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Poco più di un anno fa, il 27 ottobre 2022, Elon Musk entrava negli uffici di Twitter a San Francisco brandendo un lavandino per prenderne ufficialmente possesso.
Poi ha licenziato molti membri della dirigenza.
Poco più di un anno fa, il 27 ottobre 2022, Elon Musk entrava negli uffici di Twitter a San Francisco brandendo un lavandino per prenderne ufficialmente possesso.
Poi ha licenziato molti membri della dirigenza.
Poi circa 5.000 dipendenti.
Antipatie che può suscitare il personaggio a parte, dopo un anno possiamo dire che le cose non sono andate granché bene, e tra defezioni degli inserzionisti, bot, disinformazione dilagante e quant’altro, stanno procedendo peggio.
Dopo un anno, il bilancio non è positivo.
Twitter, ora rinominato “X”, ha perso gran parte della sua stabilità.
Tra la disinformazione dilagante e un netto calo degli inserzionisti, ha regnato il caos. Una delle prime decisioni controverse è stata quella di introdurre la verifica a pagamento per 7,99 dollari al mese, eliminando i badge verificati per celebrità e giornalisti.
Gli utilizzatori, pagando, potevano ottenere maggiore visibilità, il che ha provocato situazioni grottesche come account falsi di aziende che diffondevano messaggi assurdi, causando persino cali nelle azioni in borsa.
Gli inserzionisti non hanno reagito bene e hanno iniziato a sospendere le spese pubblicitarie, allontanandosi da una piattaforma giudicata instabile. Anche le misure disorganizzate – dal ban temporaneo di link verso siti concorrenti fino alla lotta pubblica con l’Anti-Defamation League – hanno contribuito a scoraggiare gli investitori. Nonostante la nuova CEO, Linda Yaccarino, abbia dichiarato un ritorno delle agenzie pubblicitarie, la spesa resta significativamente inferiore rispetto al periodo pre-Musk, con un calo del 60% dei ricavi pubblicitari negli Stati Uniti.
Nel frattempo, alternative come Mastodon, Bluesky e Threads hanno visto una crescita importante, con utenti in fuga da X alla ricerca di piattaforme più stabili. La competizione è in aumento, ma la reazione di Musk è stata principalmente quella di un rebranding poco chiaro. Il passaggio da “Twitter” a “X”, con l’abbandono del termine “tweet” in favore di un generico “post,” ha disorientato gli utilizzatori senza migliorare la situazione della piattaforma – ed eliminando, di fatto, un termine iconico ormai di uso comune.
Insomma, a un anno dall’insediamento di Musk X esiste ancora, ma è una versione più fragile di Twitter.
Con meno utenti attivi e un futuro incerto.
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