BCE, i tassi di interesse e la vita delle persone che hanno meno

Qualche giorno fa sono riuscito, finalmente, a passare il mio mutuo da tasso variabile a tasso fisso bloccando l’ascesa della rata.

Ci avevo già provato a giugno 2022 ma non avevo insistito abbastanza ed ero stato dissuaso dalla mia banca. Errore mio, avrei dovuto insistere e tenere ferma la mia posizione. Non so dire quante persone ci siano nella mia condizione, quante avrebbero voluto farlo prima e siano state frenate, quante l’abbiano fatto.

Perché era importante? Perché, per fermare l’inflazione, la Banca Centrale Europea continua ad alzare i tassi di interesse.

Come oggi, 16 marzo 2023, andando avanti con un programma annunciato senza guardare in faccia nessuno: rialzo di 50 punti percentuali, come annunciato. La decisione viene mantenuta nonostante i fallimenti di Silicon Valley Bank e Signature Bank e nonostante il salvataggio operato dalla Banca centrale svizzera nei confronti di Credit Suisse.

È una decisione ideologica, spacciata per tecnico-scientifica.

Il paradosso? Per abbassare l’inflazione si operano scelte che impattano sulla vita delle persone che hanno meno. Si erogano già meno mutui (e il fenomeno continuerà). Si fanno aumentare ancora i mutui a tasso variabile. Si contraggono (e si contrarranno ancora di più) i consumi, perché le persone, per paura, spenderanno sempre meno (e quelle che hanno qualcosa da investire investiranno sempre meno).

È una visione che ricorda molto da vicino, per i mantra ripetuti e per le parole chiave scandite, l’ideologia dell’austerità con cui si operò in Grecia: la stessa Lagarde, oggi a capo della BCE, ammise che si esagerò.

È una visione che allontana e allontanerà sempre di più le persone comuni dalle governance globali. Una visione che rischia di rinforzare i nazionalismi, i movimenti conservatori e reazionari, gli scontri.

Anche questa storia ci ricorda che abbiamo sempre più bisogno di ripensare il mondo e il modo in cui lo viviamo.

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