«Non vengono finanziati i classici asili nido, ma le spese per il baby-sitting, i servizi di aiuto nei compiti o le scuole di musica», spiega Pezzoli. «Sono servizi che ti costruisci. Ciascuna famiglia, in base alle proprie necessità, si inventa grazie ai voucher le soluzioni di welfare più adatte a sé per meglio conciliare vita e lavoro. Ad esempio: se la scuola chiude alle 3, devo trovarmi qualcuno che si occupi di mio figlio fino alle 6, quando finisco il turno di lavoro. E devo trovarlo in un certo comune».
Anche perché non tutti i piccoli comuni del territorio garantiscono la presenza di un asilo nido. E un paracadute per la gestione dei bimbi sono spesso piccole associazioni e cooperative locali. «Quando abbiamo stilato il primo bando, nel 2015, targettizzare i servizi, scegliendo specifiche realtà, poteva essere una possibilità. Ma correvamo il rischio di disperdere risorse che non avrebbero dato una risposta adeguata alle esigenze delle famiglie. In questo modo, mettendo a disposizione i voucher, abbiamo scelto la via della personalizzazione del welfare», dice Pezzoli.
Lo strumento del voucher, di per sé non innovativo, tra queste valli fatte di piccoli comuni, zone montane e tanta campagna è stato invece la carta vincente. «Soprattutto perché qui la maggior parte delle persone si sposta da un comune all’altro per lavorare», dice Pezzoli. C’è chi si fa anche 40 chilometri ogni giorno per raggiungere la sede aziendale. C’è chi abita nella Valsabbia e lavora a Montichiari. «Se avessimo individuato delle singole strutture, non avremmo mai incrociato la sede giusta rispetto ai bisogni». Certo, ammette Pezzoli, «questo ci porta a non presidiare tanto la parte dell’innovazione, però così proviamo a intercettare le esigenze variegate dei lavoratori».
E ogni volta che si pubblica il bando annuale, con l’erogazione delle risorse a disposizione, «mettiamo intorno allo stesso tavolo gli attori aderenti all’alleanza per fare il punto della situazione e aggiornare i servizi in base alle esigenze emerse nei monitoraggi», spiega Eleonora Rocca, progettista dell’Alleanza per la conciliazione di Montichiari.