Anche secondo l’ultimo rapporto del Centro studi e ricerche Idos i migranti forzati per cause climatiche sono in aumento nel mondo. Idos sottolinea come l’impatto del cambiamento climatico non sia uguale per tutti. «Una maggiore vulnerabilità può essere ricondotta a tre fattori principali: il fattore geografico, ossia vivere in aree più fragili e maggiormente esposte agli effetti del riscaldamento globale; il fattore socio-economico, legato all’assenza di risorse e servizi, all’incapacità di adattarsi o prevenire gli impatti della crisi climatica-ambientale; il fattore fisiologico, connesso alle specificità di singole categorie (bambini, donne, anziani). A essere colpiti quindi sono soprattutto i Paesi poveri e i poveri che vivono nei Paesi ricchi», sottolineano i ricercatori.
«Se si guarda ai flussi migratori verso l’Italia – continuano -, nel 2021 tra i primi Paesi di origine troviamo: Tunisia, Egitto, Bangladesh, Afghanistan, Siria, Costa d’Avorio, Eritrea, Guinea, Pakistan e Iran. Si tratta di Paesi che maggiormente stanno soffrendo la pressione del cambiamento climatico, che sono dipendenti dal grano russo e ucraino e dove si alternano siccità e alluvioni, per l’innalzamento delle temperature medie, e dove le conseguenti carestie stanno affamando decine di milioni di persone».
«Quello sui rifugiati ambientali è un dibattito falsato», sostiene Marta Foresti. «Dal 2015 c’è la tendenza ad abbracciare sulle migrazioni la retorica dell’emergenza. Nella Conferenza sul clima delle Nazioni Unite di Glasgow, la Cop26, è stato ribadito che le questioni ambientali hanno una forte dimensione di urgenza. Ma questo spesso viene tradotto con la paura dell’invasione, cioè dell’arrivo di tantissimi ‘indesiderabili’. Nel mondo ci sono persone costrette a muoversi per questioni legate al clima e all’opposto ci sono persone il cui movimento è limitato proprio per gli stessi fattori ambientali», continua Foresti, direttrice per l’Europa dell’Overseas Development Institute (ODI), un think tank globale con sede a Londra che si occupa di sviluppo e diseguaglianze dal 1960.