La visione che ispira il Programma provinciale per il turismo in Alto Adige è riassunta nel titolo: ‘Ambizioni di sviluppo territoriale in Alto Adige Verso una nuova cultura del turismo’. Il focus è insomma sul territorio, prima che sul turismo. «L’ambito territoriale dev’essere la base di partenza per uno sviluppo turistico sostenibile» spiega Pechlaner. «A livello mondiale l’overtourism è diventato un problema perché il turismo di massa si è ‘staccato’ dal territorio, dall’unicità del territorio e dalla necessità di rispettare le esigenze delle persone che vi abitano», prosegue il direttore. «Certamente si è sempre mirato al rispetto del territorio, ma d’ora in avanti questo dev’essere imperativo». C’è insomma uno sguardo complessivo e non settoriale del turismo, capace di generare politiche integrate, in linea con la funzione trasversale del turismo.
L’intersettorialità delle politiche territoriali emerge anche nel Documento di base per l’investimento dei fondi strutturali europei, che delinea la Strategia di sviluppo regionale 2021-2027. Uno dei campi d’azione individuati è infatti quello dell’integrazione tra turismo e agricoltura, puntando su un commercio locale e su una produzione naturale, anche per preservare il valore del paesaggio culturale, che a sua volta è turisticamente attrattivo. L’attenzione al nesso tra agricoltura e turismo è interessante perché in assenza di politiche il turismo tende a sostituire l’agricoltura e a specializzare l’economia in un unico settore – non a caso si parla spesso di ‘monocultura’ turistica. Ed è proprio questo nesso che può generare una filiera turistica che fa bene al territorio, restituendo valore e non solo estraendolo.
«Storicamente il turismo in Alto Adige deriva dall’agricoltura, era parte di questo settore. Oggi molti alberghi sono gestiti da una seconda generazione di famiglie che lavorano nell’agricoltura. Quindi c’è un legame forte tra i due settori, infatti anche la legge sull’agricoltura prevede una pianificazione integrata con il turismo» racconta Pechlaner.
Se nel resto d’Italia il dibattito sui danni creati dal troppo turismo si riduce spesso a una vuota invocazione di un turismo ‘di qualità’ con cui in verità si intende ‘di lusso’, il Programma dell’Alto Adige punta invece sulla ‘varietà’ dell’offerta. «Il successo del turismo in Alto Adige dipende dal bilanciamento che c’è tra i vari settori del turismo e tra le varie forme di turismo, dall’agriturismo all’albergo a quattro stelle», spiega Pechlaner. «L’equilibrio è già sostenibilità. Se questo diventa un disequilibrio, allora si perde la sostenibilità». L’uso di dati ed evidenze empiriche per andare oltre la retorica della qualità, per provare a capire come gestire il turismo senza renderlo esclusivo, può essere una strada per non escludere le fasce di popolazione meno abbienti dall’accesso al territorio.