Ep. 3

Al Corno alle Scale la neve non è più un business

La società che gestisce gli impianti nel 2024 è risultata in perdita per «scarsità di neve». Il suo bilancio è un buon esempio per capire l’impatto dei cambiamenti climatici sullo sci a bassa quota e come funzionano gli aiuti pubblici al settore.

Corno alle Scale. Foto di Francesco Vender
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Quando smette di nevicare

La storia del Corno alle Scale, località sciistica dell’Appennino, è esemplare delle sfide che la crisi climatica pone al turismo invernale.

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Lo sci al Corno alle Scale è un business in perdita. Lo è già oggi, nonostante gli aiuti pubblici. E potrebbe esserlo ancor più domani, con la crisi climatica che porterà sempre meno neve in questa località dell’Appennino emiliano una volta era definita la Cortina di Bologna.

 

Lo mostra l’ultimo bilancio della Corno alle Scale srl, la società che gestisce gli impianti di risalita del Corno, che tra 2023 e 2024 ha dimezzato il fatturato a causa di un inverno poco nevoso

 

Il bilancio, analizzato da Slow News, è un buon esempio per capire l’impatto dei cambiamenti climatici sulle imprese sciistiche a bassa quota e come funziona il sistema di aiuti pubblici al settore sci.

 

«Non è un investimento che dà un ritorno» dichiara a Slow News Marco Palmieri, principale investitore della Corno alle Scale srl e presidente della nota azienda di pelletteria Piquadro. «Ho comprato tempo perché intanto gli imprenditori locali e la politica inventino un modello alternativo» aggiunge. In altre parole, secondo Palmieri, la società avrebbe accettato di gestire gli impianti del Corno pur sapendo che non erano profittevoli, evitando che l’intero settore turistico andasse a gambe all’aria e sperando di dare al territorio modo di sviluppare un’economia più indipendente dallo sci. 

 

Tuttavia, mentre la gestione degli impianti assegnata alla Corno alle Scale srl scadrà nel giro di qualche anno, il modello alternativo ancora non si vede sul territorio, dove intanto lo Stato continua a investire milioni di euro per nuovi impianti di risalita.

I gestori degli impianti sono in perdita per «scarsità di neve»

Lo racconta il bilancio stesso della società: «la scarsità di neve ha contraddistinto la stagione invernale e ci sono anche state condizioni meteo avverse per l’innevamento artificiale. I weekend di bel tempo sono stati pressoché assenti. Tutto ciò ha determinato un’affluenza decisamente ridotta rispetto agli ultimi due esercizi di attività della stazione sciistica» si legge nella nota integrativa. Prima, la Corno aveva fatturato un milione e 113 mila euro nel 2022 e 991 mila nel 2023 (dati portale Aziende Easy). 

 

Slow News ha chiesto un commento del bilancio a Paolo Figini, professore di Politica Economia all’Università di Bologna che si è occupato di turismo al Corno alle Scale. 

 

«Il punto uno del conto economico, ricavi delle vendite e delle prestazioni, si dimezza. Questo valore indica quanto il Corno alle Scale sia soggetto alla variabilità delle condizioni atmosferiche» sottolinea Figini. 

 

L’inverno 2023-2024, a cui fa riferimento il bilancio, è stato il più caldo di sempre in Emilia-Romagna dal 1961: secondo i dati Arpae, la temperatura media regionale era 6,6 °C, +2,7 °C rispetto alla media del trentennio 1991-2020. Il precedente record era stato registrato poco prima, nel 2020.

Il Corno alle Scale innevato, gennaio 2025. Frame da riprese aeree di Francesco Vender

Il Corno alle Scale innevato, gennaio 2025. Frame da riprese aeree di Francesco Vender

Come funziona il sostegno pubblico all’industria dello sci

Nonostante un calo del fatturato di circa mezzo milione di euro, la perdita è soltanto di 29mila euro. A compensare sono gli aiuti pubblici.

