Schiacciata tra la crisi dell’ex Ilva e la transizione energetica, Taranto ha bisogno di un piano B alla monocultura dell’acciaio. I 796 milioni di euro del Just Transition Fund possono aiutare la riconversione del territorio
Come saranno spesi i quasi 800 milioni del Just Transition Fund? Finora sono note alcune (vaghe) idee di progetti, tra cui piantare alberi per bonificare i terreni e assorbire CO2. Tra i tarantini, l’ottimismo è poco.
Il rischio c’è. Raccontare il programma Just Transition Fund a Taranto, finora, vuol dire documentare un vuoto. E il tempo per spendere i fondi è sempre meno.
In Sardegna, sotto le industrie di Portoscuso, i metalli pesanti superano di migliaia di volte i limiti di legge. Dopo dieci anni di mancata trasparenza, i dati sono stati resi pubblici in seguito a una richiesta di Slow News. È una crisi ambientale che non sembra sanabile, nemmeno col Just Transition Fund.
La transizione ecologica dell’industria siderurgica comporta diverse sfide tecniche, economiche e sociali. Come le stiamo affrontando?
In teoria sì, grazie ai combustibili sostenibili per l’aviazione su cui sta puntando l’Ue. In pratica, ci sono degli ostacoli.
Un progetto di turismo slow mostra che il Sulcis non ha solo industrie morenti, ma anche opportunità di sviluppo sostenibile. Già oggi, e forse ancor di più domani grazie al Just Transition Fund.
A un anno dalla protesta sulla ciminiera, come sono cambiate le cose per i lavoratori della Portovesme? Poco e in peggio.
Nella discarica dei fanghi rossi di Portovesme sono sepolti materiali pregiati dal valore di miliardi di euro. Eliminare i rifiuti ed estrarli è possibile, e il Just Transition Fund potrebbe avviare il progetto. Ma partire è molto complicato.