Dialogo di una macchina e di un essere umano
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Le attività degli influencer stanno incontrando crescenti restrizioni, soprattutto in alcuni esercizi commerciali, e addirittura piccole cittadine. Proprietari di esercizi e autorità di alcune città americane iniziano a vietarne l’ingresso, complici la presenza di eventuali fan invadenti e richieste di servizi gratuiti.
Quante volte abbiamo visto un influencer, o uno streamer, lavorare all’interno di un locale commerciale? Bar e ristoranti, ad esempio: esiste tutto un filone, quello dei food-blogger (anche se ormai non sono più “blogger” in senso stretto) che del filmarsi o fotografarsi mentre mangiano e recensiscono i prodotti dei locali ne hanno fatta una professione.
Bene: sempre più spesso i proprietari dei locali stanno reagendo contro l’invadenza di questi influencer, vietandogli di entrare o imponendogli delle restrizioni significative, ad esempio il divieto di filmare. I motivi sono presto detti. Capita infatti che gli influencer vengano seguiti dai fan, arrecando disturbo agli altri avventori dei locali, oppure che “pretendano” servizi gratuiti in cambio di pubblicità.
Fin qui, nulla di particolarmente anormale.
Ma la cosa curiosa è che gli influencer stanno venendo banditi… anche da alcune città, che ne stanno vietando l’ingresso.
È il caso di Pomfret, un villaggio del Vermont con circa 900 abitanti, divenuto un simbolo della lotta contro l’overtourism e contro il turismo “da social”, spinto dalla popolarità di Sleepy Hollow Farm, una proprietà privata resa celebre da Instagram e TikTok.
L’afflusso massiccio di turisti e influencer, attratti dai colori autunnali e dalla oggettiva bellezza bucolica del luogo, ha infatti causato gravi problemi, tra congestioni del traffico e danneggiamenti alle proprietà.
Dal 2022, i residenti hanno adottato diverse misure per gestire la situazione, tra cui trasformare la strada che conduce alla fattoria in un senso unico e, successivamente, chiudere del tutto l’accesso ai non residenti durante la stagione autunnale (settembre-ottobre).
Queste decisioni sono state supportate da una campagna di crowdfunding che ha raccolto oltre 22.000 dollari per coprire i costi della segnaletica e dei pattugliamenti.
Nonostante il malcontento di alcuni visitatori, i residenti sottolineano di non essere contrari al turismo, ma chiedono rispetto per le loro proprietà e sicurezza per tutti.
Chissà se in futuro tutto questo non prenda piede anche da noi.
E a proposito di influencer, ci siamo mai domandati come mai tendiamo a seguirli e a fidarci di loro?
Lo spiega bene questo articolo di Mashable.
Qualche spoiler? Le cosiddette relazioni parasociali. Nonostante non li conosciamo di persona, tendiamo a considerare un influencer al pari di un amico o familiare, tantopiù se quest’ultimo condivide – o dà impressione di condividere – gran parte della propria vita privata.
E se un prodotto ci viene consigliato da un amico… ci fidiamo, no?
25 ottobre 2023
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