Ep. 5

Una scuola a tempo lento. E ambienti innovativi

In provincia di Padova, c’è un istituto che sperimenta pratiche all’avanguardia, anche grazie ai fondi della politica di coesione UE che l’Italia destina all’istruzione

Il primo giorno di scuola a Lozzo Atestino - Foto: facebook.com/dirigente.alfonso.dambrosio
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Al loro ritorno in classe, lo scorso 13 settembre, i bambini delle tre scuole dell’infanzia dell’Istituto comprensivo statale di Lozzo Atestino, in provincia di Padova, hanno trovato ambienti molto diversi rispetto a quelli che avevano salutato solo pochi mesi prima. Le aule sono state ri-arredate con nuovi banchi, arredi d’ispirazione montessoriana e robot di legno che permettono di insegnare il coding ai bambini già a partire dai tre anni di età.

 

Oltre a sedie, banchi e librerie a misura di bimbo, gli spazi sono stati dotati di morbidi pouf e sgabelli basculanti dove i più piccoli possono dondolarsi piacevolmente in tutta sicurezza e scaricare la tensione. Diverse pedane con morbide sedute permettono a più bambini di sedersi e svolgere attività in gruppo, in autonomia o con l’insegnante.

 

«Dopo i genitori e i docenti, gli ambienti di apprendimento sono il terzo educatore. Questo vale sia per i bambini più piccoli, sia per i più grandi: devono stare in classe per ore e diversi studi dimostrano che un ambiente bello, pulito e sano aumenta il loro benessere e il rendimento», spiega Alfonso D’Ambrosio, dirigente dell’Istituto comprensivo statale Lozzo Atestino che comprende nove poli (tre scuole d’infanzia, tre primarie e tre secondarie di primo grado) dislocati nei Comuni di Lozzo Atestino, Cinto Euganeo e Vo’.

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Dentro una delle scuole dell’Istituto comprensivo statale di Lozzo Atestino

Formazione, innovazione e ambienti di apprendimento

Quando si è insediato come dirigente nel 2019, D’Ambrosio ha messo al centro del proprio atto d’indirizzo tre parole chiave: formazione, innovazione e ambienti di apprendimento. Ossia spazi che, oltre a essere dotati di strumenti tecnologici innovativi, permettano di mettere in atto una didattica diversa da quella convenzionale.

 

Come quella che si potrà fare all’interno della nuova “aula polistudio” alla scuola primaria “Guglielmo Marconi” di Lozzo Atestino: circa 80 metri quadri arredata con tavolini arrotondati a forma di isola, sgabelli e pouf colorati. Strutture leggere in legno massello la suddividono in spazi più piccoli, ciascuno dei quali pensato per una precisa funzione didattica, dove vari gruppi di bambini possono svolgere più attività nello stesso momento. In molte classi poi è sparita la cattedra: invece di avere una postazione fissa, gli insegnanti saranno incoraggiati a muoversi tra i banchi. Altre ancora sono state dotate di arredi mobili, pensati per riconfigurare gli spazi in base alle esigenze.

 

Mentre gli interventi alla primaria sono stati finanziati con risorse del Comune e contributi di privati, l’acquisto dei nuovi arredi alla scuola d’infanzia è stato sostenuto dalle risorse del Programma operativo nazionale (Pon) del ministero dell’Istruzione, tramite il progetto «Ambienti didattici innovativi per le scuole dell’infanzia» pari a circa 75mila euro.

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Dentro una delle scuole dell’Istituto comprensivo statale di Lozzo Atestino

Obiettivo del Pon è quello di creare un sistema di istruzione e di formazione «di elevata qualità, efficace ed equo», si legge sul sito del ministero, offrendo alle scuole l’opportunità di accedere a risorse Ue che, per la programmazione 2014-2020 ammontano a poco più di tre miliardi di euro suddivisi tra le risorse del Fondo sociale europeo (2,2 miliardi circa) stanziati per la formazione di alunni, docenti e adulti e quelle Fondo europeo di sviluppo regionale (circa 800 milioni di euro) per laboratori, attrezzature digitali e interventi di edilizia.

 

L’Istituto comprensivo ha usufruito delle risorse del Pon anche per altri importanti interventi di modernizzazione: grazie al progetto “Digital Board: trasformazione digitale nella didattica e nell’organizzazione” (per un importo complessivo di circa 40mila euro) ha potuto acquistare computer e schermi interattivi touch, mentre con ulteriori 70mila euro ha sostenuto le spese per il cablaggio delle tre scuole secondarie di primo grado di Lozzo Atestino, Cinto Euganeo e Vo’.

