La Bosnia ed Erzegovina, la strategia Eusair e l’allargamento dell’Unione Europea

A Sarajevo, si è tenuto l’ottavo forum della Strategia dell’Ue per la Regione Adriatico Ionica. Un’occasione per capire come sta andando il processo di adesione all’Ue del Paese balcanico, dalle voci di chi con l’Unione Europea già ci lavora.

Una vista di Sarajevo - Foto: Oğuzhan EDMAN via Unsplash

Sopra, i cinque cerchi olimpici.
Sotto, le dodici stelle gialle su sfondo blu.

 

A Sarajevo, l’ottavo forum della Strategia dell’Ue per la Regione Adriatico Ionica si è tenuto all’hotel Holiday, un grande edificio giallo e grigio, costruito per i giochi olimpici invernali che la città bosniaca ha ospitato nel 1984.

 

A quasi quarant’anni da quell’avvenimento, lo scorso maggio, sotto il logo delle olimpiadi inciso sulla facciata dell’albergo, sventolava la bandiera dell’Unione Europea, unendo idealmente il passato positivo e il futuro possibile della Bosnia ed Erzegovina.

 

Il Forum è l’evento annuale di EUSAIR, la Strategia dell’UE per la Regione Adriatico Ionica.  Si tratta di una strategia macroregionale che, a partire dal 2014, è stata sviluppata congiuntamente dalla Commissione Ue e dai Paesi coinvolti per lavorare insieme su alcune aree di interesse comune, come il turismo, i trasporti, l’ambiente e le risorse marine.

L'hotel Holiday, a Sarajevo - Foto: Paolo Riva e, a destra, EUSAIR
L'hotel Holiday, a Sarajevo - Foto: Paolo Riva e, a destra, EUSAIR

Non si tratta dell’unica strategia macroregionale dell’Ue: in totale sono quattro e le altre tre riguardano l’area baltica, quella del Danubio e quella alpina. La particolarità di EUSAIR è che, al suo interno, gli stati Ue sono meno numerosi di quelli che – al momento – non fanno parte dell’Unione. La strategia copre, infatti, dieci paesi: Croazia, Grecia, Italia e Slovenia sono membri Ue, mentre Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord, San Marino e Serbia no.

 

Questi ultimi, ad eccezione di San Marino, sono però tutti paesi candidati all’ingresso nell’UE. E questo è un aspetto cruciale di EUSAIR. “La macrostrategia è uno strumento che contribuisce allo sforzo più ampio che questi paesi devono fare, passo dopo passo, per diventare stati membri dell’Unione Europea”, sostiene Gentiola Madhi, ricercatrice e analista di Osservatorio Balcani e Caucaso.

Collaborazione orizzontale

Nel 2021, Osservatorio Balcani e Caucaso ha realizzato insieme a CeSPI un report chiesto dalla Commissione Ue proprio per capire come la strategia possa sostenere il processo di allargamento ai Balcani occidentali.

 

Secondo il rapporto, tra i punti di forza di EUSAIR che possono apportare un contributo positivo al processo di allargamento vi è “l’aspetto regionale e orizzontale che caratterizza, in seno alla Macroregione Adriatico-Ionica le relazioni tra i paesi dei Balcani e le istituzioni europee. Si tratta quindi di relazioni tra pari e non dall’alto in basso ed è proprio il carattere cooperativo di EUSAIR a contribuire alla convergenza su interessi comuni tra paesi membri e paesi non-Ue”.

L'ingresso dell'EUSAIR Forum - Foto: Paolo Riva
L'ingresso dell'EUSAIR Forum - Foto: Paolo Riva

Madhi, che è una delle autrici del report, fa un esempio: “se parliamo di sicurezza in mare, Albania o Montenegro sono paesi che possono fare investimenti limitati per arrivare ai livelli previsti dalle normative europee. La strategia, attraverso progetti finanziati coi fondi di coesione o IPA (lo strumento di assistenza preadesione, per i paesi candidati, ndr), può però stimolare la collaborazione con gli stati Ue, come l’Italia, e facilitare la condivisione di esperienze e politiche, che poi verranno implementate e verificate durante il processo di adesione”.

