Le intelligenze artificiali generative: domande e risposte di Artificially Informed

Tutto quel che vuoi sapere sulle intelligenze artificiali generative e che puoi chiedere

Ai image made with midjourney v5 by Barbara Zanon
Indice

    Artificially Informed

    Artificially Informed è un evento che ho organizzato e inventato insieme ad Anna Castiglioni e… a Chat Gpt! Dopo l’evento, un sondaggio distribuito fra i partecipanti mi ha permesso di raccogliere molte domande sulle intelligenze artificiali generative. Le sto raccogliendo qui, insieme alle mie risposte.

     

    L’approccio critico alle intelligenze artificiali generative è fondamentale: occorre essere consapevoli dei rischi (veri) e dei problemi (reali), come, ad esempio, la mancanza di trasparenza dell’uso di strumenti che prendono decisioni sulle persone (per esempio, per decidere se hai diritto a un mutuo o se sei un terrorista che va ucciso); i costi nascosti, energetici e ambientali; il fatto che sono in mano a un ristrettissimo oligopolio e via dicendo.

    In questo spazio mi concentro sulle risposte da dare a chi pone domande. Se vuoi seguire il percorso, ti consiglio di ascoltare e guardare l’evento, oltreché di leggere qui.

    L'evento integrale Artificially Informed

    Domande e risposte

    Di seguito, le domande lasciate nel sondaggio e le risposte. Per forza di cose, ci saranno risposte limitate e rimandi ad approfondimenti. L’idea è, comunque, di lasciare qui un archivio in continuo aggiornamento che possa funzionare da risorsa permanente per chi si interessa a questi argomenti.

    Come usare le intelligenze artificiali generative praticamente?

    Nel corso dell’evento Artificially Informed abbiamo mostrato svariati esempi di uso pratico: dal video introduttivo fatto con HeyGen e ElevenLabs a usi di ChatGPT, uno dei “large language model” di cui abbiamo parlato, per fare brainstorming su progetti editoriali, partecipare a bandi, partire da un’idea e finire con contenuti complessi.

    Tuttavia, la spiegazione di come usare praticamente le immagini richiede un approccio metodologico, prima di tutto, che possiamo riassumere così, per cominciare

    – parti da un’idea (cosa vuoi fare con le AI?)
    – gioca, sperimenta, esplora con gli strumenti che hai scelto di utilizzare
    – impara a scrivere prompt (comandi) complessi, dando contesto, spiegando bene quel che vuoi ottenere

    È necessario investire un po’ di tempo per lavorare bene, non ci sono scorciatoie.

    Come salvare la creatività dalla minaccia IA?

    Per me, per salvare la creatività umana dovremmo ribaltare la prospettiva e pensare che la minaccia alla creatività arriva da altre parti: dal mercato, dai soldi, dai vincoli, dai decisori miopi, dall’idea che si possa prevedere sempre il successo o l’insuccesso di un progetto o di un lavoro artistico.

    Insomma: credo che l’intelligenza artificiale non debnba essere vista come una minaccia alla creatività, ma piuttosto come un’alleata. Usiamola per aumentare la nostra creatività, sfruttando le sue capacità per esplorare nuove frontiere artistiche e intellettuali. È bello, è divertente, è sperimentale.

    L’IA può generare spunti e idee che possiamo poi sviluppare ulteriormente, rendendoci più creativi e innovativi. Possiamo sfruttarla per fare brainstorming, generare nuove idee, migliorare processi creativi esistenti e sperimentare con nuovi approcci. È uno strumento potente e versatile che rende la creatività più accessibile, che abilita anche chi non si sentiva creativa, che può persino trasformare un processo noioso in qualcosa di divertente. L’uso pratico dell’IA è un viaggio continuo di scoperta e innovazione.

    Chi si occupa dei modelli, degli algoritmi che addestrano l’IA?

