La cosa che resta di oggi è un manifesto prodotto da Soccorso Operaio nel 1977, ma che ha origine in una frase che ha le sue radici lontane nel tempo, come spesso capita da queste parti.
Il manifesto è stampato su carta giallastra, è grande 100×70 cm e rappresenta la sagoma di un militante anarchico arrestato durante una manifestazione del 1905. Della sua faccia si fa fatica a riconoscere i lineamenti precisi, tranne un dettaglio fondamentale: una risata. In basso, ai suoi piedi, una scritta la cui origine è misteriosa e difficilmente attribuibile: Sarà una risata che vi seppellirà.
Qualcuno la attribuisce a Bakunin, qualcuno a dei motti popolari francesi, di sicuro è tornata di moda negli anni Sessanta e poi Settanta, nell’alveo dei movimenti antagonisti. In realtà poco importa di chi sia. Quello che è importante è il significato di quella risata: l’unica e più pura forma di ribellione al potere arrogante e imbattibile di un sistema che soggioga e punisce. La risata come unica forma di resistenza, anche di fronte alla violenza, all’arresto, al sopruso.
Scegliamo questa come cosa che resta di oggi, perché l’ironia è tornata al centro della cronaca culturale proprio in questi giorni, dopo una frase del ministro della Cultura Alessandro Giuli. È successo durante un evento al festival di Fratelli D’Italia, in cui il ministro ha detto: «Su una cosa la destra può e deve essere egemonica: nell’ironia».
Alla luce di quanto abbiamo appena raccontato, ovviamente, si tratta di una frase surreale, soprattutto se detta da un ministro, perché egemonia e ironia, se hanno una relazione, ce l’hanno in contrapposizione. E se l’ironia diventa un’arma, e se quell’arma se la vuole intestare un partito politico, soprattutto uno come Fratelli d’Italia, che ha radici in un mondo politico e culturale che ha fatto di autorità e disciplina delle parole chaive, allora bisogna prenderla molto sul serio.
Il manifesto lo puoi vedere qui.
Per la questione invece dell’egemonia dell’ironia e del tentativo della destra di intestarsene l’uso, ci prendiamo del tempo per lavorarci su.