Ep. 02

La guerra delle zanzare mutanti del Burkina Faso

Zanzare geneticamente modificate e geneticamente migliorate sono un pezzo della strategia del Burkina Faso per combattere la malaria.

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È possibile fare, e parlare, di ricerca scientifica in Africa? Decisamente sì. Senza stereotipi.

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Il paludismo, conosciuto meglio come malaria, è la parassitosi più diffusa al mondo. È provocata da alcuni protozoi il cui vettore sono le zanzare femmine del genere Anopheles gambiae ed è diffuso in 91 paesi del mondo: secondo il rapporto del 2016 – l’ultimo con dati completi e verificati – stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono 216 milioni i casi ogni anno nel mondo, un numero altissimo che comprende anche i 445.000 decessi, il 70% dei quali riguarda bambini di età inferiore ai 5 anni.

Nel periodo tra il 2000 e il 2015, evidenzia l’OMS, il numero di morti da malaria è crollato del 48% ma negli ultimi tre anni i dati mostrano una nuova crescita che nel giro di poco potrebbe vanificare gli sforzi compiuti: il ritmo attuale non solo non è sufficiente a raggiungere i traguardi globali per il 2020 – l’obiettivo è abbattere di un ulteriore 46% l’incidenza dei casi di malaria e del tasso di mortalità – ma è addirittura in controtendenza rispetto ai primi 15 anni del XXI Secolo.

Il peso è tutto sulle spalle dell’Africa: il 90% dei casi di malaria infatti si registra nel continente africano, che sostiene anche il 91% della tragica conta dei morti. Un peso schiacciante, soprattutto per la carenza di fondi globali per combattere il paludismo: secondo le stime dell’OMS nei prossimi due anni occorreranno almeno 6,5 miliardi di dollari di investimenti per raggiungere gli obiettivi globali fissati al 2020 e al 2030 ma attualmente sono appena 2,7 miliardi i fondi a disposizione dei programmi anti-malaria. Poco più della metà. L’Africa, un continente in cui la creatività non manca, ha quindi deciso di organizzarsi.

La necessità di sviluppare nuovi approcci nella battaglia contro la malaria è dovuta al fatto che gli attuali interventi (trattamenti farmacologici, zanzariere, insetticidi, bonifiche), oltre ad essere molto costosi sul piano economico, non si sono rivelati abbastanza efficaci.

In Burkina Faso la malaria è il problema di salute pubblica più complicato e grave da affrontare: nel 2016 i casi di malaria stimati dalle autorità sanitarie locali sono stati oltre 8 milioni, di cui 21.000 mortali. Nel mese di settembre 2018 l’Agenzia nazionale per la biosicurezza del Burkina Faso ha approvato un progetto volto a rilasciare nell’ambiente 10.000 zanzare maschio della specie Anopheles geneticamente modificate. Il progetto pilota sarà svolto in due zone, a Bana e Souroukoudingan, nel Burkina Faso centrale.

Ci siamo scambiati diverse email con il dottor Abdoulaye Diabaté, un ricercatore dell’organizzazione no-profit Target Malaria che opera proprio in Burkina Faso, oltre che in Mali e Uganda. Ecco come spiega di cosa parliamo quando parliamo di zanzare geneticamente modificate: «Le nostre zanzare maschio, quando si accoppieranno con femmine selvatiche “normali”, faranno produrre uova non mature, che non si schiuderanno mai. Questo ridurrà la velocità di riproduzione di queste zanzare e contribuirà all’eliminazione della malaria in Burkina Faso».

Il professor Diabaté ha utilizzato, non a caso, la parola “contribuire”. Il progetto infatti non punta a risolvere il problema della malaria nel paese africano, ma ha un obiettivo altrettanto ambizioso: diventare una soluzione parziale ad un problema che affligge milioni di persone. Il progetto di Target Malaria è finanziato dalla Fondazione Bill&Melinda Gates e, nonostante la resistenza culturale, contiene anche un po’ di Italia: uno dei protagonisti del progetto infatti è il Polo d’Innovazione di Genomica Genetica e Biologica (GGB) di Terni.

