Quest’ultimo asse è quello più ampio e trasversale, quello che riguarda il maggior numero di persone, tra le quali anche quelle che, dalla scorsa estate, hanno iniziato ad usufruire dei servizi dello Sportello per l’inclusione digitale di Bologna.
L’istituzione che ne è responsabile è il Dipartimento della trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma le 14 azioni previste entro il 2026 vedono il coinvolgimento anche del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dei Dipartimenti per le Pari Opportunità e per le Politiche Giovanili, dell’Agenzia Nazionale Giovani, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e, infine, di Regioni e Comuni.
Tra le iniziative previste ci sono una versione del Servizio civile nazionale dedicata al digitale, la costituzione di una rete di punti di facilitazione digitale, lo sviluppo di un ambiente di autovalutazione e apprendimento online, una settimana nazionale e un premio dedicato al tema delle competenze digitali e alcune campagne di comunicazione, tra cui una serie Rai «contro la disinformazione».
Per quanto riguarda il servizio civile, il PNRR prevede che, in tre anni, circa 9.700 volontari svolgano formazione ed esperienza sul campo in circa 900 progetti che dovrebbero raggiungere un milione di persone.
Per la facilitazione digitale, invece, 600 punti di facilitazione sono già attivi, ma, prosegue Italia Domani «la loro presenza sarà ulteriormente rafforzata attraverso attività di formazione dedicate e nuove attrezzature, con l’obiettivo generale di creare 2.400 nuovi punti di accesso in tutta Italia e di formare oltre 2.000.000 di cittadini a rischio di esclusione digitale. Su 3.000 centri, circa 1.200 saranno concentrati nel Mezzogiorno».