Consapevoli che la regolamentazione è necessaria, ma non sufficiente ad arrestare l’apparente inevitabilità dell’attuale modello di innovazione digitale, vogliamo provare a contrastarlo non solo con la denuncia – e la crescita di consapevolezza – ma anche con la promozione e la realizzazione di pratiche sociali.
La restituzione di dati alle comunità e ai territori non è quindi per noi solo la richiesta di una politica da realizzare a livello nazionale o, preferibilmente, locale.
Può e deve essere già oggi una esperienza da realizzare a partire da tecnologie e competenze disponibili e sperimentate e da dati che devono essere resi disponibili: dati delle amministrazioni pubbliche, delle aziende private, ma anche pubbliche, che gestiscono servizi essenziali, ma anche dati di aziende private che possono essere però di pubblica utilità.
La possibilità di accedere ai dati dei privati può essere consentita da nuove autorità di garanzia a tale scopo costituite o, nell’immediato, dall’ampliamento dei poteri affidati all’attuale Garante della Privacy.
Inoltre, e questo è un punto dirimente, quella che ci proponiamo e che possiamo realizzare non è una generica infrastruttura digitale, un altro sistema digitale in cerca di applicazione, ma uno strumento effettivamente utile all’interno di ambiti specifici che coinvolgono attori sociali in carne e ossa, come dimostra ad esempio l’infrastruttura per il monitoraggio dei progetti del PNRR realizzata da Openpolis. Serve un diverso approccio all’innovazione digitale, che vada in direzione opposta alla concentrazione monopolistica della conoscenza, partendo dai dati, dalla loro accessibilità, utilizzabilità, qualità e dal valore aggiunto della loro possibile intersezione.
Come Forum Disuguaglianze e Diversità ne parleremo, a partire da diversi esempi concreti, il 12 Aprile 2023 presso la Fondazione Basso di Roma, durante l’evento da noi organizzato “Liberare la conoscenza per ridurre le disuguaglianze”.