Il re Mohammed VI del Marocco ha graziato 4.831 persone condannate, processate o ricercate in casi legati alla coltivazione di cannabis.
Il vino fa male
In Italia si contano 10.000 morti all’anno di cancro alcolcorrelato.
L’alcol è una delle sostanze psicoattive più consumate in Europa, dove il consumo medio pro-capite tra gli adulti di età superiore ai 15 anni nei Paesi UE è di 170 grammi di alcol a settimana.
Secondo questo articolo, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet, nella regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità la metà di tutti i tumori attribuibili al consumo di alcol sono causati da un consumo “moderato” o “leggero“: nel 2017, quasi 23.000 casi di tumore in Europa (il 13,3% dei tumori attribuibili direttamente al consumo di alcol) sono dovuti ad un consumo di alcol inferiore o pari a 20 grammi di alcol puro al giorno. Il classico “bicchiere di vino” a pasto, che molti medici, ancora oggi, ci consigliano di assumere perché “non fa niente, anzi fa bene“. In 8500 casi di tumori alcolcorrelati, nello stesso anno, si è riscontrato un consumo inferiore a un bicchiere al giorno. Tra i 20 e i 24 anni il problema dell’alcol è invece diverso: una morte su quattro, in quella fascia d’età e in tutto il territorio dell’Unione Europea, dipende dal consumo di alcol. Come evidenzia l’Istituto Superiore di Sanità, l’alcol è l’unico fattore di rischio legato agli stili di vita che espone a un immediato evento fatale anche in occasione di una singola, isolata occasione di errata interpretazione del consumo di alcolici di qualunque tipo.
Ieri il ministro della salute irlandese Stephen Donnelly ha firmato la nuova legge che fa dell’Irlanda l’avanguardista d’Europa per quanto riguarda le avvertenze in etichetta sul consumo di alcol, imponendo un’etichettatura sanitaria (a partire dal 2026) sulle bevande alcoliche, per avvisare le persone del contenuto calorico, dei grammi di alcol, dei rischi di cancro e malattie del fegato e dei pericoli del bere durante la gravidanza. In parte queste indicazioni ci sono già, anche in Italia: vai subito a prendere la bottiglia di vino che conservi per stasera e dai un’occhiata sul retro, vicino al codice a barre. Quella irlandese è comunque una piccola rivoluzione, che ovviamente in Italia preferiamo criticare invece che comprendere (e magari seguire): proprio nel giorno in cui Dublino annuncia la nuova legge a tutela della salute pubblica i quotidiani italiani pubblicano la notizia secondo cui uno studio rivela che “3 bicchieri e mezzo di vino rosso” (ovviamente al giorno) “riducono del 4% il rischio di mortalità” [citazione dal titolo del Messaggero]. E di solito, chi è il primo a dire che il vino è buono? L’oste: lo studio è dell’Istituto per la Ricerca su Vino, Alimentazione e Salute (IRVAS), legato alla Confederazione Unione Italiana Vini. Che ci ricorda che “è importante” consumare vino, ma moderatamente.
Torniamo alle etichette. L’iniziativa irlandese è interessante: in un mondo che pensa ancora in chiave proibizionista, lo sforzo di Dublino va in una direzione nuova, quella della consapevolezza. Consumare alcol è bello e buono. Vero. Ma non è “importante” nè “necessario” e fa male. Sempre. In qualsiasi quantità.
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