Il cambiamento climatico rende anche più frequenti gli eventi meteorologici estremi, come le piogge che hanno di recente devastato Valencia o Bologna, che a loro volta incidono sul rischio di un fenomeno meno noto ma molto pericoloso per chi è allergico ai pollini: l’asma da temporale.
Nota come thunderstorm asthma in letteratura scientifica, l’asma da temporale è stata osservata per la prima volta nell’area mediterranea proprio dal professor D’Amato. «Abbiamo dimostrato che la pioggia porta giù il polline delle erbacce, che a livello di strada si imbibisce dell’acqua del temporale e scoppia. Queste cellule scoppiando liberano il loro contenuto interno citoplasmatico ricco di allergeni, che vanno a costituire un aerosol allergenico in atmosfera» spiega l’allergologo.
In pratica, la pioggia forte rompe il polline in particelle così piccole che penetrano molto in profondità le vie aeree, causando crisi violente anche in soggetti allergici che normalmente non soffrono d’asma.
Il caso più noto e grave è avvenuto a Melbourne nel 2016, quando una violenta tempesta in un periodo di forte pollinazione causò oltre 9000 ricoveri e 10 decessi per asma da temporale. «Alcuni dei soggetti deceduti erano giovani e soffrivano solo di rinite, non avevano asma» racconta D’Amato.
Al contrario di quanto si crede quindi, l’inizio di piogge intense non lava l’aria dai pollini ma, soprattutto nei primi venti-trenta minuti, aumenta il rischio di crisi allergiche. «Un soggetto allergico al polline è bene che abbia sempre in tasca i farmaci per difendersi se all’improvviso insorge un temporale mentre si trova per strada» conclude l’allergologo.
Infine, piogge intense e alluvioni stimolano anche la proliferazione di muffe, anch’esse causa di allergie. Per esempio l’alternaria, una muffa comune che forma macchie scure sulle pareti o nei pomodori, è molto aggressiva per le vie aeree e può indurre attacchi asmatici anche gravi.