L’intelligenza artificiale per raccontare la strage di Bologna
Come stiamo usando le tecnologie per un lavoro sul 2 agosto 1980
TikTok, si sa, è la piattaforma che viene presa un po’ come capro espiatorio per la poca attenzione che abbiamo sviluppato negli ultimi anni. Contenuti brevissimi, mordi e fuggi, spesso di scarso valore. Ne abbiamo parlato tante volte.
Tuttavia, il social ha implementato la possibilità di inserire video sempre più lunghi nel corso del tempo, fino ad arrivare a una lunghezza (ragguardevole!) pari a 10 minuti. Tale implementazione ha avuto alterne fortune, probabilmente perché il pubblico non era pronto.
Ma lo sarà mai?
Beh, pare che nel 2024 lo sarà. Si torna ai longform, signori.
Dal suo debutto nel 2016, TikTok ha contribuito a radicare la cultura dello scrolling compulsivo e del “just one more video”, alimentando una sempre minore capacità di concentrazione. I brand si sono adattati, abbandonando i contenuti lunghi per abbracciare strategie costruite attorno ai 15 secondi. I
video brevi, infatti, riescono a raggiungere un ampio pubblico e a favorire call-to-action immediate. Tuttavia, c’è una qualità che i video lunghi possiedono e che i contenuti brevi faticano a replicare: la capacità di creare legami profondi e comunità online.
Secondo un’analisi di Forbes, i contenuti longform non solo consentono una maggiore connessione con il pubblico, ma permettono anche di esplorare temi più complessi, di approfondire nicchie e di creare contenuti autentici che vanno oltre l’intrattenimento rapido. Dai video “Get Ready With Me” alle discussioni su temi sociali o personali, TikTok offre già un panorama di contenuti che mirano a stabilire relazioni più profonde con i follower.
Nonostante ciò, i dati recenti su TikTok e i video lunghi mostrano ancora resistenze. Un’analisi di Brandwatch rileva che il sentiment legato ai video lunghi è prevalentemente negativo (61%), mentre i video brevi suscitano una reazione più bilanciata. Parte di questa risposta potrebbe dipendere dalla percezione di TikTok come un “distrattore” – e non una piattaforma a cui, di fatto, dedicare attenzione “attiva”.
Di converso, l’apertura verso i longform potrebbe essere una strategia per riabilitare l’immagine della piattaforma, troppo spesso accusata di contribuire al declino dell’attenzione. In effetti, la possibilità di avere video lunghi apre la strada a contenuti che puntano meno sull’azione immediata e più sulla costruzione di un rapporto di fiducia con gli spettatori. Gli stessi brand puntano a costruire una relazione più solida e genuina col proprio pubblico.
Insomma: vedremo.
E sempre a proposito di TikTok, rispetto a Youtube lo scenario più usato dai creator non è più la cameretta, ma… l’interno della propria auto.
Come stiamo usando le tecnologie per un lavoro sul 2 agosto 1980
Da Sanremo a Magenta, fotografando con un aggeggio strano che converte, inventando, le tue foto rendendole digital-retrò.
Tutto quel che vuoi sapere sulle intelligenze artificiali generative e che puoi chiedere
Sono apparsi in rete due chatbot misteriosi ad alta prestazione. Ecco come usarli (con un po’ di fortuna)