10 e 25 – Domande e risposte sul podcast sulla strage di Bologna

Tutto quel che ci chiedete, suggerite, proponete sul podcast 10 e 25 trova risposte qui.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
Indice

    Premessa

    Tanto tempo – Mentre scriviamo questa premessa è il 5 agosto 2024. Sono passati 44 anni e tre giorni dalla strage di Bologna. Il 2 agosto 2024 abbiamo pubblicato l’ultima puntata del nostro podcast. Per realizzarlo abbiamo raccolto centinaia di documenti, sono decine di migliaia di pagine. Sono tutti raccolti nell’archivio pubblico che, per il momento, è riservato alle persone che hanno sostenuto il nostro podcast (puoi farlo anche tu, qui).


    Se hai delle obiezioni al nostro lavoro, per favore, segnalaci documenti, carte, questioni fattuali che possiamo verificare. Non possiamo verificare le opinioni, i “mi sembra”, i “secondo me”.

     

    I dettagli – Bisogna accettare il fatto che la strage di Bologna del 2 agosto 1980 è stato un evento complesso: dal clima politico dell’epoca a quello attuale a quello degli ultimi 44 anni di storia italiana; dai depistaggi al fatto che in una situazione del genere diventa complicato gestire ogni singolo dettaglio. Oltre ai depistaggi e agli interessi in ballo, sicuramente sono stati commessi errori in buona fede a tutti i livelli – le persone sbagliano!
    C’è una mole spropositata di documenti (oltre alle opinioni, che non si contano più).
    Tutto concorre a costruire in maniera la memoria di un evento che si potrebbe leggere in modi parziali e piegare alle proprie esigenze.

     

    La ricerca – Per noi, però, la ricerca della verità giornalistica e storica non ha niente a che vedere con la parzialità. Serve a tutte e tutti.

     

    L’obiettivo del nostro lavoro è creare un racconto trasparente, verificabile, ricostruibile. spiegandone i vari passaggi.

     

    In queste pagine spiegheremo anche le scelte fatte, i dettagli per forza di cose condensati, e cercheremo di rispondere alle domande e alle obiezioni che abbiamo ricevuto.



    Cominciamo.

    Perché “la vera storia”? State cancellando tutto quel che è stato fatto?

    Quella parola, vera, ha suscitato diffidenza, resistenze, in alcuni casi ironie. Per questo è importante iniziare da qui.

     

    Non stiamo cancellando nulla, anzi, partiamo proprio da tutta la documentazione. Il sottotitolo completo è “la vera storia dietro alla strage di Bologna”. Non abbiamo scelto le parole a caso e ci abbiamo pensato tanto. È “la vera storia perché tutto quello che raccontiamo è verificabile seguendo l’archivio pubblico che abbiamo costruito (per il momento è riservato a chi sostiene il podcast).

     

    È “dietro alla strage di Bologna” perché è la storia che sta dietro. Perché tutto il percorso dal mostro nero (il titolo del primo episodio) al nastro rosso (la sesta e ultima puntata del podcast) traccia e racconta le idee che portano alla strage e il flusso di denaro che la finanzia. 

    Nulla colloca Mambro e Fioravanti a Bologna il 2 agosto 1980. C'è solo la testimonianza di Sparti

    La collocazione di Mambro e Fioravanti a Bologna il 2 agosto 1980 avviene attraverso decine e decine di indizi, non la sola testimonianza di Sparti: si tratta di una semplificazione, di solito usata non tanto da chi vuole sostenere l’innocenza di Mambro e Fioravanti quanto, più in generale, da chi vuole smontare l’evidenza che la strage sia ad opera dei Nar.

    Nell’archivio delle carte si può seguire tutto il lavoro che è stato fatto in oltre 4 decenni per

    •⁠ ⁠stabilire prima e confermare poi l’attendibilità di Massimo Sparti
    •⁠ ⁠ricostruire gli spostamenti di Mambro e Fioravanti nei giorni antecedenti (incontro con Gelli, omicidio di Mangiameli, incontro con Ciavardini e Cavallini)

     

    Gli alibi – Non solo. C’è anche la questione degli alibi. Come raccontiamo nella terza puntata del podcast gli alibi possono essere “falliti” o “costruiti”.

