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I follower non contano.
O meglio, non conta quanti follower hai se a nessuno interessa quello che fai.
Sì, lo sappiamo: è un mantra che sentiamo da anni, noi che lavoriamo coi social.
Ma stavolta a dirlo è Adam Mosseri, il capo di Instagram e Threads – ovvero, gran parte dell’universo web frequentato più o meno da tutti.
Secondo lui, l’engagement – “quanto” la gente interagisce coi nostri contenuti – sarebbe l’unica metrica che conta davvero per valutare il valore di un account.
Peccato siano proprio le sue piattaforme a mettere il conteggio dei follower in bella vista, rendendolo un parametro inevitabile.
E qui arriva la critica: se Mosseri ha il potere di cambiare le cose, perché non lo fa? Perché continuare a mettere in evidenza le vanity metrics se non contano nulla?
Già nel 2018, Jack Dorsey, allora CEO di Twitter, aveva ammesso che il focus sul conteggio dei follower incentivava contenuti tossici e polarizzanti, per attirare l’attenzione.
Twitter ci ha provato a ridimensionare il fenomeno, riducendo la dimensione del font dei follower. Spoiler: non è servito a molto. Instagram, dal canto suo, ha nascosto i like sui post. E basta.
Come evidenzia anche Social Media Today, Mosseri sembra consapevole del problema, ma su Threads – la sua nuova creatura – pare avere intenzione di cambiare paradigma.
Eppure sarebbe l’occasione perfetta: un’app nuova, un terreno fertile per sperimentare qualcosa di diverso, tipo eliminare del tutto il conteggio dei follower o sostituirlo con metriche più significative, come il rapporto interazioni/post. Sarebbe anche una buona mossa per “differenziarla” da X, cui è tanto, troppo simile.
Threads potrebbe davvero essere il banco di prova per un cambio di rotta: meno ossessione per i numeri, più focus su quello che conta davvero.
Chissà: sarà la volta buona?
Probabilmente, no.
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