
I confini — il Novecento, le generazioni, le nazioni — servono per muoverci nel mondo, ma non sono il mondo. Non sono da difendere, sono da superare
Buon 1927! No, non sono impazzito. È che sono passati 95 anni(*), e dunque tutta una serie di opere che erano state pubblicate nel 1927 ora sono di pubblico dominio. Per esempio: tutta questa annata del New Yorker, inclusa la famosissima copertina dell’uomo borghese con cilindro e monocolo. Ma anche questa annata di Vogue o questa di Life. E tutti questi libri, inclusi i racconti di Sherlock Holmes!
Tutto da esplorare, l’archivio di Archive.org (qui il post in cui raccolgono altre perle), mai abbastanza lodato, alla ricerca di tesori nascosti.
Tipo questo libello sul telefono e la sua storia. O The public and its problems, grande classico di John Dewey. C’è da perdersi, insomma.
(*) non 75, come avevo erroneamente scritto prima. Grazie a Daniele Arghittu per la segnalazione
(**) Mario Tedeschini-Lalli ricorda che non tutto ciò che è di pubblico dominio negli USA lo è anche altrove, quindi se vuoi usare questo materiale fai attenzione. Sicuramente puoi scaricarlo tutto a tuo piacimento
I confini — il Novecento, le generazioni, le nazioni — servono per muoverci nel mondo, ma non sono il mondo. Non sono da difendere, sono da superare
«La sopravvivenza dell’umanità dipende dalla capacità dell’uomo di risolvere i problemi dell’ingiustizia razziale, della povertà e della guerra»
Storia di una domanda che sembra di stretta attualità oggi, ma che in realtà ci si pone da anni e che da anni ha la stessa risposta.
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