    Gli esperti che si occupano di sviluppare e addestrare i modelli di intelligenza artificiale sono solitamente ricercatori e ingegneri nel campo dell’informatica e dell’apprendimento automatico. Questi professionisti lavorano in università, aziende tecnologiche e istituti di ricerca. Collaborano per creare algoritmi che permettono all’IA di imparare dai dati, migliorare nel tempo e fornire risultati sempre più accurati e utili. Il loro lavoro è fondamentale per il progresso dell’IA e la sua integrazione nei diversi settori.

    Il problema principale è che la maggior parte di questi modelli è una scatola nera e che i soldi per svilupparli, fare ricerca, farli funzionare sono nelle mani di pochissimi investitori e pochissime aziende che operano in regime di sostanziale oligopolio.

    È molto interessante anche ricordare che i benchmarkguardane uno – con cui queste macchine vengono testate sono come libri di testo di scuola generalista: possono contenere errori! E ci vogliono team multidisciplinari umani per valutare le performance delle macchine, visto che nei benchmark 

    Come riuscire a utilizzare davvero i tanti programmi di AI?

    L’uso dei programmi di intelligenza artificiale diventerà sempre più intuitivo e integrato nelle nostre attività quotidiane: molti di questi programmi saranno incorporati nei software e nei dispositivi che già utilizziamo, rendendoli più accessibili e facili da usare. Ad esempio, le applicazioni di editing video o foto stanno già includendo funzionalità di AI per migliorare automaticamente la qualità delle immagini, così accadrà ai programmi di videoscrittura, ai gestori di posta elettronica, agli smartphone, ai computer. Ne ho parlato un paio di volte su Internazionale, citando le intuizioni di Henry Jenkins che, fin dal 2007, parlava di convergenza e concentrazione. La prima positiva, la seconda molto negativa.

    Inoltre, saranno disponibili sempre più risorse educative e tutorial per aiutare gli utenti a sfruttare al meglio queste tecnologie.

    Oggi se vuoi avere un’idea di quante applicazioni di intelligenza artificiale generativa esistano puoi andare, per esempio, su Thereisanaiforthat. Una raccomandazione: leggi bene, sempre, termini e condizioni d’uso.

    Avrò ancora un lavoro?

    Il mercato del lavoro sta cambiando con l’avvento dell’intelligenza artificiale, e questo solleva preoccupazioni legittime. Ma il problema non sono le tecnologie: è proprio il modo in cui è strutturato il mercato del lavoro. Un mercato in cui ci sono persone che fanno indispensabili e insostituibili e vengono pagate pochissimo (penso ai lavori di relazione e cura, di educazione, a tutto ciò che riguarda la crescita, la formazione delle persone fin da quando sono bambine), mentre l’economia finanziaria moltiplica sempre di più le rendite di pochi privilegiati.

    Poi, le competenze umane come la creatività, il pensiero critico e l’empatia rimarranno insostituibili.

    Il vero problema è come il mercato del lavoro si adatterà a queste trasformazioni e come possiamo prepararci per il futuro. È fondamentale investire nella formazione continua e nello sviluppo di competenze che ci rendano complementari alla tecnologia. Il tema è politico.

    Come evito di perdere tempo a imparare a far lavorare l’ai?

    Dipende da cosa intendi con questa domanda. Un po’ di tempo lo devi investire per forza, e all’inizio sarà un investimento che cresce. Poi, ad un certo punto, comincerai a risparmiare tempo.

    Seguire buoni corsi, leggere e studiare, dedicare un po’ di tempo a giocare e sperimentare è fondamentale, in questa fase. Purtroppo ci vuole un po’ di budget a disposizione.

    Il tempo liberato con le AI generative
    Un grafico che rappresenta (senza pretesa di verità numerica) il concetto di tempo investito per l'apprendimento delle AI generative e di tempo successivamente liberato, fatto con ChatGpt

    Più che dubbi noto una difficoltà a superare un livello meramente introduttivo, nonostante interventi molto interessanti ed esempi che però riguardano sempre (inevitabilmente?) nicchie di attività non necessariamente vicini al day by day professionale

    Il problema è che per entrare nel day by day professionale occorre un lavoro sulla singola persona che, fatalmente, diventa molto complicato da fare in un evento per molte.

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