Come in tutte le situazioni di shock, abbiamo bisogno di riempire quel vuoto enorme che sentiamo e di rassicurarci dalle nostre paure. Lo facciamo rassicurandoci anche con storie catastrofiste, perché ci fanno individuare un nemico comune e ci fanno sentire parte di qualcosa. Oppure lo facciamo dicendoci cose tipo «ma tanto queste macchine non capiscono», «lo faccio comunque meglio io». Oppure aggredendo chi le usa già: «se crei un’immagine con un’AI sei un ladro!». È una reazione umana, è naturale, è più che comprensibile. È una reazione che non va aggredita (anche se spesso vengono aggredite le persone che propongono visioni diverse) ma compresa.