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Catania e il senso delle priorità che non c’è
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A Catania, cittadine e cittadini stanno vivendo da giorni una situazione ben oltre il tollerabile: niente acqua, niente energia elettrica in molti quartieri. «Noi ci siamo organizzati per ospitare chi possiamo per una doccia, visto che abbiamo l’acqua», mi dice Michele, «ma non dovrebbero provvedere le istituzioni?». «Noi andiamo al mare, che dobbiamo fare?», mi scrive Patrizia. «Come si fa a organizzarsi la vita senza acqua e senza elettricità», continua Maria.
Catania ha fatto meno notizia delle tempeste su Milano, come al solito, per ragioni che non vale nemmeno più la pena di elencare: anche per questo è un emblema di quel che stiamo vivendo e di quel che vivremo in futuro.
La Presidente del consiglio Giorgia Meloni dice, in un videomessaggio, che queste situazioni «dimostrano che le emergenze saranno sempre più presenti e questo significa che dobbiamo lavorare certamente alla transizione, ma anche che dobbiamo fare quello che non si è avuto il coraggio di fare nel passato, cioè lavorare per mettere in sicurezza il territorio».
Sono parole vuote, se pensiamo che gran parte del mondo politico e culturale che afferisce alla destra nega che esista una crisi climatica.
Sono parole vuote, se pensiamo che la messa in sicurezza del territorio è un contenitore che è stato svuotato e dimenticato (a partire dal dinamico duo Berlusconi-Bertolaso).
Sono parole vuote, se pensiamo che questo governo continua a vaneggiare sbandierando il ponte sullo Stretto come cavallo di battaglia necessario.
I politici che decidono non hanno il senso delle priorità. Non ce l’hanno da tempo. Da quando, per esempio, hanno pensato che fosse una buona idea impuntarsi su una grande opera come la TAV Torino-Lione, quando bastava potenziare la linea ferroviaria esistente. Pensa un po’: anche se quella grande opera non è mai stata nemmeno iniziata, il treno ad alta velocità Milano Parigi è già operativo! Bastano 6 ore e 41 minuti per andare da Milano a Parigi mentre in altri luoghi d’Italia ci sono persone che devono semplicemente arrangiarsi per le basi della quotidianità che uno stato democratico dovrebbe garantire.
I politici che decidono non hanno il senso delle priorità, perché parlano delle emergenze solo quando le emergenze si sono verificate e non quando occorre prevenire.
Questo accade anche perché i lavori di prevenzione hanno portate di medio e lungo periodo, mentre a chi governa interessa il presente, l’istante, al massimo la prossima legislatura.
Forse dovremmo ripartire proprio da qui: dal senso delle priorità. Siccome poi da queste parti siamo un po’ fissati sulla questione, se anche il giornalismo facesse la sua parte, smettendo di occuparsi dell’istante come se vivessimo in un eterno presente e contribuendo a costruire una comprensione un po’ più articolata della realtà, forse potrebbe tornare a fare bene la sua funzione sociale.
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L’illustrazione di copertina è generata con una intelligenza artificiale generativa
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