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È un progetto italiano finanziato dall’Europa, mette insieme AI, analisi dei dati e progettazione urbana ed è già a disposizione del Comune di Milano
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C’è un progetto, anch’esso finanziato dall’Unione Europea e che, esattamente com il LIFE Metro Adapt, è già a disposizione del Comune. Si chiama UrbAlytics ed è stato implementato da LAND, società internazionale di consulenza paesaggistica, e Latitudo40, società specializzata in analisi di dati.
«Il progetto è nato da una open call finanziata dal progetto AI4Copernicus, dal bando Horizon2020», racconta Giulia Castellazzi, architetta paesaggista del team del LAND Research Lab che ha lavorato al progetto. «La sfida», continua, «era utilizzare la tecnologia AI e le immagini satellitari per studiare il fenomeno delle isole del calore e avere uno strumento che potesse supportare le città in questa sfida».
«Spesso le città non hanno gli strumenti per rispondere a queste sfide. Sia tecnologici — come possono essere i dati sulle isole di calore aggiornati e con una buona risoluzione — sia di capacità di interpretazione, perché interpretare il dato grezzo non è sempre semplice. Per questo abbiamo lavorato a tre strumenti replicabili per qualsiasi città, ma che abbiamo implementato e testato a partire dai casi studio del progetto, Milano e Napoli».
Il lavoro portato avanti dal team di UrbAlytics è strutturato e complesso, ma il risultato è molto concreto. L’obiettivo non era solo indagare l’impatto delle isole di calore sulle città, ma anche proporre un catalogo di soluzioni basate sulla natura (Nature-Based Solutions) e di provata efficacia per l’adattamento climatico delle nostre città di fronte alle ondate di calore estremo.
L’output della prima fase del tool UrbAlytics è la creazione di tre mappe, relative a tre indici diversi: la prima riguarda la valutazione del rischio relativa al calore estremo (Heatwave Potential Risk, o indice HPR) capace di intersecare la gravità degli eventi, l’esposizione di fasce di età sensibili e la vulnerabilità dovuta alla morfologia della città e ai materiali di superficie; la seconda rappresenta l’indice di performancemicroclimatica della vegetazione urbana, (Microclimatic Performance Index o MPI), calcolato su una scala da 1 a 100 in base alla densità della copertura arborea e al tipo di superficie; la terza, infine, identifica le aree più performanti nella mitigazione del calore in base alle loro dimensioni e alle loro caratteristiche, le cosiddette Park Cool Islands (PCI), potenziali rifugi climatici efficaci per mitigare l’effetto delle isole di calore, offrendo sollievo dalle alte temperature nei momenti di emergenza.
Partendo da queste tre mappe, nella seconda fase del progetto sono state elaborate opportune misure di mitigazione e adattamento Nature-Based, valutando diversi scenari ai fini di identificare le alternative progettuali più efficaci sotto l’aspetto climaticoo. Nel caso studio di Milano, per esempio, il team, coordinandosi con il Comune, ha approfondito un progetto pilota relativo a una strada nel sud della città, via Neera, simulando una serie di soluzioni che potrebbero portare la strada, in più tappe e nel giro di qualche decennio, al completo rifacimento in un’ottica di adattamento climatico.
Anche questo strumento, dicevamo, è già a disposizione del Comune. «Abbiamo collaborato nel contesto del progetto UrbAlytics perché insieme a Napoli erano un nostro caso studio, quindi ci hanno aiutato con i dati e poi noi gli abbiamo presentato i risultati e lo strumento», conferma Giulia Castellazzi. «Per sviluppare l’esempio pilota, quello di via Neera, ci siamo coordinati con gli strumenti di pianificazione territoriali già esistenti che per il caso di Milano è il PAC, il Piano Aria Clima. Sappiamo che i risultati del nostro lavoro — in primis le mappe — sono già stati presentati in qualche convegno. Speriamo che gli strumenti messi a disposizione possano essere utili per l’elaborazione di strategie e scenari concreti basati su dati comunicabili ai cittadini, rendendo tangibili i benefici della natura e del verde nelle nostre città».
Questa inchiesta a puntate è stata prodotta grazie al supporto di Journalism Fund Europe.
Nel 2023, più di 45.000 persone sono morte in Europa a causa del caldo, con i Paesi del sud in cima alla lista. Tuttavia, esistono soluzioni adattive disponibili.
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