Il GGB ha svolto un ruolo chiave, a livello globale, nello sviluppo del progetto Target Malaria: a Terni infatti le zanzare geneticamente modificate sono state inizialmente importate dagli Stati Uniti e successivamente allevate, sviluppate e studiate. Secondo Umbria24 il laboratorio è costato 5 milioni di euro, oltre la metà finanziati dalla Fondazione dell’ideatore di Microsoft e di sua moglie, e ospita quattro camere climatiche che simulano fedelmente il clima tropicale permettendo di studiare contemporaneamente decine di migliaia di zanzare.

Oltre al GGB e alla Fondazione collaborano al progetto italiano Target Malaria l’Università degli Studi di Perugia e il Comune di Terni: soggetti diversi per perseguire un obiettivo comune. Il contributo italiano alla lotta contro la malaria non si ferma a Terni e sublima fino all’Imperial College di Londra: uno studio pubblicato su Nature Biotechnology e diretto dal professor Andrea Crisanti, che guida il gruppo di studio londinese, dimostra che anche in questo campo la tecnologia di CRISPR funzionerebbe non solo in laboratorio.

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Foto di Adam Jones/Wikimedia

Tornando in Burkina Faso, i rilasci di zanzare geneticamente modificate su piccola scala aiuteranno i ricercatori a comprendere come pianificare la strategia di lotta: si otterranno informazioni sul tasso di sopravvivenza giornaliera dei maschi sterili, sui loro movimenti e sulla loro capacità di partecipare a sciami. La Fondazione Bill&Melinda Gates ha investito per questo progetto, solo in Burkina Faso, 70 milioni di dollari: è questa la panacea di tutti i mali?

A questo proposito ho interpellato Ali Tapsoba del Collettivo dei cittadini per l’Agroecologia burkinabé, che riunisce 60 organizzazioni contrarie agli OGM: «Sarà una catastrofe sanitaria» ci ha detto Tapsoba. «La modifica del genoma di una specie vivente può causare un cambiamento nel comportamento dell’intera specie e questo è pericoloso».

In realtà, andando oltre l’aspetto medico e scientifico, il Collettivo punta l’indice soprattutto sul metodo adottato dalle autorità burkinabé per promuovere i test di Target Malaria: «La maggior parte delle persone non sono consapevoli della presenza di questo progetto sul proprio territorio. Inoltre chi lavora localmente per il progetto non è stato adeguatamente informato sui rischi e sulle conseguenze, è assurdo che si autorizzi il rilascio di nuove zanzare senza un dibattito pubblico sul tema».

Le autorità nazionali e internazionali utilizzano quindi le popolazioni come cavie umane? È un po’ azzardato affermarlo: se è vero che il dibattito pubblico generale su Target Malaria è scarso è anche vero che sia nel villaggio di Bana che in quello di Souroukoudingan gli esponenti del Collettivo sono stati minacciati e scacciati dalla popolazione proprio mentre facevano campagna contro il progetto anti-malaria.

Da un lato questo evidenzia che non è vero che la popolazione è all’oscuro di tutto ma dall’altro dà ragione al Collettivo, che afferma che le persone che lavorano nella filiera di Target Malaria temono di perdere una fonte di reddito. La verità, molto probabilmente, sta nel mezzo ma questo non ha comunque nulla a che vedere con le verità scientifiche del progetto.

Sviluppare un progetto genetico e innovativo per la lotta alla malaria è una sfida importante ed è un tema che riguarda anche l’affidarsi, per chi scienziato non è, alla ricerca scientifica: «I maschi di zanzara Anopheles gambiae non pungono e quindi non trasmettono malattie: questa dovrebbe già essere una garanzia necessaria per chi teme nuove pandemie o effetti collaterali» ci ha scritto il dottor Diabaté. «Inoltre il governo del Burkina Faso ha adottato, mesi fa, un impianto legislativo che rende le persone partecipi delle decisioni che riguardano la bio-ecologia e la bioetica: non è vero che le popolazioni locali non sono state informate».

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