L’affaire Adobe e IA

Adobe (Photoshop, Illustrator, Premiere solo per citarne alcuni), ha aggiornato i propri Termini & Condizioni inserendo una clausola con la quale si riservava il diritto di utilizzare i contenuti prodotti dai clienti per addestrare la propria IA.

13 giugno 2024

Detto estremamente in breve: Adobe (Photoshop, Illustrator, Premiere solo per citarne alcuni), ha aggiornato i propri Termini & Condizioni inserendo una clausola con la quale si riservava il diritto di utilizzare i contenuti prodotti dai clienti per addestrare la propria IA.

 

Questa cosa non è piaciuta, affatto, e a seguito di una serie di proteste l’azienda sembrerebbe star facendo marcia indietro.

Per ora.

 

Adobe ha promesso di chiarire i propri termini di servizio per garantire “in modo abbondantemente chiaro” che non utilizzerà i contenuti dei creatori per addestrare l’intelligenza artificiale generativa, in risposta a numerose lamentele e minacce di cancellazione degli abbonamenti da parte di alcuni clienti insoddisfatti dei termini poco trasparenti.

 

La controversia è nata da una notifica pop-up in cui Adobe chiedeva di accettare i nuovi Termini per poter accedere alle proprie applicazioni, con clausole che parevano dare all’azienda ampi diritti sui contenuti dei creativi, tra cui il potenziale accesso, la proprietà, e l’uso per l’addestramento delle IA. Questo ha bloccato molti progetti creativi a meno che non venissero accettati i termini. Per chi rifiutava, l’annullamento degli abbonamenti annuali implicava penali pari al 50% del costo residuo, giustificate da Adobe come compensazione per lo sconto annuale.

 

L’azienda ha dichiarato di voler aggiornare i Termini entro metà giugno, chiarendo che non ha mai utilizzato i contenuti dei clienti per l’IA generativa né ha intenzione di farlo in futuro. Un altro aggiornamento importante riguarderà la sezione sulle licenze, specificando che qualsiasi licenza concessa a Adobe per il funzionamento dei servizi non annullerà i diritti di proprietà dei creatori. Inoltre, i clienti potranno sempre scegliere di non partecipare al “programma di miglioramento del prodotto,” che sfrutta il machine learning per migliorare alcune funzionalità come mascheramento e rimozione degli sfondi, senza l’impiego dell’IA generativa.

 

Nonostante questi impegni, rimangono preoccupazioni sul permesso di Adobe di scansionare contenuti archiviati nel cloud. L’aggiornamento di questi termini era stato progettato per garantire il rispetto delle normative contro il materiale illegale, ma alcuni professionisti vincolati da accordi di riservatezza con i clienti temono che tale clausola possa violare questi accordi. Adobe ha risposto affermando che tali scansioni automatiche non daranno luogo a revisioni umane a meno che il sistema non segnali problemi specifici.

Insomma: si vedrà.

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