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Negli ultimi vent’anni, Google ha avuto il dominio assoluto nel settore dei motori di ricerca. È stato praticamente intoccabile, e i pochi rivali non hanno mai rappresentato una minaccia concreta. Ora però, con le intelligenze artificiali che stanno iniziando a saper fare ricerche online, le cose potrebbero prendere una piega diversa.
Con l’arrivo di ChatGPT nel 2022, abbiamo visto una novità importante: una tecnologia capace di rispondere a domande in modo sintetico come un motore di ricerca, ma in una forma conversazionale. Google non è rimasto a guardare e ha subito introdotto funzioni di IA nella sua ricerca tradizionale. Ma il mercato sta cambiando in modo significativo, con altre aziende e startup che provano a inserirsi come vere alternative nella “casella di ricerca”.
Negli ultimi mesi, Google ha cominciato a inserire risposte generate dall’IA in cima ai risultati di ricerca per certe query, dando agli utenti una risposta immediata che riassume le informazioni trovate sul web. Questo fa parte di un rinnovamento generale della ricerca, messo in atto per contrastare nuovi rivali come OpenAI e la startup Perplexity.
Quest’ultima, ad esempio, ha sviluppato un chatbot che funziona anche come motore di ricerca, offrendo risposte con link e fonti, simile a Google, ma pensato per favorire un’interazione più dialogica.
Nonostante gli aggiornamenti di Google, emergono comunque dei limiti nella sua risposta alla concorrenza. I chatbot di IA possono fornire risposte ampie e interessanti, ma spesso non sono abbastanza precisi, rischiando di dare informazioni inesatte. La sfida, quindi, è quella di integrare risposte affidabili senza stravolgere il modello tradizionale di ricerca che permette a Google di guadagnare con la pubblicità.
Google parte comunque avvantaggiato, grazie alla sua esperienza e alle risorse di cui dispone, mentre le startup hanno la possibilità di sperimentare nuovi approcci, almeno inizialmente, senza l’ingombro della pubblicità.
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