Misura di Inclusione Attiva: la guerra ai poveri continua

Si chiama Misura di Inclusione Attiva e già dal nome (acronimo incluso, MIA) contiene tutto quel che deve contenere: lo specchietto per le allodole dell’inclusione, l’idea che le persone debbano attivarsi (fannullone! Cosa aspettate a trovarvi un lavoro?) e l’idea della responsabilità individuale.

Se non bastasse il nome, però, ci sono anche i requisiti, secondo le bozze che circolano (Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Linkiesta) e le consuete indiscrezioni:

  • scenderebbe il tetto ISEE
  • scenderebbe l’importo (con una differenza tra occupabili e non occupabili)
  • diminuirebbe il tempo di erogazione
  • aumenterebbe il tempo che deve passare tra la prima e la seconda domanda, tra la seconda e la terza

I condizionali si trasformeranno presto in indicativi, salvo sorprese.

La guerra ai poveri continua.

Cose che restano

Cose che meritano di non essere perse nel rumore di fondo della rete, che parlano di oggi e che durano per sempre
  • Video
    Video
    un giorno fa
    No Other Land

    Una delle cose che restano più dure e necessarie che abbiamo scelto in questa rubrica: non solo vale la pena di essere visto, ma ha bisogno di ognuno di noi per diffondersi

  • Articolo
    Articolo
    2 giorni fa
    La lentezza non è un’ideologia

    A Roma attaccano la politica della mobilità del Comune come “ideologica”, ma non c’è nulla di più anti ideologico e fattuale del fatto che le auto sono il traffico e che per vivere meglio in città dobbiamo usarle il meno possibile

  • Video
    Video
    5 giorni fa
    Il tie-break del secolo

    La cosa che resta di oggi è una cosa tutto sommato “leggera”, anche se si tratta di venti minuti abbondanti di colpi pesantissimi, giocati il 5 luglio del 1980 tra due icone della storia del tennis sul Centre Court di Wimbledon. Da una parte c’era Bjorn Borg, 24 anni, svedese, glaciale e impeccabile, dall’altra John […]

Leggi tutte le cose che restano