Quando sono arrivate le prime parti scritte delle puntate mi sono dedicato personalmente all’editing, una di quelle funzioni che nel giornalismo veloce, cotto e mangiato, sparisce subito. Ho cercato di rispettare il tono di voce dei due autori, di snodare le parti troppo intricate, di far rallentare quando mi sembrava che ci fosse una valanga di informazioni, di dare leggerezza quando si poteva. Ho fatto domande e chiesto verifiche e fonti. Ad un certo punto ricordo perfettamente di aver scritto, in uno dei documenti condivisi: «Abbiate pietà di me e di chi vi ascolterà: qui bisogna fermarsi e fare il punto, perché se no al prossimo passo mi aspetto che arrivino gli alieni».
Sì, perché per quanto io potessi saperne, della strage di Bologna, Dario e Gabriele mi hanno trascinato con loro nella tana del bianconiglio e il mio dovere da editor era valorizzare al massimo il loro lavoro. Minimizzando le contestazioni – che ci saranno –, massimizzando l’efficacia del racconto.
A proposito di efficacia, quando abbiamo scelto il titolo, 10 e 25, mi è venuta in mente una di quelle cose che poi rimangono lì e non ce ne facciamo molto: mi sono messo a cercare in tutti i libri della Bibbia le citazioni a 10,25 (nella notazione standard, il primo numero indica il capitolo del libro, il secondo il versetto). Ce n’erano alcune che sembravano fatte apposta per noi: le ho raccolte tutte in un documento. Gabriele e io notammo, per esempio, la Prima lettera ai Corinzi 1o,25: «Tutto ciò che è in vendita sul mercato mangiatelo pure, senza indagare per motivo di coscienza». Oppure Esodo 10,25 Rispose Mosè: «Anche tu metterai a nostra disposizione sacrifici e olocausti e noi li offriremo al Signore nostro Dio». O ancora Marco 10,25 E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.
Di quest’idea non abbiamo fatto niente. Ma il podcast esiste. Ed esiste anche grazie alla sapiente lavorazione di Rossella Pivanti, che ha reso vivo quel che prima era solo testo digitale e poi voci.