 

«Facendo la differenza tra i costi della produzione e i ricavi delle vendite e prestazioni, vediamo che c’è un passivo di 117.38 euro nel 2023 e di 542.914 nel 2024. È un po’ semplicistico, ma questa sarebbe la perdita senza sovvenzioni pubbliche» aggiunge il professore Figini.

 

Nel bilancio, le sovvenzioni sono riportate nella voce Altri ricavi e proventi del conto economico, che vale nell’ultimo esercizio 517.685 euro

 

Di cosa si tratta e perché arrivano? La metà abbondante sono ristori straordinari: vengono da un bando con cui la Regione Emilia-Romagna, tramite Unioncamere, ha stanziato quattro milioni e 67mila euro di euro per aiutare le imprese sciistiche colpite dall’inverno poco nevoso 22-23. In quella stagione, la Corno alle Scale srl poté aprire gli impianti solo dal 21 gennaio.

 

I restanti fondi provengono da finanziamenti strutturali che la Regione concede alle stazioni invernali ai sensi della legge L.R. 17/2002: sono rimborsi parziali per alcune spese di gestione, più altri tipi di interventi, per esempio per la sicurezza degli impianti. A seconda del tipo di intervento, la legge prevede un aiuto variabile da parte della Regione, che in molti dei casi può arrivare fino al 70 per cento della spesa. Le spese di gestione rimborsabili includono l’energia elettrica, il carburante, il costo dei dipendenti che lavorano sugli impianti e la manutenzioni su beni della società, ma non, per esempio, il personale amministrativo o la manutenzione su beni in concessione. 

Da quando è nata a fine 2020, lo Corno alle Scale srl ha ricevuto contributi per circa 646mila euro ai sensi della legge 17/2002 (che non comprendono ristori per il Covid): una media di oltre 160 mila euro all’anno, che aiuta a pagare il totale dei costi annui della società che, come mostra il bilancio, vale circa un milione di euro. 

 

Sommando gli aiuti strutturali ai ristori straordinari per la poca neve del 22-23, si arriva a un milione di euro di aiuti erogati alla società da parte della Regione Emilia-Romagna

 

Va sottolineato che l’azienda deve comunque anticipare e rendicontare le spese per accedere ai rimborsi. Inoltre, secondo quanto riferisce la società a Slow News, la Corno alle Scale srl deve versare una percentuale dei ricavi al comune di Lizzano in Belvedere come canone d’affitto per gli impianti. Negli ultimi anni, la quota è variata tra l’8,5 e l’11,5 per cento dei ricavi. Quindi, per esempio, per le spese di gestione 2023 la società ha ricevuto 123mila dalla Regione, ma nello stesso anno ha versato al comune circa 80mila euro di affitto (l’8,5 per cento dei 990mila euro di fatturato).

Un nuovo tappeto di risalita del campo scuola al Corno alle Scale, inaugurato a inizio 2025 e finanziato con un contributo regionale di 565mila euro. Foto di Matteo Scannavini
Un nuovo tappeto di risalita del campo scuola al Corno alle Scale, inaugurato a inizio 2025 e finanziato con un contributo regionale di 565mila euro. Foto di Matteo Scannavini

In questo quadro, vanno però considerati anche i finanziamenti al comprensorio di cui l’impresa e il suo indotto beneficiano indirettamente. Per esempio, in base a un’altra legge regionale (L.r. 7/2010, art. 9), dal 2020 il comune di Lizzano in Belvedere (Bologna) riceve 250mila euro all’anno per la qualificazione e manutenzione dell’area invernale del Corno

 

Secondo i dati forniti dalla Regione a Slow News tramite accesso civico, tra il 2020 a 2024 l’Emilia-Romagna ha speso almeno 26 milioni di euro e 608mila euro per la filiera della neve, senza considerare gli aiuti per il Covid. Questi fondi includono incentivi strutturali a enti pubblici e privati, ristori straordinari, parte delle spese di gestione e manutenzione degli impianti, interventi per nuove costruzioni e progetti co-finanziati dal programma statale FUNT (Fondo Unico Nazionale per il Turismo).

