Russia e Ucraina, l’Africa prova a mediare?

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Venerdì e sabato 16 e 17 giugno 2023 sei presidenti africani saranno in viaggio ufficiale prima a Kiev, in Ucraina, e poi a Mosca, in Russia, nell’ambito della prima iniziativa di pace per il conflitto russo-ucraino tutta africana. L’iniziativa è stata lanciata dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e vi parteciperanno il presidente della Repubblica del Congo Denis Sassou Nguesso, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il presidente del Senegal Macky Sall, il presidente dello Zambia Hakainde Hichilema e il presidente delle Comore, e attuale presidente dell’Unione Africana, Azali Assoumani.

In una dichiarazione alle agenzie internazionali, Sassou Nguesso ha detto che i leader africani porteranno “un messaggio di pace, o almeno di pacificazione” ai presidenti ucraino e russo, per “far comprendere ai belligeranti le sofferenze causate da questa guerra ai popoli deboli del mondo e in particolare ai popoli dell’Africa”. Nella stessa settimana, anche il presidente dell’Algeria (il nostro nuovo principale fornitore di energia dopo la rottura dei contratti con la Russia), Abdelmajid Tebboune, sarà a Mosca per un incontro ufficiale con Vladimir Putin.

L’Africa, il continente con la maggior concentrazione di paesi a basso reddito, è la regione del mondo che maggiormente ha subito il contraccolpo degli effetti farfalla del conflitto russo-ucraino: dalla crisi del grano all’aumento del costo delle materie prime fino alla scarsità di fertilizzanti, elementi che stanno mettendo letteralmente in ginocchio l’approvvigionamento alimentare di molti paesi. L’Egitto, ad esempio, soddisfa oltre l’80% del proprio fabbisogno cerealicolo (per una popolazione di poco meno di 110 milioni di persone) approvvigionandosi ai mercati russo e ucraino e lo stesso vale per decine di altri paesi nel continente, dove è in atto una crisi alimentare e nutrizionale molto seria in un contesto di galoppante inflazione economica.

Quando l’Assemblea generale dell’Onu votò stigmatizzando l’invasione russa dell’Ucraina, Egitto e Zambia votarono a favore, Congo, Sudafrica, Uganda contro e il Senegal non partecipò al voto. L’Algeria è invece sempre stata vicina alla Russia, con la quale non ha mai interrotto le relazioni commerciali, tanto che gli accordi sul gas algerino firmati dall’Italia sono la porta laterale che la Russia utilizza per continuare a rifornirci di gas. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, il ministro degli Esteri russo Lavrov è stato in Africa 15 volte e il suo omologo ucraino Kuleba tre (annunciando l’apertura di 10 nuove ambasciate). Una vera campagna acquisti africana per entrambi i paesi in conflitto.

Oltre ai presidenti africani saranno presenti gli emissari della Fondazione Brazzaville, ong britannica “dedicata a promuovere la pace e lo sviluppo sostenibile in Africa e nel mondo” e che si impegna in diplomazia di alto livello per la risoluzione di conflitti e il lancio di programmi di sviluppo. Il mediatore d’eccezione sarà Jean-Yves Ollivier, uomo d’affari nato in Algeria ma cittadino francese, ex-consigliere di Jaques Chirac, con importanti interessi economici un po’ dappertutto in Africa (anche con Eni e proprio in Congo-Brazzaville) e da nove anni presidente della Fondazione Brazzaville. Marco Perduca ha tracciato un ritratto interessante di questo personaggio per l’Huffington Post.

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