 

All’EUSAIR Forum di Sarajevo, infatti, erano presenti numerosi rappresentanti di istituzioni locali e organizzazioni della società civile che partecipano ai progetti della strategia, che spaziano dall’economia circolare all’energia, dal turismo sostenibile ai trasporti citati da Madhi. “Questa collaborazione tra stati è la dimensione orizzontale di EUSAIR”, conclude la ricercatrice di Osservatorio Balcani e Caucaso.

Il processo di adesione

Gli stati candidati ad entrare nell’UE, devono soddisfare tutti “criteri di adesione, detti criteri di Copenaghen”, che “includono la stabilità della democrazia e lo Stato di diritto, un’economia di mercato funzionante nonché l’adozione di tutta la legislazione europea e dell’euro”. In pratica, per essere promossi, Albania, Bosnia ed Erzegovina
, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia devono fare i compiti. Che poi vengono valutati dalle istituzioni UE e, quindi, anche dagli stati Ue che fan parte della strategia come Croazia, Grecia, Italia e Slovenia.

Il Ministro degli Esteri della Bosnia ed Erzegovina Elmedin Konakovic - Foto: avaz.ba
Il Ministro degli Esteri della Bosnia ed Erzegovina Elmedin Konakovic - Foto: avaz.ba

Il punto è che il processo di allargamento negli ultimi anni è andato a rilento, creando parecchio scontento nei paesi candidati, in particolare Albania e Macedonia del Nord, i due stati più avanti nel percorso di adesione. Al contrario, la Bosnia ed Erzegovina è lo stato più indietro. Il paese, che è uno dei più piccoli e meno sviluppati della regione, ha ottenuto lo status di candidato solo pochi mesi fa, a fine 2022.

 

Al forum di Sarajevo, però, i rappresentanti del governo hanno sfoderato grande ottimismo.

 

“L’adesione all’UE è una priorità assoluta”, ha dichiarato il Ministro degli Esteri Elmedin Konakovic, che si è anche detto “molto soddisfatto” dell’ultimo incontro tenutosi a Bruxelles sull’allargamento. Il Consiglio Affari esteri di pochi giorni prima infatti, aveva visto partecipare anche i ministri dei sei paesi balcanici candidati, cui si era rivolto l’Alto Rappresentante Ue per la politica estera Joseph Borrell. “L’Alto Rappresentante – si legge nel comunicato finale – ha inviato ai partner dei Balcani occidentali un messaggio forte sulla necessità di cogliere lo slancio nel processo di allargamento creato dai rapidi progressi dell’Ucraina”.

Un contesto nuovo

L’invasione russa dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, ha avuto conseguenze forti anche per l’allargamento dell’Ue che, dopo l’ingresso della Croazia nel 2013, stentava. In pochi mesi, Ucraina e Georgia hanno fatto domanda di adesione all’Ue e hanno ottenuto, nel giugno 2022, lo status di paesi candidati. Anche alla Georgia è stata offerta “una prospettiva europea”.

 

Per Giorgio Fruscione, analista di ISPI esperto di Balcani, la guerra in Ucraina “ha fatto sì che l’Ue desse una dimensione geopolitica a un processo di allargamento che, fino al febbraio 2022, era sempre stato considerato più come un’integrazione economica”. Questo cambio di visione, sempre secondo Fruscione, ha portato ad un’accelerazione del processo e, infatti, la Bosnia ed Erzegovina, che aveva fatto domanda nel febbraio 2016, è diventata uno stato candidato lo scorso dicembre.

La notizia dovrebbe essere stata accolta con favore da gran parte della popolazione.

Un momento del forum EUSAIR di Sarajevo - Foto: EUSAIR
Un momento del forum EUSAIR di Sarajevo - Foto: EUSAIR

Secondo un sondaggio governativo, infatti, oltre il 73 per cento dei cittadini bosniaci sostiene il percorso europeo. “Qui l’Europa è percepita come un’istanza legata allo stato di diritto e alla qualità della vita. Per questo l’idea che il paese entri nell’Unione Europea è largamente sostenuta” afferma Stefano Ellero, che è responsabile della cooperazione per l’Ue in Bosnia ed Erzegovina e che conosce bene il paese per averci vissuto molti anni.

