
E comunque, nessuno vuole imporre etichette che mettano in guardia contro i rischi, in Italia.
Le macchine che scrivono testi, producono immagini, generano musica, creano voci per leggere libri sono già qui.
Cosa possiamo farci? Ci devono preoccupare? Ha senso chiedere una regolamentazione di questa tecnologia?
Io penso di no, anche se siamo di fronte a un cambiamento radicale che fa paura, perché in qualche modo la creazione è qualcosa che abbiamo ritenuto fosse unica, peculiare degli umani. Anche se queste macchine non capiscono cosa fanno, la sensazione di essere di fronte a qualcosa di inedito è forte: al lavoro intellettuale può accadere quel che le macchine hanno già fatto al lavoro nei campi o alla manifattura.
È solo questione di tempo. E allora? E allora tocca attrezzarsi per il reddito di base universale, per esempio. Perché non ci sarà mai davvero lavoro per tutti. E perché verrà fuori che la prossima peculiarità dell’essere umani è la cura e la relazionalità.
E comunque, nessuno vuole imporre etichette che mettano in guardia contro i rischi, in Italia.
Semplicemente, essendo un “novel food”, va normato perché sia sicuro.
Ma dove vanno veramente a finire i soldi che doniamo per piantare gli alberi?