Violenza ostetrica

La storia del neonato morto all’Ospedale Pertini di Roma non ha nulla a che fare con l’allattamento al seno, il rooming-in o il co-sleeping. Questa storia ha a che fare con quanto poco sono attrezzati i nostri ospedali per i bisogni dei neonati e dei loro genitori.

Con le restrizioni anticovid, ancora in vigore in molte strutture sanitarie, le neomamme come quella di Roma sono lasciate sole in un periodo in cui si è incredibilmente vulnerabili, in ospedali a corto di personale che non intervengono per prendersi cura di loro. E, cosa più importante, con una parte del personale ospedaliero che non ascolta coloro che hanno appena partorito, perché c’è una cultura prevalente volta a credere che le donne siano esseri pieni di ormoni, irrazionali e deboli, a cui piace lamentarsi di eventi “naturali” come il parto.

Se filtriamo il caotico rumore di fondo delle notizie di questi giorni, parte integrante della violenza contro questa madre, possiamo ascoltare alcune voci importanti:

  1. Il padre del neonato che dice che la sua compagna era esausta.
  2. La mamma che racconta di aver chiesto aiuto ma le infermiere non hanno portato il suo bambino al nido perché potesse dormire.
  3. Un’associazione di ostetriche che suona un campanello d’allarme: negli ospedali pubblici sono disponibili solo la metà delle ostetriche necessarie.

E allora, cos’è la violenza ostetrica? È un tipo di violenza sistemica quando la voce della persona che partorisce – tradizionalmente donne alla nascita, ma è ancora più difficile per le persone trans e non binarie – non viene ascoltata. Questo può assumere molte forme e forme: la prima indagine italiana sulle donne e le loro esperienze di parto, realizzata nel 2017, ha mostrato che il 21% delle madri ha dichiarato di essere stata vittima di violenza ostetrica. Il 41%, ovvero 4 donne su 10, dichiara di essere stato sottoposto a pratiche lesive della propria integrità psico-fisica, il 33% non si sentiva adeguatamente curato e il 6% delle donne, a seguito della loro brutta esperienza, ha deciso di non avere più figli.

Se vuoi approfondire il tema della violenza ostetrica puoi leggere questo fumetto qui, scritto da Irene Caselli e disegnato da Rita Petruccioli per La Revue Dessinee Italia.

Irene Caselli
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