Nevicano aiuti: gli investimenti statali nel turismo invernale

Premesso che molte altre regioni sovvenzionano il turismo invernale come fa l’Emilia-Romagna, anche gli aiuti governativi  hanno un ruolo fondamentale nel sostenere le imprese sciistiche. Per il quadriennio 2023-2026, il governo Meloni ha stanziato un Fondo dedicato da 200 milioni di euro per l’ammodernamento, la sicurezza e la dismissione degli impianti di risalita e di innevamento artificiale.

 

Nel 2023, il Fondo ha sostenuto con circa 148 milioni di euro 40 imprese, tra cui la Corno alle Scale srl. Nel 2024, il Ministero del Turismo ha poi integrato gli aiuti per i gestori degli impianti di risalita con un nuovo bando da 229,5 milioni di euro a fondo perduto.

Corno alle Scale. Foto di Enrico Partemi
Corno alle Scale. Foto di Enrico Partemi

Grazie ai fondi ministeriali, la Corno alle Scale srl potrà coprire il 90 per cento dei 4,5 milioni di euro per lo smantellamento e la ricostruzione di una seggiovia del comprensorio  (la Cavone Rocce). In aggiunta, riceverà altri 880 mila euro per rinnovare l’impianto di innevamento. Al momento, i fondi per la Cavone Rocce non sono ancora stati versati, ma Intesa Sanpaolo ha anticipato parte del finanziamento. 

 

Infine, come abbiamo visto nelle puntate precedenti della serie, al Corno sono iniziati anche i lavori per un nuovo impianto di risalita che arriverà vicino al Lago Scaffaiolo: costa sette milioni di euro e rischia di avere molti problemi. I lavori sono finanziati da un accordo del 2016 con cui il governo Renzi ha stanziato 20 milioni di euro per migliorare e collegare i comprensori sciistici di Emilia-Romagna e Toscana.

Chi investe al Corno alle Scale

Come spiega Legambiente, molte delle società che gestiscono gli impianti di risalita in Emilia-Romagna sono in parte o del tutto di proprietà pubblica. Nel caso della Corno alle Scale srl, invece, si tratta di un gruppo di privati che include imprenditori ed ex politici di origini emiliane.

 

Il presidente della società è Flavio Roda, lizzanese, che è anche presidente della Federazione Italiana Sport Invernali (FISI) dal 2012. L’altro socio più importante, come abbiamo visto, è Marco Palmieri, fondatore e amministratore di Piquadro, brand di zaini e borse da 180 milioni di euro di fatturato lo scorso anno, sponsor e fornitori della FISI. Nel marzo 2024, Palmieri è uscito dal consiglio di amministrazione (cda) della Corno alle Scale srl, due mesi dopo l’entrata di suo figlio, Tommaso Palmieri, direttore tecnico di una società di venture capital

 

Nel cda della Corno alle Scale srl siede anche Gian Luca Galletti, ex Ministro dell’Ambiente nei governi Renzi e Gentiloni, e, fino a un anno fa, vi era anche Tiberio Rabboni: politico con vari incarichi in provincia di Bologna e Regione Emilia-Romagna, tra cui ex assessore all’Agricoltura. Rabboni ha lasciato a fine 2024 la Corno alle Scale srl per diventare presidente dell’Ente Parchi Emilia-Romagna Orientale, ente che tutela la biodiversità in vari parchi regionali, tra cui quello del Corno. Un’area protetta dove proprio l’ex società di Rabboni beneficerà, grazie a un investimento pubblico di sette milioni di euro, della costruzione una discussa seggiovia senza Valutazione d’Impatto Ambientale.

 

Ai giornali, Marco Palmieri racconta il suo investimento come una «questione di cuore». Gian Luca Galletti parla di un «progetto a favore della comunità». Nessuno degli imprenditori lo descrive come un business.

 

«L’abbiamo fatto perché siamo della zona e ci rendiamo conto che l’attività turistica in Appennino in questo momento è imprescindibile dallo sci» dichiara Palmieri a Slow News.

