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A chi appartengono queste enormi quantità di dati, estratti dalle nostre vite e dai nostri luoghi?
La questione delle intelligenze generative, dell’utilizzo e della proprietà dei dati digitali, sono temi sui quali ci interroghiamo continuamente cercando di maneggiarne la complessità unendo i puntini e continuando ad osservare e sperimentare il più possibile.
Per questo ospitiamo volentieri un intervento di Giulio De Petra, del Centro per la Riforma dello Stato del Forum Disuguaglianze e Diversità, per presentare l’evento “Liberare la conoscenza per ridurre le disuguaglianze” organizzato dal Forum il 12 aprile 2023 (qui lo streaming).
L’appropriazione e l’utilizzo di enormi quantità di dati digitali nell’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale applicati alla elaborazione del linguaggio (come ChatGPT) è l’ultimo esempio di quanto sappiamo ormai da tempo. Innumerevoli ricerche, analisi, libri e articoli di stampa ci hanno dimostrato, in questi anni, che i dati vengano estratti dalle nostre vite durante l’uso di applicazioni digitali della più diversa natura, venendo utilizzati quasi esclusivamente dalle grandi imprese private. A questi si aggiungono i dati generati dai progetti delle cosiddette smart cities, prodotti da milioni di sensori o acquisiti, ad esempio, dalle telecamere di sorveglianza dislocate in ogni angolo delle nostre città, e quelli generati dal settore pubblico, ovvero dati amministrativi e relativi a servizi pubblici sempre più digitalizzati, che dovrebbero essere aperti ed utilizzabili dai cittadini e dalle cittadine che li hanno generati ma che sempre più spesso vengono sfruttati da imprese private, che li aggiungono senza costi o limitazioni a quelli che hanno già accumulato.
Ma a chi appartengono queste enormi quantità di dati, estratti dalle nostre vite e dai nostri luoghi? Solo alle grandi imprese private, quasi sempre dislocate fuori dal nostro territorio nazionale, che li stanno accumulando e utilizzando? O è giunto invece il momento di reclamare la restituzione di questi dati alle comunità ed ai territori che li hanno generati?
Come Forum Disuguaglianze e Diversità, ci stiamo occupando non solo di richiedere, ma di promuovere e realizzare questa restituzione, prendendo spunto dalla ricerca tecnologica e giuridica che già si muove in questa direzione, ma anche delle pratiche, dalle esperienze che si stanno realizzando in alcuni ambiti. Ambiti in cui, ad esempio, le competenze tecnologiche diffuse del civismo attivo incontrano bisogni sociali da soddisfare, conflitti da sostenere, necessità di comprensione e di monitoraggio di progetti e interventi che riguardano i territori. Apprezziamo e vogliamo contribuire a migliorare i tentativi di regolazione che si stanno definendo a livello europeo, dal Digital Service Act al Data Act, e in particolare i riferimenti alle pratiche di altruismo dei dati, ma sappiamo che la grande sproporzione di forze tra il regolatore e le grandi imprese digitali renderà difficile il controllo e l’effettiva applicazione di ogni regola.
Qualcuno direbbe che è la nostra ossessione, dire sempre che le cose non sono mai bianche o nere. Ma noi siamo convinti che sia la base per poter capire il mondo che ci circonda e cercare di migliorarlo.
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Consapevoli che la regolamentazione è necessaria, ma non sufficiente ad arrestare l’apparente inevitabilità dell’attuale modello di innovazione digitale, vogliamo provare a contrastarlo non solo con la denuncia – e la crescita di consapevolezza – ma anche con la promozione e la realizzazione di pratiche sociali.
La restituzione di dati alle comunità e ai territori non è quindi per noi solo la richiesta di una politica da realizzare a livello nazionale o, preferibilmente, locale.
Può e deve essere già oggi una esperienza da realizzare a partire da tecnologie e competenze disponibili e sperimentate e da dati che devono essere resi disponibili: dati delle amministrazioni pubbliche, delle aziende private, ma anche pubbliche, che gestiscono servizi essenziali, ma anche dati di aziende private che possono essere però di pubblica utilità.
La possibilità di accedere ai dati dei privati può essere consentita da nuove autorità di garanzia a tale scopo costituite o, nell’immediato, dall’ampliamento dei poteri affidati all’attuale Garante della Privacy.
Inoltre, e questo è un punto dirimente, quella che ci proponiamo e che possiamo realizzare non è una generica infrastruttura digitale, un altro sistema digitale in cerca di applicazione, ma uno strumento effettivamente utile all’interno di ambiti specifici che coinvolgono attori sociali in carne e ossa, come dimostra ad esempio l’infrastruttura per il monitoraggio dei progetti del PNRR realizzata da Openpolis. Serve un diverso approccio all’innovazione digitale, che vada in direzione opposta alla concentrazione monopolistica della conoscenza, partendo dai dati, dalla loro accessibilità, utilizzabilità, qualità e dal valore aggiunto della loro possibile intersezione.
Come Forum Disuguaglianze e Diversità ne parleremo, a partire da diversi esempi concreti, il 12 Aprile 2023 presso la Fondazione Basso di Roma, durante l’evento da noi organizzato “Liberare la conoscenza per ridurre le disuguaglianze”.
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