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Come stiamo usando le tecnologie per un lavoro sul 2 agosto 1980
Quante volte abbiamo visto un influencer, o uno streamer, lavorare all’interno di un locale commerciale? Bar e ristoranti, ad esempio: esiste tutto un filone, quello dei food-blogger (anche se ormai non sono più “blogger” in senso stretto) che del filmarsi o fotografarsi mentre mangiano e recensiscono i prodotti dei locali ne hanno fatta una professione.
Bene: sempre più spesso i proprietari dei locali stanno reagendo contro l’invadenza di questi influencer, vietandogli di entrare o imponendogli delle restrizioni significative, ad esempio il divieto di filmare. I motivi sono presto detti. Capita infatti che gli influencer vengano seguiti dai fan, arrecando disturbo agli altri avventori dei locali, oppure che “pretendano” servizi gratuiti in cambio di pubblicità.
Fin qui, nulla di particolarmente anormale.
Ma la cosa curiosa è che gli influencer stanno venendo banditi… anche da alcune città, che ne stanno vietando l’ingresso. In America, per ora, ma chissà se in futuro tutto questo non prenda piede anche da noi.
E a proposito di influencer, ci siamo mai domandati come mai tendiamo a seguirli e a fidarci di loro?
Lo spiega bene questo articolo di Mashable.
Qualche spoiler? Le cosiddette relazioni parasociali. Nonostante non li conosciamo di persona, tendiamo a considerare un influencer al pari di un amico o familiare, tantopiù se quest’ultimo condivide – o dà impressione di condividere – gran parte della propria vita privata.
E se un prodotto ci viene consigliato da un amico… ci fidiamo, no?
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