«Quando andavamo a presentare la nostra app prima della pandemia, anche le grandi imprese ci chiedevano “E io cosa ci guadagno a prendermi cura dei miei dipendenti?”. Dopo il Covid-19, l’atteggiamento è cambiato. Sempre più imprese sono consapevoli che bisogna prendersi cura di chi lavora. Da qui non si torna più indietro», dicono Andrea Severino, di Cagliari, e Nicola Tardelli, di Milano. Sono loro i fondatori di Healthy Virtuoso, una piattaforma dal nome mezzo inglese e mezzo italiano nata in Sardegna. Il suo obiettivo è spingere i dipendenti delle aziende ad avere uno stile di vita sano, tra attività fisica, buon sonno e alimentazione, in modo da prevenire, anziché curare, le patologie. E lo fa grazie a un sistema a punti, sfide e incentivi.
Al centro del tavolo della sala riunioni nella sede milanese, a pochi passi dalla Stazione centrale, c’è una ciotola colma di mandorle. Niente zuccheri, niente bibite gassate. È qui che Severino, 34 anni, e Tardelli, 32 anni, si incrociano di tanto in tanto, mentre volano da un capo all’altro del mondo, tra fiere ed eventi, per scovare nuovi investitori intenzionati a sostenere lo sviluppo della loro creatura.
«La logica della piattaforma è “ti premio per stare bene”. Il sistema tiene traccia delle app di salute sullo smartphone e i dipendenti di un’azienda si sfidano, ad esempio, a chi fa più passi e a chi dorme meglio. E più punti accumuli, più risali la classifica e più vieni premiato con sconti, voucher o magari anche con una bici per andare al lavoro e donazioni in beneficenza», spiega Tardelli. È welfare aziendale, ma parte dalla prevenzione: «Non ti do il voucher per fare la visita quando stai male, ti dico come devi fare per evitare di fare quella visita, fornendoti anche la possibilità di fare check-up di prevenzione», aggiunge.
Partita sei anni fa da Cagliari, Healthy Virtuoso ha coinvolto già oltre cento aziende italiane, tra grandi e piccole, accumulando più di 180mila utenti e più di 200mila sfide lanciate tra i colleghi.
In un Paese come l’Italia dove i venture capitalist scarseggiano, a fare la differenza nello sviluppo di questa piattaforma sarda sono stati i soldi della Politica di coesione Ue e in particolare del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Il primo bando del 2020 di Sardegna Ricerche, l’agenzia regionale per la promozione dell’innovazione, che ha accompagnato le prime fasi di crescita della startup. Il secondo del 2021, di Invitalia, con un sistema misto di sostegni finanziari, tra fondo perduto e prestiti a tasso zero, per lo sviluppo del piano industriale.
Che l’idea di “Helthy Virtuoso” sia sbocciata proprio a Cagliari non sembra un caso.
Da un lato, la Sardegna è una delle regioni che, negli ultimi anni, ha usato maggiormente i fondi della politica di coesione per sostenere il welfare aziendale: su 156 progetti censiti da Secondo welfare in tutta Italia, la regione ne conta ben 33, posizionandosi seconda dietro al solo Piemonte. Dall’altro, l’isola è diventata negli anni anche frontiera di numerose avventure tech, da Tiscali a Sardex.