Le Afriche del Piano Mattei

Da Piano Marshall a Piano Mattei: il 2023 africano del governo Meloni.

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Nel 2022 il governo italiano ha organizzato diverse “missioni di sistema” in Costa d’Avorio e Senegal nell’ambito dell’Iniziativa Attanasio, un piano di promozione economica e commerciale per le imprese italiane in Africa sub-sahariana che prende il nome dall’ex-ambasciatore Luca Attanasio, morto tragicamente in Repubblica Democratica del Congo nel febbraio 2021.

Secondo il Documento conclusivo della XI Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione, redatto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la spinta italiana verso l’Africa dell’Iniziativa Attanasio proseguirà nel 2023 con l’organizzazione di altre missioni in Kenya, Nigeria, Uganda, Ruanda, Burundi e Tanzania.

Comincia a prendere forma il “Piano Marshall per l’Africa”, ribattezzato poi Piano Mattei (come Enrico, fondatore dell’Ente Idrocarburi Italiano – ENI) dopo gli accordi firmati con la Libia e con l’Algeria. Il Piano mostra una spregiudicatezza notevole da parte del governo – per altro in maniera perfettamente coerente con il comportamento dei 9 governi precedenti – ma ha al suo interno anche una strategia multilaterale sull’Africa volta a “risolvere alle origini le ragioni dell’immigrazione illegale”.

La questione l’aveva affrontata anche il governo di Matteo Renzi che aveva provato a risolverla con una strategia estesa sul continente africano, ma non ottenendo grandi risultati e rendendo sistematico il disinteresse italiano su aspetti critici come le violazioni dei diritti umani in Libia.

Ma è ingiusto evidenziare solo i problemi, che sono veri elefanti nella stanza. In Kenya si recherà tra poco, questo mese di marzo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un viaggio molto politico ma anche ad alto valore economico, durante il quale ci si aspetta si risolvano alcune questioni tecniche e giuridiche che complicano la capacità di “fare Sistema” dell’Italia nel Paese dell’Africa orientale. Pochi giorni dopo sarà la volta della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che andrà in Etiopia e incontrerà per la seconda volta in due mesi il Presidente Abiy Ahmed, portandosi dietro diverse aziende italiane.

Questo dinamismo africano del governo Meloni sarà integrato dall’apertura di nuovi uffici dell’Agenzia ICE: si tratta dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, il cui scopo principale è favorire il commercio con l’estero e le esportazioni italiane. Uffici ICE saranno aperti a Dakar (Senegal), Nairobi (Kenya) e Lagos (Nigeria) e nuovi Osservatori economici in Costa d’Avorio, Niger, Tanzania, Uganda, Zambia, Zimbabwe, Camerun e Repubblica Democratica del Congo andranno ad affiancare gli uffici ICE già operanti in Uganda, Kenya, Tanzania, Ruanda e Somalia. A Mogadiscio è prevista una seconda edizione dell’Italia-Somalia business Forum, come promesso dal presidente somalo in visita in Italia a febbraio, e a marzo dovrebbero anche cominciare le trasmissioni a Radio Mogadiscio del ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Il governo italiano, nel 2023, prevede anche di organizzare una “missione per la crescita” presso la Banca Africana di Sviluppo (AfDB) ad Abidjan, in Costa d’Avorio.

Anche l’Unione Europea, con i due business forum organizzati a febbraio in Kenya e Tanzania, mostra un rinnovato dinamismo africano per contrastare la Nuova via della Seta cinese con il Global Gateway. L’UE mancava in Africa, con una visione strategica e investimenti mirati, da ben sette anni e il tentativo italiano, almeno nelle dichiarazioni del governo Meloni, è guidare questo ritorno europeo nel continente.

Il passato, dal colonialismo ad oggi, ci insegna che è con i fatti che poi si passa alla Storia e che di Piani Marshall per l’Africa sono piene le fosse comuni e i fondali del Mediterraneo. Sicuramente l’Europa e l’Italia dovranno prima o poi fare i conti con i muri della Fortezza Europa: muri che non è possibile che continuino ad essere superati solo quando è il nord del Mediterraneo ad avere bisogno.

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