Difendendo risorse collettive con strumenti legali
Il parco deve essere tale altrimenti allo stato attuale è più una fonte di pericolo che di salubrità.
Molti cittadini di varie zone di Roma si stanno attivando per mettere in campo “esperienze di autogestione e cura del verde”.
C’è un’area verde che spunta tra il cemento e gli edifici, è l’area del ‘Pratone’ di Torre Spaccata, 58 ettari di verde all’interno del quadrante più popoloso e cementificato di Roma e parte di un importante corridoio ecologico, culturale e archeologico, una lingua di natura che si collega con il Parco di Centocelle. L’area è da anni oggetto di numerosi tentativi di edificazione, l’ultimo fallito nell’estate 2023. Si trattava del piano di usare i fondi del PNRR per edificare sull’area – che è in gran parte di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti – un hotel, studentati privati, una multisala e edilizia residenziale, come leggiamo nel comunicato stampa dell’organizzazione ecologista romana A Sud, da tempo attiva nel supporto ai comitati locali in difesa del Pratone.
A Sud ha scelto di inserire le battaglie civiche sul consumo di suolo – fenomeno associato alla perdita di superfici originariamente naturali in seguito a copertura artificiale di terreno, con conseguente compromissione dei servizi ecosistemici – tra le proprie priorità dopo un percorso partecipato con la cittadinanza sulle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. Il Rapporto Il consumo di suolo in Italia 2023 pubblicato dall’ISPRA fornisce dati allarmanti sull’andamento del fenomeno. Di recente, è stato pubblicato anche il primo Atlante nazionale del consumo di suolo che offre un’approfondita panoramica della situazione romana. Roma è grande e diversa, e oltre alla lotta al consumo di suolo, A Sud ritiene urgente mirare a de-impermeabilizzare i suoli consumati, come strategia di adattamento per affrontare le sfide climatiche che la città dovrà fronteggiare.
Chiediamo a Sara Vegni, attivista e parte del team di A Sud, quale sia il livello di consapevolezza dei cittadini sulla valenza non solo locale ma anche strategica per la città di Roma del verde urbano. Ne emerge una consapevolezza “stratificata e altalenante”, che cresce quando si vive in prima persona la privazione dell’accesso ad aree verdi di sufficiente estensione e qualità. La Capitale, che abbonda di ville storiche, presenta però anche numerosi quartieri “senza nemmeno i più semplici parchetti”. Molti cittadini in questi contesti si stanno attivando per mettere in campo “esperienze di autogestione e cura del verde” come avvenuto nel Giardino Ciro Principessa, nel quartiere romano di Villa Certosa, tra il Mandrione e Tor Pignattara. Leggiamo sulla pagina di un crowdfunding lanciato dai cittadini locali, che il parco è “uno spazio di socialità dove potersi incontrare, scambiare opinioni e far nascere dal basso nuovi progetti culturali e laboratori, ostacolando così il processo di speculazione e gentrificazione in atto.” La campagna è “il primo progetto di acquisto dal basso di un terreno privato per ridare alla comunità il verde che manca, salvaguardare la socialità contrastando l’assenza delle istituzioni”. Sara Vegni lo definisce un ‘giardino liberato’, poiché il quartiere lo sta comprando grazie alla campagna di finanziamento dal basso.
Nonostante iniziative incoraggianti come questa, “non c’è abbastanza consapevolezza del livello di inquinamento di questa città e dell’impressionante andamento della cementificazione a Roma”. Sara Vegni riflette sull’importanza delle richieste di accesso civico generalizzato, secondo la normativa Freedom of Information Act – FOIA, prevista in Italia dal cosiddetto ‘Decreto Trasparenza’. Tuttavia, nota “i cittadini non sono ancora equipaggiati per proteggere il verde a livello legale; manca la comprensione che avere accesso a aree verdi di adeguata qualità ed estensione è un diritto, che chiunque ha il diritto di accesso alle informazioni in possesso delle pubbliche amministrazioni, e che bisogna prendere in mano la situazione!”. Una consapevolezza maggiore si riscontra tra i cittadini coinvolti in forme di monitoraggio civico, ossia la raccolta di dati ambientali fatta da persone ‘comuni’, dopo adeguata formazione, ci racconta Sara Vegni. In un contesto come quello romano nel quale le informazioni non ci sono o sono datate, forme di monitoraggio civico aiutano il cittadino ad approfondire il tema ambientale, sviluppare una collaborazione paritaria con esperti, scienziati e istituzioni, consapevolizzando le persone sul loro potere. Quando equipaggiate delle competenze per monitorare il proprio ambiente, le persone posso parlare di questioni ambientali sulla base di evidenze scientifiche, piuttosto che riportare solo preoccupazioni basate su impressioni.
In generale, Sara Vegni ritiene che le lotte ambientali siano in aumento nella Capitale, alimentate da un crescente attivismo civico che riesce a fare rete con altre battaglie. Ciò è evidente soprattutto in alcune zone della città come il quadrante est di Roma dove si intersecano impegno civico locale e una visione globale. A Sud ci parla di esperienze di rete che riescono a superare l’attitudine ‘NIMBY – Not In My Back Yard’, ossia ‘non nel mio giardino’.
Il tema del consumo di suolo a Roma è estremamente attuale. Roma è una delle 100 città del mondo ad aver avviato un processo partecipato per una strategia di adattamento al cambiamento climatico, e tra le priorità in agenda c’è il tema del consumo di suolo. Roma è infatti stata scelta dalla Commissione Europea per partecipare alla missione del programma “Horizon Europe”, con il bando 100 Climate-Neutral and Smart Cities by 2030, che mira a realizzare progetti intersettoriali per accelerare transizioni urbane nella direzione del Green Deal. È un’occasione da non perdere per instaurare processi di reale partecipazione e rispondere così alla diffusa insoddisfazione dei cittadini verso l’amministrazione pubblica, evitando di replicare gli errori – relativi alla insoddisfacente partecipazione civica – commessi in occasione della stesura del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), come notano fonti italiane e estere.
Questa serie ci è stata donata dalle autrici e da A Sud Onlus. Le immagini sono di A Sud, del Comitato Pratone di Torre Spaccata e di Romanzo del Pratone. Sul tema dei “vuoti urbani”, della “rigenerazione” e, in generale, del rapporto cittadini-città, abbiamo pubblicato la serie Roma Selvatica, di Ylenia Sina.
In difesa dell’ultimo verde urbano.
Il parco deve essere tale altrimenti allo stato attuale è più una fonte di pericolo che di salubrità.
Molti cittadini di varie zone di Roma si stanno attivando per mettere in campo “esperienze di autogestione e cura del verde”.
Il parco deve essere tale altrimenti allo stato attuale è più una fonte di pericolo che di salubrità.
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