La copertura negativa e stereotipata delle questioni che riguardano il continente africano costa all’Africa 4,2 miliardi di dollari l’anno.
È arrivato il momento di parlare dei visti Schengen
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Ieri, davanti all’ambasciata italiana a Tunisi, capitale della Tunisia, si è tenuta una manifestazione di qualche centinaio di giovani studenti tunisini. Avevano fatto tutti domanda per un visto Schengen per motivi di studio e a tutti è stato rifiutato, come al solito senza spiegazioni, senza trasparenza, senza ragione apparente. Questo recitavano alcuni dei loro cartelli, in italiano e arabo:
“Da quando l’età è diventata un ostacolo per lo studio? Su quale base siamo stati rifiutati? Non ci avete mai specificato i criteri di rifiuto! Un test di lingua che diventa un test senza identità!”
“Non è vostro diritto interferire nella scelta della specializzazione accademica che dovremo perseguire. È nostro diritto determinare il nostro stesso destino accademico!”
“È vostro dovere concederci il tempo sufficiente durante l’esame! Trenta secondi non sono sufficienti per valutarci! Il nostro futuro non è un gioco nelle vostre mani!”
“No agli abusi verbali! No all’umiliazione e allo scherno! La nostra dignità è una linea rossa!”
Presidio dei studenti tunisini davanti l'ambasciata italiana a Tunisi dopo il rifiuto massiccio dell'autorità consolare dei visti di ingressi per motivi di studio in #Italia. pic.twitter.com/LTo4AhMvO9
— Majdi karbai مجدي الكرباعي (@karbai) December 4, 2023
La richiesta dei manifestanti era semplice: trasparenza nell’iter decisionale e diritto alla mobilità.
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