«Sono stata molto accolta dalle maestre, mi sembrava di stare in casa, di lasciare la piccola in famiglia», racconta Enza Torello, madre di Manuel, che ha 5 anni, e di Alma, di 3 anni. Anche se Manuel era già iscritto ad un asilo comunale sotto casa, quando ad Alma non venne dato il posto nello stesso asilo, Torello decise di portarla in un altro nido comunale andando in auto, piuttosto di avere una babysitter a casa.
«Che cosa possono fare mai i bambini al nido?, pensavo. Con i miei figli mi sono ricreduta. Anche a sette mesi è importante, provano sapori, fanno esperienze che non immaginavo», spiega Torello. «A casa una mamma non ha tutto questo tempo da dedicare al bambino, è un’esperienza formativa».
Torello lavora in amministrazione all’università di Salerno, e non ha famiglia che la possa aiutare con i bambini, e quindi aveva bisogno del nido. Ma a Salerno anche madri che rimangono a casa decidono di portare i bimbi al nido fin da piccolissimi.
Stefania Casciello non lavora da quando è diventata madre oltre tre anni fa, ma sente che è importante che i suoi bambini frequentino un nido di qualità. Anche se si è sentita dire da altre persone che i bambini stanno meglio a casa con la mamma che al nido, che molti suoi conoscenti considerano un “parcheggio”, lei ha già potuto vedere come il suo primogenito, Claudio, che ora ha tre anni e va alla materna, è cresciuto e ha imparato a socializzare grazie al nido. «Io ho notato un cambiamento, un miglioramento», dice Casciello, che è anche madre di Carlotta, che ha iniziato il nido a settembre prima di compiere un anno.