Aumentare la produzione energetica da fonti rinnovabili, però, non sarà sufficiente per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione europea. In futuro un numero sempre maggiore di dispositivi, che oggi sono alimentati a gas fossile, a partire dagli impianti di riscaldamento, dovranno passare all’elettrico.
Gli edifici sono responsabili del 36 per cento delle emissioni di CO2 nei 27 Paesi dell’Unione europea e del 40 per cento del consumo energetico. Una quota significativa (circa il 75 per cento) delle case, degli uffici pubblici e privati, delle scuole e degli ospedali è inefficiente, e quindi altamente energivoro, è evidente l’importanza dell’efficientamento nella battaglia per il clima e per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione europea.
Eliminare l’utilizzo del gas per riscaldare casa e per la produzione di acqua calda sanitaria (ad esempio sostituendo la caldaia con una pompa di calore) e, dove possibile, installare un pannello fotovoltaico sul tetto per produrre l’energia necessaria al funzionamento degli elettrodomestici è il primo passo verso la decarbonizzazione dei consumi energetici del settore domestico. Un passo importante ma non sufficiente.
«Se pensiamo di andare a installare una pompa di calore, magari in un edificio di classe energetica F o G, la prima azione da fare è pianificare un intervento di efficientamento energetico, anche per abbassare la bolletta elettrica», spiega Marco Grippa, programme manager dell’Environmental coalition on standards (Ecos). «L’installazione di un cappotto e la sostituzione degli infissi, ad esempio, permettono di ridurre la dispersione di calore, aumentano l’inerzia termica dell’edificio e ne abbassano la domanda complessiva di energia. In altre parole: in questo modo il calore si disperde meno e l’impianto di riscaldamento può essere acceso di meno per riscaldare casa», aggiunge.