Ep. 3

Il welfare aziendale a forma di videogioco

La storia di una startup che vuole spingere i dipendenti delle aziende ad avere uno stile di vita sano. Un progetto nato e cresciuto in Sardegna, anche grazie al Fondo europeo di sviluppo regionale

Una donna che fa jogging - Foto: Gabin Vallet on Unsplash

«Quando andavamo a presentare la nostra app prima della pandemia, anche le grandi imprese ci chiedevano “E io cosa ci guadagno a prendermi cura dei miei dipendenti?”. Dopo il Covid-19, l’atteggiamento è cambiato. Sempre più imprese sono consapevoli che bisogna prendersi cura di chi lavora. Da qui non si torna più indietro», dicono Andrea Severino, di Cagliari, e Nicola Tardelli, di Milano. Sono loro i fondatori di Healthy Virtuoso, una piattaforma dal nome mezzo inglese e mezzo italiano nata in Sardegna. Il suo obiettivo è spingere i dipendenti delle aziende ad avere uno stile di vita sano, tra attività fisica, buon sonno e alimentazione, in modo da prevenire, anziché curare, le patologie. E lo fa grazie a un sistema a punti, sfide e incentivi.

 

Al centro del tavolo della sala riunioni nella sede milanese, a pochi passi dalla Stazione centrale, c’è una ciotola colma di mandorle. Niente zuccheri, niente bibite gassate. È qui che Severino, 34 anni, e Tardelli, 32 anni, si incrociano di tanto in tanto, mentre volano da un capo all’altro del mondo, tra fiere ed eventi, per scovare nuovi investitori intenzionati a sostenere lo sviluppo della loro creatura.

 

«La logica della piattaforma è “ti premio per stare bene”. Il sistema tiene traccia delle app di salute sullo smartphone e i dipendenti di un’azienda si sfidano, ad esempio, a chi fa più passi e a chi dorme meglio. E più punti accumuli, più risali la classifica e più vieni premiato con sconti, voucher o magari anche con una bici per andare al lavoro e donazioni in beneficenza», spiega Tardelli. È welfare aziendale, ma parte dalla prevenzione: «Non ti do il voucher per fare la visita quando stai male, ti dico come devi fare per evitare di fare quella visita, fornendoti anche la possibilità di fare check-up di prevenzione», aggiunge.

 

Partita sei anni fa da Cagliari, Healthy Virtuoso ha coinvolto già oltre cento aziende italiane, tra grandi e piccole, accumulando più di 180mila utenti e più di 200mila sfide lanciate tra i colleghi.

 

In un Paese come l’Italia dove i venture capitalist scarseggiano, a fare la differenza nello sviluppo di questa piattaforma sarda sono stati i soldi della Politica di coesione Ue e in particolare del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Il primo bando del 2020 di Sardegna Ricerche, l’agenzia regionale per la promozione dell’innovazione, che ha accompagnato le prime fasi di crescita della startup. Il secondo del 2021, di Invitalia, con un sistema misto di sostegni finanziari, tra fondo perduto e prestiti a tasso zero, per lo sviluppo del piano industriale.

 

Che l’idea di “Helthy Virtuoso” sia sbocciata proprio a Cagliari non sembra un caso.

 

Da un lato, la Sardegna è una delle regioni che, negli ultimi anni, ha usato maggiormente i fondi della politica di coesione per sostenere il welfare aziendale: su 156 progetti censiti da Secondo welfare in tutta Italia, la regione ne conta ben 33, posizionandosi seconda dietro al solo Piemonte. Dall’altro, l’isola è diventata negli anni anche frontiera di numerose avventure tech, da Tiscali a Sardex.

Una schermata della app Healthy Virtuoso - Foto: Healty Virtuoso
Una schermata della app Healthy Virtuoso - Foto: Healty Virtuoso
Ed è proprio sull’isola che Tardelli e Severino si sono conosciuti da bambini. Le case delle vacanze delle rispettive famiglie, a Santa Margherita di Pula, erano una accanto all’altra. Severino con un background di digital marketing, Tardelli con una laurea in economia e finanza a Milano. Entrambi per un periodo si trasferiscono a lavorare a Londra e poi tornano in Italia.

