In Somalia si muore più di caldo che di terrorismo

Chiedo scusa per questo titolo, forse troppo semplificatore di una situazione umanitaria che è tra le più drammatiche al mondo: questo documento, stilato da Unicef e diffuso dal governo della Somalia, ci racconta che nel Paese africano sono aumentati i decessi correlati alla grave siccità che affligge tutto il Corno d’Africa. Lo studio stima in 43.000 i morti correlati alla siccità nel 2022, la metà dei quali erano bambini al di sotto dei cinque anni, e tra gennaio e giugno 2023 Unicef stima che a questi se ne aggiungeranno altri 34.000.

Secondo il Global Terrorism Index, nel 2019 i morti per terrorismo in Somalia, una delle nazioni più colpite dalla violenza islamista (al-Shabaab, gruppo legato ad al-Qaeda, è stato fondato nel 2006) sono stati 569, cresciuti di poco negli anni successivi. I numeri ufficiali non sono stati ancora confermati, ma restano sempre sotto ai 1.000.

Questa matematica dell’orrore ci racconta una realtà drammaticamente complessa. Al-Shabaab rappresenta ancora oggi una minaccia enorme per la sicurezza della Somalia ma bisogna quantomeno notare, e farsi carico del problema, come in un Paese dove è considerato non-sicuro anche solo l’uscire dal perimetro dell’aeroporto di Mogadiscio si muoia di più per la siccità che per i proiettili e le bombe Shabaab. Sarebbe sbagliato, certamente, non collegare i due fenomeni: diverse aree del Paese sotto il controllo degli islamisti sono diventate aride e non più coltivabili,  e non è nemmeno possibile portare aiuti umanitari, ma altrettanto vero è che per il 2023 la FAO stima che 750.000 somali soffriranno una “catastrofica insicurezza alimentare”, 2,7 milioni si troveranno in condizioni di emergenza alimentare, 5 milioni in “insicurezza alimentare”.

Cinque fallite stagioni delle piogge consecutive rendono oggi il popolo somalo “la più grande vittima al mondo” dell’emergenza climatica, “nonostante la Somalia non contribuisca al cambiamento climatico”: lo ha detto l’11 aprile 2023 a Mogadiscio Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Il Piano di risposta umanitaria 2023 delle Nazioni Unite per la Somalia è al momento finanziato solo per il 15% delle esigenze: un po’ pochino, forse.

Cose che restano

Cose che meritano di non essere perse nel rumore di fondo della rete, che parlano di oggi e che durano per sempre
  • Video
    Video
    2 giorni fa
    Tre ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli

    La cosa che resta di oggi è un cortometraggio di 11 minuti girato nel 1970 da Elio Petri e Nelo Nisi. Si intitola Tre ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli, dura 11 minuti, è interpretato da Gian Maria Volonté, Renzo Montagnani e Luigi Diberti e ironizza amaramente sulle paradossali tre versioni prese in esame dalla […]

  • Video
    Video
    4 giorni fa
    La strage di piazza Fontana, raccontata da Lucarelli

    La cosa che resta di oggi, 12 dicembre — tra le altre cose giornata di sciopero generale — serve a non dimenticare una delle più gravi stragi della storia italiana, la strage di piazza Fontana, avvenuta il 12 dicembre del 1969 a Milano. Per ripensarci, a distanza di più di 50 anni, proponiamo un documentario […]

  • Fumetto
    Fumetto
    6 giorni fa
    Il respiro dei ghiacciai

    Un fumetto di Alterals per ricordarsi dei ghiacciai anche dopo la giornata mondiale delle montagne e dei ghiacciai, che come tutte le cose che dovrebbero restare, hanno bisogno di cura e attenzione continua

Leggi tutte le cose che restano