Felicità interna lorda

Sarebbe però sbagliato pensare che siano sufficienti banchi nuovi e dotazioni tecnologiche di ultima generazione per generare un cambiamento. «Una scuola che investe solo su ambienti e dotazione tecnologica non andrà lontano. Questo tipo di didattica prevede che gli insegnanti escano dalla propria comfort zone. Per questo abbiamo previsto anche attività formative rivolte specificatamente a loro», continua il preside.

 

A Lozzo Atestino l’innovazione didattica va di pari passo con l’attenzione per il benessere di alunni e docenti (che possono anche usufruire di un tapis roulant nella stanza a loro dedicata per rilassarsi) e misura la «Felicità interna lorda» attraverso appositi questionari validati e somministrati da una pedagogista interna alla scuola. Durante lo scorso anno scolastico, inoltre, è stata introdotta per gli studenti delle scuole medie la “valutazione senza numero”: resta ovviamente la pagella di fine quadrimestre, obbligatoria a livello ministeriale, ma i ragazzi hanno ricevuto anche una lettera-pagella personalizzata scritta dai loro insegnanti in cui venivano evidenziati punti di forza e di debolezza, venivano evidenziati miglioramenti fatti e gli aspetti su cui invece occorreva lavorare. Uno strumento che, secondo D’Ambrosio permette di sostenere i ragazzi nel loro percorso formativo, senza «ingabbiarli» nella logica del voto e del confronto.

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L'orto didattico di una delle scuole dell’Istituto comprensivo statale di Lozzo Atestino

Inoltre, sempre grazie alle risorse del Pon, all’istituto è stato finanziato con circa 25mila euro il progetto “Edugreen: laboratori di sostenibilità per il primo ciclo”, che ha permesso di potenziare gli orti già attivi all’interno di ciascuna delle nove scuole e costruire un anfiteatro in legno. «Tutte le attività della scuola ruotano attorno a quello che definiamo ‘tempo lento’», spiega D’Ambrosio. «I bambini della scuola d’infanzia e della primaria imparano a coltivare a capire che serve tempo e pazienza per produrre l’insalata che poi andremo a mangiare. L’orto è un luogo per apprendere concetti scientifici, ma anche per giocare con una lucertola: un’esperienza altrettanto preziosa», aggiunge.

Trovare risorse, essere comunità

Tutto ciò che negli ultimi anni è stato fatto per rendere i plessi dell’Istituto comprensivo Lozzo Atestino sempre più belli e funzionali al percorso di apprendimento di bambini e ragazzi è stato possibile grazie alla capacità del preside D’Ambrosio e dei suoi predecessori di intercettare risorse economiche provenienti da diversi soggetti: dall’Unione Europea agli attori del territorio.

 

«Attenzione però: una scuola che non ha una progettualità quando si ritrova con un budget a disposizione spesso compra quello che c’è. Dobbiamo tenere sempre presente che il fine ultimo della scuola non è comprare la stampante 3D, ma aiutare ogni alunno a scoprire il proprio talento e trovare il proprio percorso. Le dotazioni tecnologiche sono strumenti utili a raggiungere questo scopo, al pari di Dante», avverte il dirigente.

 

Il tema, dunque, non sono solo le risorse. Ma l’uso che ne viene fatto: «La vera emergenza della scuola italiana – continua D’Ambrosio – è la dispersione scolastica che supera il 10 per cento. Il ministero ha investito molte risorse, ad esempio per erogare i corsi di recupero: ma a un ragazzo delle scuole medie che già sta in classe 36 ore a settimana, come posso aggiungere altre sei ore di recupero? Come è possibile che un alunno bocciato a giugno, a rischio dispersione, sparisca per tre mesi e ritorni tra i banchi solo a settembre? È chiaro che in questo modo non si ottengono risultati».

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L'aula polistudio di una delle scuole dell’Istituto comprensivo statale di Lozzo Atestino

La risposta che immagina il preside sono degli “ospedali pedagogici”, luoghi che possano accogliere gratuitamente questi ragazzi durante i mesi estivi e che non si limitino a offrire il ripasso di matematica: spazi dove sperimentare «l’insegnamento della matematica attraverso i robot, l’utilizzo dei podcast o dei video, del digitale come strumento di comunicazione trasversale, tanto per fare degli esempi», aggiunge.

 

Altro elemento fondamentale, secondo D’Ambrosio, è un’alleanza sempre più stretta con il territorio: dagli enti locali alle società sportive. «Le ore aggiuntive per il recupero di matematica il sabato pomeriggio servono poco se non c’è il pulmino che accompagna a scuola i ragazzi. Io posso anche andare a prenderli a casa, se non ci sono i genitori che li possono accompagnare, ma questa non è la soluzione. Tutto questo, però, è possibile rimanendo e facendo comunità. Viene prima dei fondi o degli strumenti ed è la cosa fondamentale a scuola: essere comunità».

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