Un viaggio a 8 bit con il Rabbit r1
Da Sanremo a Magenta, fotografando con un aggeggio strano che converte, inventando, le tue foto rendendole digital-retrò.
Come stiamo usando le tecnologie per un lavoro sul 2 agosto 1980
Gabriele Cruciata – giornalista d’inchiesta e ormai storico collaboratore di Slow News – e Dario De Santis, storico, ci hanno coinvolti in un progetto di ampio respiro sulla strage di Bologna. Mentre ne scrivo, sono passati quasi 44 anni dal 2 agosto 1980. Siamo in piena estate 2024. Fa caldo. Sappiamo che a ridosso dell’anniversario qualcosa, come sempre accade, si muoverà. Magari salterà fuori qualcuno con la solita pista palestinese. La caldaia esplosa, no, quella ce la risparmiamo, per fortuna, anche se c’è stata come ipotesi. È durata poco. A pensar male vien da dire che l’ipotesi di quella caldaia è durata giusto il tempo di non cominciare da subito a mettere posti di blocco. Sappiamo anche che, se vogliamo raccontare la vera storia dietro la strage di Bologna (questo il sottotitolo che abbiamo scelto per il nostro podcast, 10 e 25), dobbiamo fare una cosa che è un po’ la nostra ossessione e che di solito i giornalisti non fanno.
Dobbiamo mettere a disposizione di chi lo desidera le fonti. È una delle ossessioni di Slow News. È una delle ossessioni anche di Gabriele. Figurati se può non essere un’ossessione per uno storico.
Le fonti sono quell’elemento imprescindibile nel lavoro giornalistico. Quelle che vanno protette e tutelate se ce n’è bisogno e se te lo chiedono. Quelle che vanno preservate, conservate, messe al sicuro, rese inoppugnabili.
Per farlo, queste fonti le devi trattare con riguardo, rispetto ed empatia ma, in un certo senso, le devi anche mettere sotto la lente d’ingrandimento. Perché se una fonte ricorda male, se una fonte sbaglia, se una fonte non è precisa, allora quel che succederà sarà che verrà messo a repentaglio tutto. Sia il tuo lavoro da giornalista sia la fonte stessa. Là fuori è pieno di persone che, a vario titolo, non vedono l’ora di smontare qualsiasi fonte.
E allora noi cosa abbiamo deciso di fare? Abbiamo deciso di aprire le fonti.
Così, abbiamo deciso di utilizzare le nuove tecnologie per farci aiutare. Dario e Gabriele hanno caricato dentro a uno strumento che si chiama Pinpoint tutti i documenti – pubblici! – che hanno trovato. Hanno creato un enorme archivio digitale di centinaia di documenti, per la prima volta raccolti in un unico posto.
Un posto che, fra l’altro, è interrogabile grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale, che possono aiutare chi cerca (giornalista, storico o semplicemente persona curiosa) a individuare al volo documenti in cui viene nominata una certa persona insieme a un’altra, un luogo, una parola, una descrizione.
Abbiamo deciso anche di rendere disponibile questo archivio. In un primo momento, lo sarà solamente per chi ci sosterrà in questa fase del podcast: infatti abbiamo aperto una campagna di crowdfunding su Produzioni dal Basso.
È per questo che il sottotitolo del nostro podcast è “la vera storia dietro alla strage di Bologna”. Quel “vera” ha fatto storcere il naso a qualcuno. Ma questo è il grado di verità che possiamo offrire: la totale trasparenza rispetto alle fonti che ci hanno portati a raccontare questa storia vecchia di 44 anni come non è mai stata raccontata prima.
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