
Fu uno dei primi, su mandato dell’ONU, a cercare una mediazione di pace tra Israele e Palestina. Fu ucciso in un agguato a Gerusalemme nel 1948.
Ve la ricordate la foto di Ciro Cerullo in arte Jorit con Putin, immagine che fece scandalo e tenne banco per qualche giorno a marzo? Parlo della foto che metto qui sopra in copertina: la storia la raccontò anche Valigia Blu. Nei giorni della polemica ero lì a chiedermi chi fosse la terza persona nell’immagine, il ragazzo nero alla sinistra del presidente russo. L’ho scoperto perché l’agenzia Ria Novosti lo ha intervistato: si chiama Davis Akampurira, è ugandese ed è il figlio adottivo di Putin.
Andiamo con ordine e raccontiamola bene.
Putin stava partecipando, il 6 marzo scorso, al Festival Mondiale della Gioventù di Sochi, in Russia, e per l’occasione un gruppo di giovani provenienti da tutto il mondo, tra i quali Jorit e Akampurira, ha potuto rivolgergli alcune domande. “Mi piacerebbe tanto diventare il suo figlio africano. Perché lei è il mio mentore, signor presidente” ha detto il giovane ugandese al microfono, rivolgendosi a Putin e ricevendo questa risposta: “Bene, cosa posso dirti, figlio mio…”.
Applausi.
La commedia è proseguita con Jorit che chiedeva a Putin di fare una foto insieme per avere la dimostrazione che anche Putin fosse “umano come tutti” e si è conclusa con la foto farsesca dei tre insieme abbracciati. “Mi ha cambiato la vita, nel mio Paese. Ho ricevuto molta attenzione da parte dei media e ho migliorato la mia carriera politica, spero che succedano molte altre cose buone” ha detto Akampurira alla Ria Novosti, durante un incontro di follow-up dei partecipanti al Festival di Sochi, incontro guidato dal primo vice capo dell’amministrazione presidenziale russa Sergei Kiriyenko, il quale ha detto che lo stesso Putin chiede spesso “come sta il mio figlio africano?” in un misto di simpatia berlusconiana, white saviorism e falso interesse.
Questa storia è paradigmatica della potenza della propaganda russa nel continente africano, una propaganda che non si limita a raccontare le gesta russe nelle aree di conflitto ma che punta anche a migliorare e mitizzare l’immagine dello stesso leader russo agli occhi di un pubblico africano. La storia della Russia in Africa inizia con Abram Petrovič Gannibal, nato in Eritrea nel 1696, adottato dallo Zar Pietro il Grande e battezzato nel 1705, diventato nobile della corte zarista, generale in capo dell’esercito imperiale e bisnonno di Aleksandr Puskin, autore dell’incompiuta “Il nero di Pietro il Grande”. La propaganda russa racconta Putin proprio come Pietro il Grande, l’imperatore assoluto eroe nazionale russo il cui volto è sulle banconote da 500 rubli e che fondò la città di San Pietroburgo. Dove Putin nacque 250 anni più tardi.
Fu uno dei primi, su mandato dell’ONU, a cercare una mediazione di pace tra Israele e Palestina. Fu ucciso in un agguato a Gerusalemme nel 1948.
Ritrae mille mila bici che percorrono libere e sicure uno spazio che di solito è pericoloso e proibito a chi non è in automobile ed è una cosa che dovremmo rifare dovunque.
La cosa che vogliamo che resti di oggi, venerdì 3 ottobre 2025, è un testo effimero che tra meno di 24 ore sparirà, scritto dal cantante torinese Andrea Lazslo De Simone
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