 

L’investimento, spiega l’imprenditore, è a perdere e la società, come mostra anche l’ultimo bilancio, va più o meno in pari grazie agli aiuti pubblici a seconda degli anni. Allo stesso tempo, secondo i dati dichiarati da Palmieri, grazie ai circa 50mila skipass giornalieri venduti, la stagione invernale dà lavoro (stagionale, appunto) a 100 persone. A questa cifra si arriva conteggiando i dipendenti della società degli impianti (secondo la visura della società, sono tra 1 e 23 a seconda della stagione, per una media di 11 al mese), baite, ristoratori, noleggi e i maestri di sci. Questi numeri, per quanto non verificabili, sono coerenti con il quadro descritto dalla sindaca di Lizzano in Belvedere, secondo cui la stazione sciistica fa sopravvivere l’economia locale.

Una pubblicità di Piquadro e della Federazione Italiana Sport Invernali al Corno alle Scale. Foto di Matteo Scannavini
Una pubblicità di Piquadro e della Federazione Italiana Sport Invernali al Corno alle Scale. Foto di Matteo Scannavini

Simona Rubbiani, responsabile amministrativa della Corno alle Scale srl, ironizza definendo la società «un’azienda no profit». «È un’azienda che non riesce a portare a casa un utile, lavora per tenere in piedi l’alta provincia di Bologna» dichiara a Slow News Rubbiani. «Qua l’importante è l’inverno, riorganizzare il business [al Corno] senza la neve in questo momento è impossibile. Bisogna ragionare come se ci fosse la neve sempre, perché il lavoro in montagna non è riprogrammabile senza il turismo invernale in questo momento» sostiene. 

 

«[La stazione] non sarebbe gestibile in modo economicamente conveniente per nessuno. Lo si fa nella speranza che questo tempo che compriamo sia ben speso. Ho sollecitato le associazioni di imprese a mettersi intorno al tavolo… Ma io faccio un altro mestiere, non vivo neanche più lì» conclude Palmieri, la cui famiglia è originaria dell’Appennino bolognese.

La società compra tempo, ma per quanto ancora?

Ricapitolando: la Corno alle Scale srl, che gestisce gli impianti da fine 2020 e oggi è in perdita perché nevica sempre meno, non ha mai avuto un progetto di business a lungo termine. Il piano dichiarato dalla società era prendere tempo, anche grazie agli aiuti di Regione e Ministero, nell’attesa che qualcun altro sul territorio costruisse un modello alternativo al turismo invernale.

 

Un modello che, però, nessuno in politica sta immaginando. «È assolutamente così, anche se penso che le sollecitazioni al modello dovrebbero essere dei privati [locali]» continua Palmieri. «L’abbiamo detto sia al pubblico sia al privato, dal primo giorno: compriamo tempo, facciamo tutto il possibile mettendo in campo le nostre relazioni, la nostra capacità organizzativa, la nostra notorietà, per quanto possiamo. Però in questo periodo arrangiatevi, trovate un modo [di fare altro]» conclude.

 

Il tempo comprato dalla società non durerà per sempre: il contratto di gestione degli impianti scadrà il 30 aprile 2029. Sul dopo, non ci sono certezze. «Si arriva al 2029 e vediamo cosa accade. Può darsi veramente che la neve non venga più, che le persone non vengano più a sciare e che la Corna alle Scale srl si veda costretta a dire: “Non ce la facciamo più, arrivederci”» dichiara la responsabile amministrativa Simona Rubbiani.

 

Il giorno in cui scadrà il contratto della società, il Corno alle Scale avrà di certo seggiovie più moderne per il turismo invernale ed estivo e nuovi impianti di innevamento, costruiti con il supporto del governo e della Regione. A parte questo, il rischio è che, a meno di una svolta, sia cambiato poco altro. Tranne le temperature più alte e la minor quantità di neve.

 

Con il supporto di Journalismfund Europe

In copertina, il Corno alle Scale. Foto di Francesco Vender



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