Colonialismo digitale

20 ottobre 2023

Per la sorpresa di pochi, i lavoratori dei paesi in via di sviluppo stanno addestrando le intelligenze artificiali per due lire, come si suol dire. Venendo pagati pochissimo.

 

Non è una novità, e alcuni lo chiamano “colonialismo digitale”: lavori ripetitivi, pagati poco, a volte usuranti a livello mentale, che vengono svolti nei paesi in via di sviluppo e poi andranno a beneficio delle piattaforme utilizzate soprattutto negli altri paesi.
Accade, per esempio, con la moderazione dei contenuti sulle varie piattaforme social.

 

Anche con l’addestramento di alcune intelligenze artificiali sta accadendo lo stesso.
Le aziende pubblicano annunci su piattaforme di crowdsourcing, e chi cerca lavoro viene contattato per svolgere questi microtask, che possono variare.

Una condizione affatto ideale.

 

Non ci sono sicurezze – si può passare molto tempo senza ricevere richieste di lavoro – e i singoli compiti vengono pagati poco, in media al massimo due dollari.

 

Occorre quindi svolgerne parecchi per mettere assieme delle cifre dignitose, senza che i lavoratori vengano tutelati e senza che vengano considerati dipendenti delle piattaforme – Google, Amazon, Facebook sono solo alcune, per farci un’idea – che si avvalgono della loro manodopera.

 

Non è materiale da curriculum, insomma.

Né, tantomeno, da benefit aziendali.

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