Negli ultimi cinquant’anni l’Italia è progressivamente invecchiata. I tantissimi figli del boom economico hanno vissuto in una società sempre più in grado di rispondere ai loro bisogni, vivendo più a lungo, e per la prima volta da decenni non si sono riprodotti allo stesso ritmo delle generazioni precedenti. È così che la piramide dell’età – il grafico che rappresenta la composizione demografica di una popolazione e che storicamente ha avuto alla base molti bambini e al vertice pochi anziani – in pochi decenni è diventata, prima, una botte sottile agli estremi e larga al centro e, ora, sta sempre più diventando una piramide rovesciata.
È un fenomeno europeo ma in Italia è particolarmente evidente, complice anche quella che negli anni i media hanno chiamato “la fuga dei cervelli” che, oltre a una perdita di risorse lavorative, ha contribuito anche a un innalzamento dell’età media nel Paese.
L’aspettativa di vita (sia generale che in buona salute) si è allungata così tanto che il termine “anzianità” diventa in realtà un ombrello al di sotto del quale si possono individuare almeno tre fasce di età differenti, con bisogni crescenti e opportunità decrescenti all’aumentare dell’età. Un anziano, oggi, può aspirare a vivere per almeno vent’anni da anziano, dieci o 15 dei quali possono essere caratterizzati da piena autonomia e attività. E quando ciò avviene, porta non solo un miglioramento per l’individuo, ma anche un arricchimento per la società.
Affinché ciò avvenga però servono fondi e riforme organiche, perché favorire il cosiddetto invecchiamento attivo significa smantellare l’attuale semplificazione legislativa e culturale per cui la vecchiaia è concepita come un’unica fascia di età in cui non c’è distinzione tra obiettivi, bisogni e servizi. Al contrario, andrebbe costruito un sistema più complesso e maggiormente in grado di rispondere agli attuali bisogni della società. Occorre, in altre parole, lavorare in anticipo per non arrivare impreparati al 2030, anno in cui l’Italia potrebbe arrivare ad avere un pensionato per ogni lavoratore. Ad oggi, uno scenario simile sarebbe catastrofico per il nostro sistema previdenziale.