A riscuoterli però, la Regione Sardegna fa molta meno fatica. “Il persistente scostamento tra il totale delle riscossioni e il totale dei pagamenti, – si legge nell’ultimo rapporto della Corte dei Conti – rivela come siano presenti anche nel 2022, risultando in costante peggioramento, aspetti ricollegabili alle già rilevate difficoltà di programmazione e spendita di risorse”. Difficoltà che hanno accumulato un fondo cassa regionale da 2.9 miliardi di euro: per avere un paragone con una regione dalla popolazione simile, nel 2022 la Liguria ha lasciato in cassa 296 milioni, circa un decimo rispetto alla Sardegna.
Per lo meno, sull’uso dei fondi europei, la Corte dei Conti segnala un netto miglioramento nella capacità di spesa dal 2021 al 2022, nonostante resti un “rilevante divario fra i dati relativi agli impegni e quelli relativi ai pagamenti”. Al 30 giugno 2023, la Sardegna è riuscita a spendere circa tre quarti dei fondi di coesione regionali del 2014-2020 (FESR, FSE e FEASR), un dato non lusinghiero ma comunque migliore della media nazionale: l’Italia ha infatti speso il 67% dello scorso programma di coesione, il secondo peggior risultato dell’UE dopo la Spagna. Al tutto, va aggiunto che la sola spesa dei fondi non è un criterio sufficiente per valutare l’effettivo successo dei progetti.
Se oggi comuni e sindacalisti sono scettici verso le promesse della “just transition”, quindi, è anche per tutti questi precedenti. “È assurdo e anche vergognoso dover ammettere che abbiamo risorse inutilizzate e che ancora la nostra economia soffre per la situazione” sospira il sindaco Atzori. Con l’aggravante che, al contrario delle risorse del Piano Sulcis, i fondi del JTF scadono a fine 2026.
Come ha detto all’Euobserver Francisco Barros Castro, esperto di gabinetto della Commissaria Europea per la Coesione e le Riforme Elisa Ferreira, “la transizione avverrà, la questione è governarla o farsi governare da essa”. L’UE sta mettendo fondi, regole e strumenti di monitoraggio per mitigare l’impatto sociale della decarbonizzazione, ma sta agli stati e alle amministrazioni regionali e locali far sì che il processo funzioni.
Il sindaco di Portoscuso lo sa e, nonostante tutto, un pochino ci crede ancora: “Sono ottimista sul fatto che ci viene data una possibilità, sta a noi poi sapercela gestire. Non possiamo dire che l’Europa è responsabile di tutti i mali di questo mondo quando noi stessi non siamo in grado di gestire le opportunità che ci vengono date”.