
Una grottesca tragedia di Karl Kraus, colossale e grandiosa, sull’orrore della guerra e la follia che segnò gli anni della Prima guerra mondiale
Visto che sui media si fa un gran parlare dell’anarchia in relazione al caso-Cospito e alla protesta contro l’ergastolo ostativo, ti riproponiamo la nostra serie Gli anarchici van via, di Mario di Vito.
Su Lezioni di Anarchia, vol. 1, Antonio Brizoli dell’Edicola 518, a Perugia, scrive:
«Quanto più grande è il pervertimento che un concetto ha subito nella storia, tanto più è necessario ripescare le radici di quel concetto. […] Forse abbiamo superato (o stiamo comunque superando) la fase in cui veniva meschinamente associata al caos, alla violenza, all’estremismo, alle bombe, ed è più frequente la sua identificazione con un rifiuto dell’ordine costituito del tutto privo di una pars costruens».
«L’anarchia», si legge sempre sul volumetto, «è un’idea pluralista. Date alcune concezioni comuni e irrinunciabili, le idee dell’anarchismo sono molteplici. […] L’anarchia è, come diceva Elisée Reclus, la più alta espressione dell’ordine, o, per citare Colin Ward, una teoria e una pratica dell’organizzazione» (Amedeo Bertolo, L’anarchia è ethos, pathos, praxis, logos).
Tutto il contrario di quello che leggiamo in questi giorni, insomma.
Un ultimo link, quello che ti porta al PDF de La morale anarchica di Pëtr Kropotkin, un pamphlet che vale la pena di leggere per capire tante cose di cosa significa la libertà e l’anarchia. Così la prossima volta che leggete anarco-capitalista o anarco-liberista, o libertarian vi scapperà un sorriso.


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