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il decreto che stimola la nascita e lo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili e dell’autoconsumo diffuso in Italia. Per il Ministro Gilberto Pichetto, Cer e autoconsumo «sono due ingranaggi centrali della transizione energetica del Paese».

 

Il testo, si legge sul sito del ministero, « individua due strade per promuovere lo sviluppo nel Paese delle Cer: un contributo a fondo perduto fino al 40 per cento dei costi ammissibili, finanziato dal Pnrr e rivolto alle comunità i cui impianti sono realizzati nei comuni sotto i cinquemila abitanti che supporterà lo sviluppo di due gigawatt complessivi, e una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa per tutto il territorio nazionale». 

 

I fondi del Pnrr però non sono gli unici a disposizione per far crescere le Cer: ci sono anche quelli della politica di coesione Ue, come avevamo già raccontato.

 

Come spiega la federazione europea delle cooperative energetiche di cittadini,  REScoop, nel periodo di programmazione attuale (2021- 2027), sono diverse le regioni italiane che menzionano le Cer nei loro programmi  per l’uso del Fondo sociale europeo+ (Fse+) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). «Prevedono esplicitamente la creazione di Comunità per le energie rinnovabili come obiettivo specifico e stanziano fondi per promuoverle», si legge in un report della federazione. 

 

Tra queste regioni vi è anche la Puglia che, già nel 2019, era stata la seconda regione a promulgare una misura specifica per la promozione delle Cer in Italia, fornendo incentivi ad hoc per sostenere finanziariamente il loro sviluppo. 

 

Per quanto riguarda il periodo attuale, nel Programma regionale Puglia FESR-FSE+ 2021-2027, si legge che «la Puglia ha perseguito il potenziamento della rete di distribuzione dell’energia elettrica […] che ha interessato ampie porzioni del territorio regionale, con rilevanti impatti paesaggistici e sull’uso del suolo. A fronte di ciò, i cittadini pugliesi non hanno conseguito benefici diretti, in termini di riduzione del costo dell’energia».

 

Per questo, il documento invoca la necessità di pensare a un modo diverso di gestire l’energia, coinvolgendo i territori e orientato all’autosufficienza, e promuovendo quindi le Comunità energetiche rinnovabili. Entro il 2029, l’obiettivo è finanziare la nascita di 16 Cer.

Le lezioni imparate a Melpignano

«Quando abbiamo lanciato un bando per finanziare il progetto, nessuno si è presentato», dice oggi Greco riferendosi ai primi anni in cui è nato il concetto di comunità energetica a Melpignano. 

 

Ricordando quei momenti, il presidente riflette sulle sfide legate alla promozione di un progetto del genere in un contesto abituato ad avere a che fare con grandi aziende di produzione di energia rinnovabile, che all’inizio degli anni Duemila hanno innescato quel boom speculativo di investimenti nell’eolico che ha tanto cambiato i territori. 

 

«Le grandi aziende preferiscono grandi estensioni di campi», riprende Greco, riferendosi alla necessità di molte imprese di fare economia di scala, spesso senza considerare gli impatti sui territori. «Ma noi abbiamo tolto dalle campagne tanti impianti fotovoltaici; abbiamo trovato una formula che allontana dalla speculazione delle multinazionali che hanno interessi nel produrre al minor costo possibile», conclude Greco parlando con orgoglio della Cer del suo comune. 

 

Ripercorrere l’esperienza d’avanguardia di Melpignano ha senso per capire come usare al meglio i fondi che oggi, a differenza di allora, esistono per supportare le Cer. 

 

Ora i soldi ci sono, ma le difficoltà non mancano. 

Lo mostra bene il caso di Biccari, comune di 2.600 abitanti in provincia di Foggia che sta anch’esso sviluppando una Cer. 

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Ascoli Satriano, Settembre 2023. La provincia di Foggia è tra quelle con il maggior numero di parchi eolici. | Foto: ©Vittoria Torsello

Il caso emblematico di Biccari

A Biccari, «i processi sono stati molto fluidi dal punto di vista sociale », ma «ci sono state delle difficoltà particolari, soprattutto dal punto di vista tecnico», afferma Chiara Brogi di ènostra, fornitore cooperativo nazionale di energia elettrica rinnovabile che sostiene il progetto.

 

Grazie alla collaborazione con il gestore locale delle case popolari Arca Capitanata, il comune ha acquisito il diritto di superficie dei tetti di alcuni complessi di edilizia popolare. L’obiettivo è installare impianti fotovoltaici per un totale di circa 60 kW di produzione energetica e coinvolgere così 60 famiglie residenti proprio negli alloggi di Arca Capitanata. La Cer, in questo modo, consentirebbe di ridurre le emissioni climalteranti, ma anche di garantire un sollievo economico a dei nuclei famigliari economicamente fragili.

 

Ora il progetto è fermo a causa della precarietà delle infrastrutture, in particolare della rete elettrica, e dei finanziamenti che servirebbero per superarla. 

 

E questo avviene anche in un comune come Biccari, che negli anni si è mostrato capace di intercettare molti fondi di coesione Ue, anche in ambito energetico«Quasi tutti gli immobili comunali hanno un impianto fotovoltaico sul tetto» afferma Antonio Beatrice, presidente della Cer. Ma, prosegue, «non si può pensare che il comune possa finanziare tanti impianti».

 

Secondo un recente rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea), le comunità energetiche stanno consolidandosi e sono destinate a crescere nei prossimi anni, anche grazie alle politiche territoriali. 

 

Tuttavia, queste realtà devono ancora affrontare molte difficoltà, soprattutto nelle aree interne o marginali. I costi di realizzazione degli impianti, come indica chiaramente l’esperienza di Biccari, sono una delle principali, ma vi sono anche la carenza di competenze professionali specializzate e, nell’immediato, una precisa comprensione della normativa appena varata, il decreto approvato a gennaio dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.  

 

Eppure, in Puglia, c’è chi non vede alternative. 

 

«Credo che la produzione, l’uso e il consumo di energia dovrebbero essere locali. Dovrebbero beneficiare prima di tutto coloro che vivono in quelle aree e poi gli altri. Ecco perché parliamo delle comunità energetiche», afferma Tonino Soldo, attivista di Legambiente Foggia. 

 

«Autoproduzione e autoconsumo. Finché non ci muoviamo in questa direzione, continueremo a subire lo sfruttamento del territorio», conclude.

Foto in evidenza: Ascoli Satriano-Candela, Settembre 2023. La provincia di Foggia è tra quelle con il maggior numero di parchi eolici. | Foto: ©Vittoria Torsello

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Le ricerche per questo articolo sono state finanziate da Journalismfund Europe.

 

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