«Più volte abbiamo fantasticato sulle idee più assurde per fondare una startup», racconta Tardelli. «Poi una sera, dopo una partita di calcetto, Andrea viene da me e mi fa: “Perché non premiamo le persone per stare bene?”». Ne parlano in giro. E si accorgono che quella che sembrava l’ennesima idea bizzarra da startupper raccoglieva invece un certo interesse.

 

È il 2017. Severino lavora per una azienda di telemedicina in Brianza. Si licenzia, prende il Tfr e lo investe nella neonata società. Anche Tardelli scommette quasi tutti i suoi risparmi nella startup. «La società nasce a Cagliari, un posto da dove tutti vanno via», dice Andrea. «La nostra idea era anche quella di restituire qualcosa alla Sardegna, permettere ai talenti sardi di restare e magari attrarne da fuori», prosegue.

 

Con i primi soldi commissionano una ricerca all’Università Cattolica di Milano per capire come cambiare il comportamento delle persone. «Tutti conoscono l’importanza di fare 10mila passi al giorno, poi guardi le statistiche e vedi che il 65 per cento è sedentario, il 40 per cento sovrappeso», dice Severino. «Il 35 per cento degli italiani – continua – non pratica né sport né attività fisica e non conduce uno stile di vita sano. Dalla ricerca è venuto fuori che le persone sedentarie in media si sentono peggio di una persona fisicamente attiva per 17 giorni l’anno e prendono tre giorni in più di malattia al lavoro».

«Questi fondi ci hanno permesso finora di arrivare ad avere un team 15 persone sparse per la Sardegna, tra Cagliari, Carbonia e l’Ogliastra».
Andrea Severino

Nel maggio 2018 rilasciano l’applicazione. Ma da qui a trovare il modello di business giusto la strada è ancora lunga. L’obiettivo iniziale è vendere il progetto alle assicurazioni, ma si accorgono che non funziona. Poi spostano l’attenzione sulle aziende, proponendo dei microeventi chiamati “health challenge”, in cui i dipendenti si sfidavano per un giorno.

 

«Vincevamo molti premi, partecipavamo a percorsi di accelerazione all’estero, ma nessuno comprava la app», racconta Severino. Arriva febbraio 2020. I soldi in cassa raccolti con i primi investitori sono quasi finiti. Ci si mette pure la pandemia. «A quel punto ho detto: o ci schiantiamo o puntiamo sulle aziende, che finora era quello che aveva funzionato», racconta Severino.

 

E così, mentre il mondo è in smart working, Severino e Tardelli lanciano le prime sfide nelle aziende a colpi di passi e buone abitudini tra i dipendenti. E funziona. «Nelle grandi organizzazioni di 4-5mila persone, quando facevano attività di prevenzione, normalmente partecipava solo il 5 per cento. In questo modo si univano 1.500 persone, grazie proprio alla gamefication e al sistema di premi e classifiche», racconta Severino.

Da sinistra, Nicola Tardelli (co-founder e cfo), Andrea Severino (founder e ceo) e Lorenzo Asuni (chief marketing officer) di Healty Virtuoso - Foto: Healty Virtuoso
Da sinistra, Nicola Tardelli (co-founder e cfo), Andrea Severino (founder e ceo) e Lorenzo Asuni (chief marketing officer) di Healty Virtuoso - Foto: Healty Virtuoso

L’idea funziona. Ma bisogna ancora costruire un team per strutturare l’azienda. Ed è a questo punto che arrivano i fondi europei.

