Mark Fisher, nel libro Realismo Capitalista, ragionando proprio sull’ingombrante presenza di un’impostazione di pensiero arrendista che ha di fatto occupato ogni area della nostra esperienza quotidiana, si interroga su come sia possibile combatterla. Un’alternativa c’è, scrive Fisher, e forse, ribaltando un celebre detto, non è vero che sia «più facile vedere la fine del mondo che quella del capitalismo». Qualcuno se ne è già reso conto e molti altri lo stanno facendo.
La stagione delle “Grandi dimissioni” in America è coincisa con il successo di massa di un canale Reddit (una sorta di social network diviso in forum dove gli utenti iscritti possono pubblicare contenuti) chiamato Antiwork. Nato nel 2010, prima della pandemia contava 100mila iscritti, oggi 1,7 milioni. Antiwork si presenta non solo come uno spazio di sfogo per tutti coloro che si sentono oppressi e sfruttati dalle proprie condizioni lavorative bensì un’immensa community che si sta costruendo con l’ideale di riedificare completamente il sistema lavorativo. Chi frequenta il forum non vuole lamentarsi o semplicemente battersi per migliorare le proprie condizioni di lavoro, si legge in diversi position post del canale, ma piuttosto cambiare il sistema affinché «si possa lavorare meno, oppure non farlo proprio».
In tantissimi hanno trovato in Antiwork un nome e dei volti simili al proprio e animati dallo stesso senso di frustrazione che prima consideravano un problema strettamente personale e affatto condiviso. Molte persone, grazie al supporto collettivo e reciproco, stanno esplorando nuovi modi di esistere nel mondo che non hanno al centro il lavoro.
Il fenomeno non è altro che un indizio, una crepa in una frattura più grande che si sta aprendo nel sistema economico e sociale a propulsione capitalista. Anche nel suo epicentro, l’America, la pandemia ha fermato per un attimo la vita delle persone che si sono rese conto che questa gli stava scorrendo tra le dita, portata via da uno stile di vita fatto solo di consumi e votato unicamente alla produttività.
Tacciata di elogiare la pigrizia e rifiutare la fatica, la community di Antiwork è stata spesso descritta come un club di anarchici potenzialmente pericolosi per il sistema economico americano. Di sicuro parliamo ancora di una minoranza – di una grande minoranza in questo caso. Il prototipo, forse, di quella nuova élite descritta da Simone Perotti nel libro Adesso Basta, fatta di persone diversissime tra di loro che non hanno in comune alcuna condizione privilegiata né per censo né per formazione ma solo una sensibilità condivisa e, forse, un orecchio più attento a quella “voce” interiore che chiede di rallentare.
Decidere di abbracciare il downshifting rappresenta una scelta personale, un treno, parafrasando Pirandello, che deve fischiare personalmente per ognuno di noi. Tuttavia, è possibile avvicinare le persone “alla stazione” con la forza dell’esempio e del confronto e attraverso l’analisi lucida e sincera del nostro modo di vivere, senza guide o manuali di istruzioni.
Un passo in avanti, quasi una rivoluzione in realtà, sarebbe quello di iniziare a considerare anomalo il nostro modus vivendi. «È la sua aura di normalità» dice Perotti «che lo rende invincibile».