Opportunità per persone attive

“Vorrei davvero che entrassimo nell’Ue. Sarebbe una grande opportunità per noi, per usate tutto il nostro potenziale, fatto soprattutto di giovani che oggi non riescono partecipare allo sviluppo del paese”, sostiene Jasmina Ovcina, che lavora da anni per l’Ong italiana CISP e che oggi si occupa soprattutto di turismo e ambiente. A suo parere, l’ingresso nell’Ue potrebbe aiutare nell’affermare maggiormente lo stato di diritto. “Con CISP promuoviamo pacchetti non per il turismo di massa, ma per lo sviluppo sostenibile delle comunità rurali. La corruzione però frena tutto”, aggiunge Ovcina.

Milorad Dodik, a sinistra, incontra Vladimir Putin, nel maggio 2023 - Foto: Wikipedia
Milorad Dodik, a sinistra, incontra Vladimir Putin, nel maggio 2023 - Foto: Wikipedia

Per lo studente di medicina Aleksandar Kovač, invece, l’ingresso della Bosnia ed Erzegovina nell’Ue potrebbe offrire “molte opportunità” alle persone come lui, “che non sono passive, ma amano cambiare le cose”. Kovač parla con cognizione di causa. È stato anche lui presente all’EUSAIR Forum di Sarajevo perché due anni fa ha vinto una competizione per giovani startupper sostenuta dall’Unione Europea proprio nell’ambito della strategia adriatico ionica. Ora sta sviluppando il suo progetto di un’app per la prenotazione di visite mediche on line grazie all’Inovvacioni Center Banja Luka e continua a frequentare gli incontri di EUSAIR perché li ritiene utili per conoscere persone simili a lui e condividere idee.

 

“Anche se non seguo molto la politica, penso che l’Ue possa aiutare la Bosnia ed Erzegovina in ambito politico ed economico”, aggiunge. Kovač è della città di Banja Luka dove pareri come il suo sono molto meno diffusi che nel resto del paese.

Dodik e la Russia

Il grado di supporto per l’ingresso in Ue vede forti differenze territoriali, legate alla complessa architettura istituzionale che lo stato bosniaco si è dato uscendo dalla guerra degli anni Novanta.

 

Da un lato, c’è l’entità croato musulmana della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, di cui fa parte Sarajevo, dove l’adesione all’Ue è sostenuta dall’86 per cento degli intervistati. Dall’altro, c’è l’entità serba della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (di cui Banja Luka è il centro principale), in cui la percentuale scende al 50,6. Non per caso.

 

Il presidente della Repubblica Srpska è il nazionalista Milorad Dodik che, spiega ancora Fruscione di ISPI, “è l’unico leader politico con una carica pubblica di alto livello che ha mantenuto rapporti solidi con la Russia di Putin”. Dopo l’invasione dell’Ucraina, prosegue l’analista, “nelle aree dove la popolazione serba è maggioritaria, il soft power russo è aumentato e sono state prese posizioni antioccidentali. Il processo di adesione all’Ue ne risentirà”.

Viaggiare liberi

Il percorso della Bosnia ed Erzegovina verso l’Unione Europea, quindi, nonostante il mutato contesto, non appare affatto semplice. Dall’EUSAIR Forum ad oggi, però, ci sono stati anche segnali positivi.

 

A fine giugno, per esempio, il governo austriaco ha lanciato l’iniziativa degli Amici dei Balcani occidentali, un gruppo di sette Stati membri dell’UE desiderosi di accelerare l’adesione all’UE degli Stati dei Balcani occidentali, tra cui anche l’Italia.

Una vista di Sarajevo - Foto: Sead Dzambegovic via Unsplash
Una vista di Sarajevo - Foto: Sead Dzambegovic via Unsplash

Proprio la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha speso in più occasioni parole favorevoli all’allargamento Ue. “Sosteniamo il cammino che Ucraina, Moldova, Georgia, ma anche i Balcani occidentali stanno compiendo verso l’adesione all’Unione europea, che non significa allargare l’Unione europea, ma tornare tutti insieme, perché è questo quello che siamo”, ha dichiarato Meloni al Vertice della Comunità Politica Europea.

 

In Bosnia ed Erzegovina, c’è chi ci spera. “Se entrassimo in Ue, avremmo accesso a un mercato più grande e soprattutto non avremmo problemi a viaggiare”, ragiona il giovane Kovač. “Avrei meno problemi a spostarmi in Italia, che è uno dei miei paesi preferiti. Voglio vivere lì quando sarò in pensione”.

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