    Sono falliti gli alibi in cui il sospetto indica una situazione non verificabile. Per esempio: se dico: “ieri mi trovavo a casa da solo e nessuno lo può confermare”, non significa né che quel che dico sia falso né che io sia colpevole di qualcosa, perché questo alibi non è verificabile.

     

    L’alibi costruito invece solitamente è sostenuto da prove e da verifiche che però sono architettate appositamente e che si rivelano false. Anche chi si “costruisce” un alibi non ha necessariamente commesso il crimine. Però, nel diritto penale, il solo fatto di costruirselo è talvolta di per sé un reato e comunque diventa un pesante indizio a carico dell’imputato.

    Gli alibi di Mambro e Fioravanti si sono rivelati tutti costruiti e tutti puntualmente smontati dalle verifiche.

    Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
    Un esempio dei documenti che troverai nell'archivio di 10 e 25. Qui una delle varie ricostruzioni di quanto fatto con la testimonianza di Sparti

    Complimenti per il podcast. Domanda: il lodo Moro è ufficialmente esistito oppure no? A pagina 55 de "I segreti di Bologna" di Valerio Cutonilli e Rosario Priore si dice che non è mai ufficialmente esistito, secondo la vostra ricostruzione invece, ancorché dettagliata, sembrerebbe dato come fatto certo. Grazie.

    Se per “ufficialmente” intendiamo un accordo scritto su carta e firmato da tutti i contraenti (in questo caso l’Italia e l’OLP) allora la risposta è no. Se però per “ufficialmente” intendiamo “concretamente” o “nei fatti”, la risposta è assolutamente sì. Il Lodo Moro infatti non fu un accordo nel senso vero e proprio, cioè come formalizzato dal diritto internazionale, ma fu un accordo a voce tra le parti che prevedeva (tra le altre cose) la libertà di passaggio a uomini, mezzi e armamenti dell’OLP sul territorio italiano in cambio dello stop agli attentati terroristici palestinesi in Italia.
    L’esistenza effettiva del patto viene richiamata da Cossiga in più occasioni (ad esempio nel 2005 in una lettera a Enzo Fragalà e nel 2008 al Corriere della Sera), ma anche da Aldo Moro stesso in una lettera scritta il 22 aprile 1978, ossia durante la sua prigionia. Un’altra prova documentale ancora precedente è un cablogramma inviato il 16 febbraio 1978 dall’allora colonnello Stefano Giovannone (capo dei servizi segreti italiani a Beirut) in cui si riporta di «[…] una operazione terroristica di notevole portata asseritamente programmata da terroristi europei […]» a cui però si aggiunge una rassicurazione:

    «[…] interlocutore habet assicuratomi che “FPLP” opererà in attuazione confermati impegni miranti ad escludere il nostro Paese da piani terroristici […]»

    Scrivici. Ma non possiamo verificare le opinioni

    Questo spazio è curato da Alberto Puliafito, direttore di Slow News, insieme a Gabriele Cruciata (giornalista) e Dario De Santis (storico). Cruciata e De Santis sono gli autori e le voci narranti del podcast 10 e 25.

     

    Non possiamo rispondere in tempo reale a tutte le domande e obiezioni che riceviamo e dobbiamo, per ragioni di tempo, accorpare quelle simili.

     

    Per inviarci richieste puoi scrivere a info@slow-news.com. È probabile che ci metteremo del tempo a rispondere, perché fare le cose con metodo richiede tempo. Per favore, quando ci mandi una richiesta cerca di inviarci anche le fonti e i documenti che hai usato (a volte qualcuno ci dice cose tipo: “Basta cercare”. Non è così, e prima di pubblicare 10 e 25 abbiamo cercato tanto, verificato tanto).  Non possiamo verificare le opinioni.

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