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Che cosa vuole fare l’Unione Europea in materia di gestione dei flussi migratori?
È una domanda fondamentale, soprattutto in vista delle prossime elezioni europee del 2024: sul tema migrazioni si gioca tanto, tantissimo, del futuro dell’Europa. Forse, proprio lo stesso futuro dell’Europa. L’Unione Europea sembra voler fare, con la mano destra, politiche di accoglienza ma firmando, con la mano sinistra, accordi financo con Belzebù.
Se da un lato infatti il Parlamento Europeo vuole “rimettere la democrazia e i diritti umani al centro di qualsiasi accordo con la Tunisia”, come emerso in una conferenza stampa di cinque europarlamentari di diversi partiti, dall’altro “l’approccio miope dell’Unione europea nei confronti della Tunisia” potrebbe consegnare nelle mani di moderni e spietati autocrati la gestione delle persone non-europee che vorrebbero entrare in Europa. Niente di nuovo, lo avevamo già visto nel 2008 con Gheddafi, la prima politica di “esternalizzazione delle frontiere” in senso moderno, tutta farina del sacco del governo Berlusconi dell’epoca. Farina utilizzata ampiamente da tutti i governi che si sono succeduti, in Italia, ma anche da tutte le Commissioni europee che si sono succedute negli ultimi 15 anni.
“Vogliamo rimettere la democrazia e i diritti umani al centro di qualsiasi accordo con la Tunisia”, ha detto il parlamentare dei Verdi Mounir Satouri, mentre il parlamentare di centrodestra Michael Gahler ha agitato lo spettro di un “nuovo Ben Ali” con l’Unione europea che “ha permesso che accadesse” che la Tunisia regredisse a questo punto. L’europarlamentare di centrosinistra Matjaž Nemec ha detto che il Parlamento Ue “è al fianco dei tunisini e dei migranti che affrontano abusi”, mentre il membro di Renew Karen Melchior ha esortato la Commissione e gli Stati dell’Ue a rispettare i principi fondanti dell’Unione nel loro impegno con la Tunisia. Tutti hanno chiesto il rilascio urgente degli oppositori detenuti arbitrariamente.
Contrariamente al Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio non hanno mostrato grande preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti (e dello stato di diritto) in Tunisia. Anzi, sembrano voler insistere dall’ottenere un rafforzamento della cooperazione sul controllo delle frontiere e delle migrazioni: domenica la Commissaria Europea Von Der Leyen, la presidente del Consiglio Meloni e il primo ministro olandese Mark Rutte saranno nuovamente a Tunisi, nonostante l’incitamento all’odio del presidente Saied e la crescente brutalità contro i migranti neri e i richiedenti asilo.


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Un attacco contro il paternalismo, una malattia molto italiana che caratterizza il discorso dei giornali, della politica, della scuola e della famiglia.

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