 

«I primi 74mila euro a fondo perduto destinati alla fase early delle imprese sono stati una manna dal cielo», dice Severino, riferendosi ai fondi europei Fesr ottenuti tramite Regione Sardegna. «Questi soldi ci hanno permesso di assumere la prima persona e investire sulla piattaforma tecnologica», aggiunge. Nel 2021, poi, è arrivato il bando di “Smart and start di Invitalia”, sempre sostenuto dal Fesr e destinato alla fase due delle startup. Severino e Tardellipresentano un piano industriale dettagliato per diversificare i servizi tra grandi e piccole imprese e vincono. A ogni step del piano, raggiunto e validato, arrivano gli assegni: in tutto 110mila euro a fondo perduto e altri 300mila da restituire successivamente a interessi zero.

 

Arriva una notifica sul telefono di Tardelli. «Incredibile, ci hanno appena fatto il secondo bonifico da Invitalia», ride. Si brinda, ma con l’acqua.

 

«Questi fondi ci hanno permesso finora di arrivare ad avere un team 15 persone sparse per la Sardegna, tra Cagliari, Carbonia e l’Ogliastra. Abbiamo anche delle pochissime donne chief technology officer in Italia. E in queste settimane stiamo assumendo nuove figure da portare a bordo», dice Severino. «Ma i soldi sono serviti soprattutto a far maturare il progetto, raccogliere i feedback degli utenti e delle aziende. Siamo partiti con le challenge, oggi vendiamo un servizio declinato per ciascuna azienda. In base ai dati aggregati e alle esigenze, creiamo dei progetti per far stare meglio i dipendenti, sempre poggiando sulla nostra piattaforma», spiega.

 

Oltre alle sfide tra colleghi, Healthy Virtuoso offre anche contenuti educativi sui temi della salute e pacchetti con check-up di prevenzione. «Siamo partiti dalle grandi imprese perché sono quelle che hanno il budget e le persone per gestire progetti del genere. Ma tra i clienti abbiamo anche aziende da 25 dipendenti: è soprattutto una questione culturale. E dopo la pandemia notiamo che l’attenzione al benessere è aumentata. Ecco perché abbiamo creato pacchetti ad hoc destinati alle piccole imprese, perché non tutte le realtà imprenditoriali sono pronte alla gamification e alla tecnologia», spiega.

Una schermata della app Healthy Virtuoso - Foto: Healty Virtuoso
Una schermata della app Healthy Virtuoso - Foto: Healty Virtuoso

E i dati di questo innovativo welfare della prevenzione, a suon di crediti, sconti per l’e-commerce e classifiche da scalare, parlano da sé. I due fondatori mostrano un grafico con la media dei passi dei dipendenti di una grande impresa. «La crescita si è mantenuta costante nel tempo, ben oltre la challenge», dicono. «In questa survey, più del 60 per cento dice che ha cambiato le proprie abitudini».Poi Severino prende il suo smartphone e mostra il messaggio della responsabile Hr di una grande azienda che scrive: «Nell’ultimo mese abbiamo registrato una riduzione del tasso di assenteismo di tre punti percentuali. Secondo me è stato Healthy Virtuoso!».

 

Severino e Tardelli sono soddisfatti. Scorrono le recensioni positive scritte dagli utenti. C’è anche l’amministratore delegato di una grande società che alle 6.30 del mattino ha registrato un video mentre corre sul Lungo Tevere per lanciare la sfida ai suoi dipendenti.

 

«La questione della prevenzione è importante oggi soprattutto per la popolazione anziana, sempre più presente nelle aziende con l’aumento dell’età pensionabile e l’invecchiamento della popolazione», spiega Severino. «Pensiamo che il futuro sia questo: bisogna impegnarsi a stare bene. Noi premiamo le persone per farlo», conclude.

 

E il percorso continua nel tempo misurando l’impatto della app. Grazie alla collaborazione con due aziende innovative, Prevention Suite e Delivery Care, con cui condividono gli uffici di Milano, il team made in Sardegna ora offre alle aziende anche check-up digital e fisici e pacchetti di screening periodici.

 

La prossima sfida? «Arrivare anche nella pubblica amministrazione», risponde Severino. «Stiamo creando un test pilota partendo dalla Regione Puglia per arrivare poi al circuito delle aziende regionali. È difficilissimo con la burocrazia italiana, ma ci proviamo».

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