L’intelligenza artificiale per raccontare la strage di Bologna
Come stiamo usando le tecnologie per un lavoro sul 2 agosto 1980
Sia su Threads che sulle altre piattaforme di Meta, la moderazione automatica sembra diventare sempre più severa, causando frustrazione e disagi tra molte persone.
L’algoritmo di Meta spesso non riesce a distinguere il tono di un post, se è serio o scherzoso, o se si tratta di una citazione anziché di un’opinione originale.
Questo ha portato – e ogni giorno porta – alla rimozione di contenuti e alla sospensione di account. E spingendo molti a considerare l’abbandono dell’ecosistema Meta per piattaforme alternative, sebbene non sia facilissimo.
Il tema è diventato virale in particolare su Threads, con numerose segnalazioni di persone che si sono viste sospendere o limitare i propri account per aver condiviso link a contenuti su temi delicati o per aver fatto battute innocue – almeno, ad un occhio “umano”, in grado di distinguere almeno in parte i toni.
Un esempio Altre persone riferiscono che persino parole comuni come “saltiness” (letteralmente “sapidità”, ma spesso utilizzato colloquialmente per descrivere una reazione stizzita verso qualcosa o qualcuno) o “cracker jacks” (colloquialmente usato come termine dispregiativo, ma che può anche indicare del cibo) avrebbero attivato i filtri di moderazione automatici, portando alla rimozione immediata dei post. Fenomeno che alcuni hanno ribattezzato ironicamente “crackergate”.
Anche professionisti noti nel settore, come il consulente per i social media Matt Navarra, avrebbero avuto dei problemi con la moderazione di Meta. Dopo aver condiviso una notizia relativa a un episodio legato a Meta, Navarra ha scoperto che il suo account Threads era stato penalizzato. A seguito di un reclamo pubblico, Adam Mosseri, responsabile di Instagram e Threads, ha risposto promettendo di “indagare” sul problema, ma Meta non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sui crescenti disagi causati dalla moderazione automatica.
Le restrizioni automatizzate non colpiscono solo per il contenuto dei post, ma anche per questioni legate all’età.
In alcuni casi, persone adulte si sarebbero viste disabilitare il proprio account perché erroneamente classificate come minori di 13 anni. Nonostante la possibilità di inviare dei documenti di identità per le opportune verifiche, il sistema ha continuato a considerarle sotto l’età minima, portando alla cancellazione definitiva degli account, con i disagi che potete immaginare.
Questa rigidità sembra derivare dalla crescente pressione normativa che obbliga Meta a proteggere i minori, con misure che dal 2021 includono, ad esempio, la registrazione della data di nascita per tutti gli iscritti.
Queste problematiche non incidono solo sulla fruizione personale, ma anche sull’attività di creator e professionisti che usano le piattaforme di Meta per lavoro. Come potete immaginare, chi coi social ci lavora può avere un danno non indifferente a vedere i propri contenuti cancellati e il proprio account eliminato. Soprattutto se per un errore.
In questo clima di crescente insoddisfazione, la moderazione automatica di Meta sta spingendo molti a considerare piattaforme alternative, viste almeno per ora come più “aperte” e meno restrittive sotto il punto di vista della moderazione.
E secondo molti, se la situazione non dovesse migliorare, Meta potrebbe assistere a un vero e proprio esodo verso altri social.
Fonte: TheVerge
Come stiamo usando le tecnologie per un lavoro sul 2 agosto 1980
Da Sanremo a Magenta, fotografando con un aggeggio strano che converte, inventando, le tue foto rendendole digital-retrò.
Tutto quel che vuoi sapere sulle intelligenze artificiali generative e che puoi chiedere
Sono apparsi in rete due chatbot misteriosi ad alta prestazione. Ecco come usarli (con un po’ di fortuna)